Roma. La partita è chiusa. É chiusa la serie di incontri per la valutazione e l’autorizzazione del progetto di centrale di spinta del metano della Snam, da costruire a Sulmona, cuore pulsante del metanodotto Rete adriatica. La decisione è rimessa al governo nazionale. Un’intera valle resta appesa al filo, in attesa del verdetto finale. Così sospesa, per Abruzzo, Molise, Lazio, l’Umbria, Marche ed Emilia Romagna la decisione, sotto molti aspetti, assume i contorni di una sentenza di condanna e l’aria che tira sa già di gas.
La centrale di spinta del metano si farà?
I pronostici filogovernativi da superscommesse danno per spacciata la città dei confetti.
A Roma la questione è squisitamente politica, dunque è chiusa se a decidere è il governo nazionale.
L’esito finale pare scontato “A meno che la Regione non insista e faccia il diavolo a quattro per pretendere l’applicazione della Risoluzione (n. 7-00518 ndblog) della VIII Commissione ambiente della Camera dei Deputati” chiarisce l’attivista Mario Pizzola.
Oggi quel tavolo di confronto, previsto dalla Risoluzione, è stato chiesto dal Presidente della Regione Abruzzo. Luciano D’Alfonso inoltre, come già annunciato e promesso, ha negato l’intesa per la centrale di spinta alimentata a gas.
Ad accompagnarlo alla Conferenza di servizi sono stati l’assessore regionale alle aree interne, Andrea Gerosolimo, e il sottosegretario regionale all’ambiente Mario Mazzocca.
Dopo la richiesta di un tavolo di confronto con la Snam per definire un tracciato alternativo, all’attuale passaggio del gasdotto sulla dorsale appenninica a massimo rischio sismico, la capo dipartimento della Presidenza del consiglio dei ministri, Anna Gargano, ha rimesso gli atti per l’eventuale autorizzazione dell’impianto al governo.
Schivato il colpo, la questione è politica, decide il premier Matteo Renzi.
A quanto pare però, un’altra strada praticabile avrebbe potuto garantire altro tempo per decidere sull’installazione della centrale di compressione in valle Peligna.
Opzione sottovalutata, forse sacrificata per seguire la linea dettata dalla minoranza e dagli ambientalisti.
Il governatore D’Alfonso annuncia altra battaglia sul fronte della decisione finale che s’attende dai vertici del governo.
D’Alfonso dovrà essere sentito dal Consiglio dei ministri prima che decida sull’autorizzazione dell’impianto a Sulmona.
Così l’amministratore regionale ha rassicurato Nicola D’Alessandro, assessore comunale all’ambiente di Sulmona, la vice sindaca Luisa Taglieri e il sindaco di Sulmona, Giuseppe Ranalli che, in missione negli Stati uniti D’America, appena atterrato all’aeroporto di Fiumicino, è arrivato defilato in sala, dopo le ore 10.30, per raggiungere gli altri alle prese con la questione Snam.
“L’esito è scontato, conoscendo la posizione del premier Renzi e del suo governo apertamente sbilanciata in favore della Snam – dichiarano anche i Comitati cittadini ambiente di Sulmona – Si va verso l’autorizzazione dell’opera così come progettata dalla Snam, ovverossia centrale di compressione alimentata a gas, in località Case Pente di Sulmona e metanodotto da Sulmona fino a Minerbio – scrivono in una nota gli ambientalisti sulmonesi – la questione Snam non può chiudersi con un atto d’imperio di Renzi. Il Presidente D’Alfonso non dia prova d’ignavia e di arrendevolezza, non condanni un territorio che va tutelato nella sua integrità, non tradisca i cittadini di Sulmona e dell’intero comprensorio dai quali ha avuto il consenso per rappresentarli secondo il dettame della Costituzione; mostri la schiena dritta e batta i pugni sul tavolo del governo pretendendo ciò che il governo non ha mai attuato, cioè l’istituzione del tavolo tecnico per le alternative, così come deciso dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. La risoluzione approvata ieri alla unanimità dalla Commissione Territorio della Regione affida a D’Alfonso un compito preciso: incontrare immediatamente il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi per l’attivazione del tavolo. Ora la questione è tutta politica e D’Alfonso faccia il suo dovere, secondo il mandato che gli è stato affidato dagli elettori. Non è ammissibile che in democrazia l’arroganza di una multinazionale possa dettare legge e prevalere sulle decisioni assunte da tutti i livelli istituzionali che, dai Comuni fino al Parlamento, in modo unanime hanno detto no ad un’opera devastante e dannosa. Il territorio dell’Abruzzo è degli abruzzesi non è terra di conquista per gli interessi della Snam e delle multinazionali del petrolio”.
La Risoluzione parlamentare, approvata il 26 ottobre 2011, se applicata potrebbe salvare la Valle Peligna e la dorsale Appenninica perché ha impegnato l’esecutivo nazionale a promuovere la costituzione di un tavolo per modificare il tracciato del rete adriatica. Un tavolo tecnico di approfondimento e di confronto, fra la Snam e gli enti territoriali, per trovare le soluzioni più adeguate a salvaguardare l’ambiente e la sicurezza delle popolazioni interessate all’opera, quelle investite dai tubi di 48 pollici del metanodotto Rete adriatica.
Un tavolo mai convocato.
Dall’entrata in vigore dello Sblocca Italia (decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 detto ”Sblocca Italia”, coordinato con la Legge di conversione 11 novembre 2014 n. 164), anche quest’opera è inglobata nella strategia energetica nazionale.
È stata frammentata in più parti per l’iter di autorizzazione e anche questo sembra aver facilitato le cose alla multinazionale del gas.
Il tavolo tecnico è tra le iniziative da assumere, in accordo con le amministrazioni, per disporre la modifica del tracciato (del metanodotto Rete adriatica) ed escluderlo dalla fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità del metanodotto, si legge nella risoluzione di 4 anni fa.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 13 novembre 2014 sul sito “Report age”)