Quali sono i simboli più visibili del degrado ambientale all’interno di situazioni urbane?
Probabilmente l’abbondanza di cemento e lo smog.
Pensate, ora come sarebbe se il primo servisse a combattere il secondo.
In che modo?
Grazie ad una prodigiosa invenzione tutta italiana.
L’Italcementi, infatti, produce un cemento di nuova generazione che, grazie ad un principio attivo denominato Tx Active combatte efficacemente l’inquinamento atmosferico.
SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA SOLARE – L’innovazione si deve al chimico Luigi Cassar, all’epoca direttore centrale del settore ricerca e sviluppo di Italcementi, e del suo team, al fine di neutralizzare l’inquinamento e preservare le caratteristiche estetiche del cemento,
Luigi Cassar
Al centro dell’innovazione c’è lo sfruttamento dell’energia solare.
La miscela di cemento contiene sostanze conosciute come “fotocatalizzatori” che utilizzano la luce del sole per ossidare gli inquinanti e trasformarli in elementi meno dannosi, in seguito rimossi dall’acqua piovana.
Il materiale non solo preserva l’edificio ma disinquina anche l’aria circostante.
COME FUNZIONA
Questo particolare e nuovo cemento è in grado di svolgere il suo lavoro da spazzino dell’inquinamento, utilizzando un processo simile alla classica fotosintesi, per la presenza di piccolissime particelle di diossido di titanio capaci di rimuovere l’ossido di azoto dall’aria con cui vengono a contatto, fungendo inoltre, per le sue proprietà intrinseche, da patina impermeabile in caso di pioggia.
Degna di nota è anche la notizia che questo innovativo composto è efficace non solo con l’ossido di azoto, ma anche con altri composti potenzialmente nocivi per la salute dei nostri polmoni come l’anidride solforosa, l’ossido di carbonio e la formaldeide (e molte altre pur sempre importanti), il tutto grazie al suo contenuto di biossido di titano, che grazie alle sue proprietà scinde le molecole trasformandole in composti innocui per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
AUTO-PULIZIA DELLA SUPERFICIE TRATTATA E DELL’ARIA – Basta un sottile strato di questo materiale per attivare un processo di auto-pulizia della superficie trattata e dell’aria che la circonda, tanto che il cemento mangia-smog si usa ormai anche per la pavimentazione di strade.
Posato come massello di cemento o come un sottile strato di malta sul bitume, a seconda del tipo di strada, il cemento fotocatalitico ha dimostrato la capacità di decomporre gli scarichi delle automobili, dimezzando i livelli di ossidi di azoto nelle aree interessate al trattamento, tanto che diversi comuni, dall’Olanda al Giappone, passando per Milano, stanno prendendo in considerazione interventi massicci nelle zone più inquinate.
UN EFFETTO COLLATERALE – Cassar ha studiato le diverse soluzioni fin dal 1991, quando ha cominciato a lavorare in Italcementi, e ha preferito concentrarsi sulle proprietà autopulenti del cemento, imbrigliando l’energia del sole per scomporre le sostanze nocive prima ancora che attaccassero la superficie di cemento.
La scoperta che l’ossidazione delle superfici riduceva anche gli inquinanti dell’aria circostante è stato un effetto collaterale accolto con entusiasmo dai ricercatori.
Sperimentando vari fotocatalizzatori il team è arrivato alla miscela giusta, di cemento e biossido di titanio, nel 1996.
Tra le sue caratteristiche non c’è dunque solo la capacità di rimanere pulito nel tempo, bianco e puro, neutralizzando gli agenti inquinanti che altrimenti procurerebbero una decolorazione della superficie, ma è anche in grado di depurare l’aria, assorbendo ed eliminando spontaneamente smog, vernici, spray e altri contaminanti organici e inorganici
In pratica, grazie ad un processo di fotocatalizzazione, questo materiale velocizzerebbe il naturale processo di ossidazione e quindi di decomposizione delle sostanze inquinanti.
Il cemento fotocataliticopotrebbe permettere alla strada stessa, sulla quale viene impiegato, di mangiare letteralmente lo smog, riducendo le emissioni di inquinanti dovute ai veicoli che vi transitano.
Un chilometro quadro di questo particolare cemento fotocatalitico riuscirebbe ad assorbire ogni anno ben 30 mila tonnellate di ossido di azoto.
Una superficie di un chilometro quadrato, considerando che ogni auto emette tra i 0,4 e i 0,5 grammi di ossido di azoto, potrebbe eliminare i problemi dovuti ai gas di scarico prodotti da almeno 7000 auto medie.
A presentare le specifiche tecnologiche di questo materiale è stato ora Enrico Borgarello, direttore ricerca e innovazione della società.
Enrico Borgarello
Ha rilasciato la seguente dichiarazione: <I risultati dei test, eseguiti nei nostri laboratori e in campo aperto, hanno mostrato come sia sufficiente un irraggiamento di soli tre minuti per ottenere una riduzione degli agenti inquinanti fino al 75%, aumentando l’efficienza di degradazione delle sostanze organiche e inorganiche presenti sulla superficie illuminata.
Riteniamo quindi che l’utilizzo dei fotocatalizzatori applicati ai materiali da costruzione possa realmente essere un modo nuovo per contribuire alla riduzione degli inquinanti che aggrediscono l’ambiente urbano.>>
GLI UTILIZZI FINO AD OGGI
La strada più verde d’America, così è stata ribattezzata la strada che mangia l’inquinamento e consiste in un primo esperimento condotto direttamente in America, su un tratto di due miglia che collega Cermak Road e Blue Avenue, una delle più trafficate e con il numero maggiore di industrie, quindi con un’aria molto inquinata.
Anche l’Europa non è stata a guardare e, per esempio anche una porzione di un tunnel di Bruxelles è stato trattato con questo materiale speciale capace di trattenere l’inquinamento.
In Italia sono stati fatti test sulle strade di Segrate, con risultati sorprendenti: Ivo Allegrini, direttore dell’Istituto Inquinamento Atmosferic del CNR di Roma, dichiarando come la malta fotocatalitizzatrice, stesa su mezzo km di strada a Segrate, abbia ridotto del 60% gli ossidi di azoto presenti nell’atmosfera.
Per adesso sono solo dei test e delle prove, ma presto potrebbe divenire una soluzione molto pratica per arginare il problema dello smog dovuto alle emissioni delle auto.
Il progetto spettacolare della chiesa “Dives in Misericordia”, la cattedrale del Giubileo con le tre grandi vele bianche di cemento, costruita a Roma da Richard Meier, è stato il primo banco di prova.
Sono quindi seguite diverse applicazioni pratiche dal Vodafone Center di Milano alla sede di Air France all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, oltre ad essere stato utilizzato anche a per il centro di ricerche della stessa Italcementi nei pressi di Bergamo.
UNA SPERANZA CONCRETA
Si è partiti con progetti pilota, per testare le effettive potenzialità di questo meraviglioso materiale: non a caso sono state scelte zone con una alta percentuale di smog, molto trafficate da camion e ricche di industrie.
Grazie ai buoni risultati del primo esperimento, si spera ora di riuscire in breve tempo a tamponare concretamente parte di un problema molto serio che ogni giorno sempre più continua ad assillarci come quello dell’inquinamento dovuto al traffico, capace di influire pesantemente sull’ambiente, sulla Terra e di conseguenza sull’aria che respiriamo e sulla nostra salute.
ITALCEMENTI IN FINALE – Tx Active, il cemento mangia-smog realizzato da Italcementi che è sul mercato dal 2006, ora è anche in corsa per aggiudicarsi uno degli “European Inventor Award 2014″, gli Oscar dell’innovazione tecnologica di European Patent Office (Ufficio brevetti europeo).
L’Italia è tra i finalisti nella categoria “industry” e i premi saranno assegnati il 17 giugno a Berlino.
PALAZZO ITALIA EXPO 2015 – Il principio attivo TX Active, messo a punto nel laboratorio allora guidato dal chimico Luigi Cassar, è contenuto anche nel nuovo cemento biodinamico con cui sarà realizzato Palazzo Italia ad Expo 2015 di Milano.
“Con i nostri test siamo arrivati alla conclusione che rivestendo i palazzi delle grandi città con il nostro cemento potremmo dimezzare l’inquinamento dell’aria” precisa Cassar.
La tecnologia TX active, le cui prime applicazioni risalgono a più di 10 anni fa, è ormai assolutamente matura per il mercato e dimostra come, anche settori tradizionali e solitamente poco associabili al concetto di sostenibilità, possano subire profonde innovazioni, anche in direzione “green”.
Certo, la ricetta per un ambiente urbano a misura d’uomo non potrà basarsi solamente sulla qualità del cemento, ma dovrà farlo principalmente sulla riduzione delle emissioni e l’aumento delle zone verdi.
Eppure, che si diffondano idee del genere è comunque certamente una buona cosa.