Su questo stesso sito il 17 settembre 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Monsanto condannato per intossicazione agricoltore” che dava in anticipo la notizia sintetica diffusa dall’ANSA (http://www.vasonlus.it/?p=19001) (https://www.rodolfobosi.it/monsanto-condannato-per-intossicazione-agricoltore/#more-23997).
Il seguente articolo di Beatrice Salvemini, pubblicato con questo titolo il 23 settembre 2015 sul sito “Terra Nuova”, descrive nei particolari la vicenda che ha portato alla condanna.
Davide contro Golia: la giustizia francese ha confermato la condanna di Monsanto, il colosso mondiale dell’agricoltura, nell’annosa battaglia giudiziaria che lo opponeva a Paul Francois, un agricoltore di Bernac, nel dipartimento francese della Charente.
Paul Francois
La corte d’appello di Lione ha definitivamente dato ragione a quest’ultimo riconoscendo la multinazionale Usa come responsabile della sua intossicazione.
Motivo?
Il Lasso, un erbicida, ormai vietato, usato per anni nelle coltivazioni di mais.
In primo grado, il gigante dell’industria agricola era già stato condannato a «indennizzare interamente» l’agricoltore transalpino parzialmente disabile da quando ha inalato quel prodotto altamente tossico.
In conferenza stampa, Francois ha salutato una «decisione storica».
Il suo legale, François Lafforgue, chiede invece la creazione di un fondo per indennizzare le vittime dei pesticidi.
«Il riconoscimento della responsabilità di Monsanto in questa vicenda è essenziale: i marchi che introducono nel mercato questi prodotti devono capire che da oggi in poi non possono più sottrarsi alle loro responsabilità. Prima o poi dovranno renderne conto», avverte in una nota Maria Pelletier, presidente della Ong Générations futures, secondo cui la decisione del tribunale di Lione è una «tappa importante per tutte le altre vittime dei pesticidi».
Pur rifiutando di passare per un’icona ecologista o no global, Paul Francois è il primo in Francia ad aver ottenuto la definitiva condanna del colosso Usa.
Il primo ad aver rotto il silenzio sui rischi legati a erbicidi, insetticidi e affini.
La vita di questo agricoltore di 47 anni, titolare di una proprietà di 240 ettari, è improvvisamente cambiata il 27 aprile del 2004.
Quel giorno, nel tentativo di verificare la pulizia del contenitore in cui veniva inserito l’erbicida, ha inalato una forte dose di vapori tossici.
Colpito da un malore, ha giusto il tempo di spiegare alla moglie ciò che gli è appena successo prima di finire al Pronto soccorso.
L’uomo sputa sangue.
«Poi non ricordo più niente», racconta oggi.
Dopo cinque settimane di stop, Paul Francois riprende a lavorare ma soffre, tra l’altro, di gravi problemi di elocuzione, accompagnati da violente cefalee.
A fine novembre dello stesso anno, crolla sul pavimento di casa, dove le figlie lo ritrovano incosciente.
Segue un lungo periodo di ricovero, i medici temono seriamente per la sua vita.
Dopo attenti esami, viene scoperta una grave carenza al livello celebrale.
Aiutato dai famigliari, Paul Francois inizia ad indagare sul Lasso, a sue spese.
Bisognerà attendere il 2005 per identificare il colpevole, vale a dire il monoclorobenzene, un solvente altamente tossico contenuto nell’erbicida della Monsanto
Alla lotta contro la malattia, segue dunque la battaglia giuridica.
L’agricoltore è infatti convinto che la multinazionale fosse a conoscenza dei rischi legati al Lasso, anche perché quel prodotto venne già bandito nel 1985 in Canada e nel 1992 in Belgio e Regno Unito.
Oggi l’agricoltore guarda al passato e riconosce di essere appartenuto a una «generazione 100% pesticidi».
«L’agricoltura intensiva, era meraviglioso, utilizzavamo prodotti chimici ma in realtà quella non era più una vera produzione. Come tutti, ne andavo fiero».
Oggi ha cambiato idea: «Nella terra c’è bisogno di vita».
E forse non è un caso se ha riconvertito un centinaio di ettari in culture bio.
Appena poche settimane fa, sempre in Francia, la ministra dell’Ecologia, Segolène Royal, ha annunciato l’intenzione di vietare la libera vendita al dettaglio del Roundup, un altro diserbante simbolo della Monsanto, dal primo gennaio 2016. (vedi https://www.rodolfobosi.it/ogm-lolanda-dice-no-a-monsanto-e-mette-al-bando-lerbicida-roundup/)