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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

Ci vuole una seconda Riforma Agraria, Popolare

17/06/2015
in Archivi, Aree agricole, Governo del territorio, MATERIE TRATTATE, Natura, News, Piani territoriali
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la serie di riflessioni, ispirate dalle analisi di Via Campesina Internazionale e del  Movimento Sem Terra, movimenti di cui si considera un “Amico Politico” e con orgoglio un militante Antonio Lupo.

 Immagine.La via campesina.==

Che bella sorpresa trovare sul Manifesto del 6 Maggio l’articolo di Tonino Perna e Alfonso Gianni, in cui si giudica necessaria una seconda e nuova Riforma Agraria! (vedi http://ilmanifesto.info/ci-vuole-una-seconda-riforma-agraria/)

E splendida è la loro proposta che siano i profughi migranti, ancora contadini nelle braccia e nell’animo, a ridare vita alle colline italiane, abbandonate ed erose. 

Inoltre gli autori invitano a non ripetere gli errori della prima Riforma Agraria del 1950, realizzata dal Governo De Gasperis, ma fortemente condizionata dalla Coldiretti di Bonomi, potente, democristiana e anticomunista. 

Quella Riforma sconfisse il latifondo nel Sud, ma era figlia di un’ossessiva ideologia anticomunista, in difesa della proprietà privata ed ostile ad ogni forma di proprietà collettiva della terra, compresa l’organizzazione in cooperative, voluta dai braccianti e dal Ministro dell’Agricoltura (1944-1946), il comunista Fausto Gullo, sostituito in seguito, in quel ruolo troppo importante per il Sud, dal democristiano Antonio Segni. 

Il risultato della Riforma fu la distribuzione di terra in maniera clientelare, a chi abbastanza a chi troppo poca, senza autonomia e prospettive per molti piccoli contadini, in seguito costretti a migrare al Nord.   

Una seconda Riforma Agraria, ma con quali caratteristiche e quali protagonisti? 

Con quali differenze rispetto alla prima? 

Quali mobilitazioni e lotte per ottenerla? 

Due considerazioni iniziali 

Prima. Dagli anni 60 in Italia si impose, sotto l’egida della famiglia Agnelli, un modello politico di “sviluppo” (uso del territorio, trasporti ecc), in cui si considerava pianura tutta l’Italia, mentre, per la maggior parte, è coste-mare e colline-monti. 

Il risultato è stata l’enorme perdita di fertilità del suolo della Pianura Padana, sovrasfruttata dalle monoculture, soprattutto di mais, e dagli allevamenti intensivi, e l’abbandono delle zone interne, colline e monti, in buona parte territori fragili, come l’Appennino. 

Ripartiamo da questo, dall‘urgenza assoluta di rifertilizzare il suolo, perchè è il suolo fertile a trattenere i gas serra (vedi l’ottima l’analisi nel Manifesto Terra Viva di Vandana Shiva) ed è il suolo fertile il fattore principale che può fermare l’abisso del riscaldamento climatico. 

Seconda. Alcuni decenni di riflessioni e lotte hanno sviluppato in tutto il mondo una crescente sensibilità rispetto ai Beni Comuni, su cui rifondare teoria e pratica. 

La nostra è una buona Costituzione, ma in quegli anni non si parlava di Beni Comuni. 

Può e deve essere migliorata, ad esempio nell’Articolo 44, dove si limita a dire “Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, …”. 

Sui Beni Comuni altre Costituzioni sono più avanzate, riconoscono l’Acqua come Bene Comune, ad es. in quella boliviana, e la funzione sociale della terra, in quella del Brasile. 

Due analisi fondamentali per una Seconda Riforma Agraria 

Mi sembra utile considerare due analisi svolte al 6° Congresso del Movimento Sem Terra (MST), tenutosi nel febbraio 2014 a Brasilia. 

Prima Analisi 

In Brasile i contadini sono ancora il 16% della popolazione, non il residuale 2-3% dell’Italia e dell’Europa (e neppure il 48% dell’India!), quindi sono una realtà sociale e politica consistente. 

Eppure il MST dice con chiarezza che i contadini da soli non ce la possono fare, neppure a resistere, contro lo strapotere delle multinazionali dell’Agrobusiness e della grande distribuzione (Monsanto, Bayer, Syngenta, Cargyll, Carrefour, Dow ecc). 

In Brasile esiste ancora molto latifondo, ma non è più sufficiente una Riforma Agraria di tipo classico, con una ridistribuzione delle terre: da alcuni anni i latifondisti si sono “SPOSATI” con le multinazionali, non lasciano più le terre incolte, le sfruttano con monoculture di materie prime per l’export, in primis la soia OGM per i mangimi di Europa e Cina. 

È indispensabile un’alleanza di progetto e lotta con i lavoratori e i cittadini per una RIFORMA AGRARIA POPOLARE, per produrre cibo sano e sostenibile per il popolo, un popolo che, una volta espulso dalle campagne nelle favelas, si rimpinza di Cibo Spazzatura, a basso prezzo, e perde la sua unica dote, la Salute, e quindi ogni capacità di lotta. 

Una seconda Analisi.  

La maggioranza dei contadini del MST non riesce a fare un’agricoltura del tutto ecologica, c’è bisogno di una riconversione agroecologica. 

Quasi tutti i contadini del MST (circa 2 milioni di persone) conoscono i principi dell’Agroecologia. In Brasile e in America Latina ci sono Scuole Superiori di Agroecologia, ben diverse dalle nostre Facoltà di Agraria, che sono in gran parte amiche della lobby Ogm. 

Eppure… la realtà è più complicata…. senza un Programma dello Stato che li aiuti, con gli aerei che irrorano pesticidi dall’alto, l’acqua distante dai campi, i semi OGM delle monoculture vicine che volano e gli contaminano il campo … 

Mi ha impressionato quest’analisi, seria e onesta, fatta dal Congresso, perché anche in Italia ed Europa si deve ripartire da questo, non dalla celebrazione e dall’autoconsolazione sulle virtù e il coraggio dei piccoli contadini, evitando di considerare che la realtà è sempre più difficile e complessa, data la compromissione delle risorse naturali, il suolo e l’acqua (vedi Rapporto ISPRA 2014 sui Pesticidi nelle acque). 

Accontentandoci di magnificare le indubbie buone pratiche e le nicchie di mercato, finiamo per legittimare la presunta eccellenza dell’agrobusiness e il suo falso made in Italy, cioè il baraccone di EXPO 2015. 

Proprio nella profonda consapevolezza di essere assai più deboli del nemico, quell’agrobusiness che considera il cibo una merce e il mondo un supermercato, Stedile, uno dei maggiori dirigenti del MST, non potrebbe condividere le affermazioni (sul Il Manifesto del 1 maggio) di Gaetano Pascale, presidente di Slow Food: “Non riusciremo certo a demolire le multinazionali, e non ne abbiamo mai avuto l’intenzione, ma credo che anche le multinazionali potrebbero essere costrette a diventare un po’ più virtuose.” 

Questo mi pare il punto centrale, cari amici di SlowFood, l’agrobusiness continua inesorabile nel suo IDRO-LANDGRABBING, espellendo e affamando i contadini e avvelenando il popolo delle città. 

E, nel produrre e distribuire il cibo industriale, emette circa il 50% del totale dei gas serra (lo afferma anche Nora McKeon, sempre sul Manifesto del 1 Maggio), percentuale in gran parte legata al consumo di carne e latte. 

Le multinazionali non si accontentano del pareggio, VOGLIONO TUTTO, questa è l’analisi di VIA Campesina Internazionale (VCI), il Movimento Globale di 200 milioni di contadini, pescatori, coltivatori orti urbani ecc.. 

Per questo VCI chiama a costruire un’alleanza con i cittadini, dichiarando che i piccoli contadini possono nutrire la popolazione mondiale e raffreddare il Pianeta.  

Ma questo passa dalla sconfitta delle multinazionali e del loro modello fondato sugli OGM, in continua espansione, come in Brasile dove si sono autorizzati gli eucalipti transgenici. 

Gli Ogm non sono una questione solo tecnica, si ispirano alla manipolazione della vita e alla proprietà nelle mani di pochi, tramite il brevetto di questa manipolazione. 

Molti piccoli movimenti di resistenza e di lotta sono necessari, ma non sufficienti, non è più tempo di No Global, ci vogliono Movimenti Globali. 

La battaglia contro il TTIP è fondamentale e globale, speriamo di vincerla. 

Anche al Vertice di Parigi sul Clima, a Dicembre, ci sarà uno scontro globale, dobbiamo fare emergere la centralità, quantitativa e qualitativa, del danno provocato dalla produzione di Cibo industriale e quindi far partecipare i piccoli contadini. 

A livello globale si sta manifestando una forte opposizione all’erbicida glifosato, il Roundup della Monsanto (ma il glifosato è prodotto anche da Bayer, Syngenta ecc), da sempre abbinato ai semi OGM e recentemente giudicato probabile cancerogeno dall’Istituto di Ricerca Internazionale per il Cancro, un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. 

In Colombia e Olanda lo hanno limitato fortemente. Bloccarlo in Europa, dove la Commissione UE lo deve riautorizzare a fine 2015, sarebbe un successo enorme sulle multinazionali OGM e anche contro il TTIP. 

E contro gli OGM e la manipolazione della vita i movimenti popolari mondiali si aspettano buone nuove anche dall’imminente Enciclica sull’ Ecologia di Papa Bergoglio, che ha più volte ammonito “la natura non perdona mai…”.   

Leonardo Boff lo ripete spesso:“L’umanità è nel difficile passaggio dal Tecnozoico all’Ecozoico”. 

Come dice lo slogan di VCI “GLOBALIZZIAMO LA LOTTA, GLOBALIZZIAMO LA SPERANZA”.

 

 

 

 

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