LE SCIE degli aerei fanno male al pianeta, non lo dicono i complottisti ma uno studio dell’Istituto di Fisica atmosferica dell’Agenzia spaziale tedesca.
I parallelismi con chi sostiene le teorie delle scie chimiche su lobby di poteri occulti che spruzzano nell’atmosfera vaccini e altre sostanze per “governare menti e meteo“, però, si fermano qui.
A risentirne, piuttosto, è il clima.
Ed è un effetto che potrebbe amplificarsi nei prossimi decenni aumentando il riscaldamento globale oltre il normale inquinamento da CO2, al quale il settore dell’aviazione contribuisce ogni anno in maniera sempre più sensibile.
Scie di ghiaccio che scaldano
Quelle che vediamo ad alta quota, quando un aereo attraversa il cielo sopra di noi, sono scie di condensazione.
Il vapore acqueo nell’atmosfera si condensa attorno alle particelle di fuliggine che fuoriescono dagli scarichi e si congelano all’istante per la temperatura molto al di sotto dello zero.
Uno studio pubblicato nel 2011 da Ulrike Burkhardt dell’Institut für Physik der Atmosphäre aveva provato che queste lunghe tracce non sono in grado di riflettere la maggior parte della luce solare, perché troppo sottili.
Al contrario, intrappolano il calore, riscaldando l’atmosfera,
aveva scritto su Nature con un effetto superiore a tutta l’anidride carbonica prodotta dagli stessi aerei (anche se per un tempo minore).
In una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics, la stessa autrice ha calcolato che entro il 2050 questo effetto serra si moltiplicherà.
Burkhardt e Lisa Bock hanno applicato i risultati dello studio di otto anni fa proiettandoli su diversi modelli di traffico aereo per i prossimi decenni.
Il risultato è quello esposto: l’effetto riscaldamento delle cosiddette contrails (forma contratta di ‘condensation trails’, tracce, scie di condensazione) potrebbe triplicare nel corso dei prossimi 30 anni.
In uno degli scenari proposti, le studiose hanno considerato l’ipotesi della riduzione di emissioni di particolato da parte degli aerei del 50%.
Calcolando che porterebbe a una riduzione del 15% del cosiddetto ‘forzante radiativo’, cioè sulla quantità di calore che contribuisce ad aggiungere all’atmosfera.
Il termine (radiative forcing) indica l’effetto di un agente (in questo caso le scie) sul bilancio energetico del pianeta: quanta energia solare viene assorbita e quanta riflessa e fatta rimbalzare nello spazio e si calcola in watt per metro quadrato.
Nel caso delle scie di condensazione, il bilancio è positivo e potrebbe raggiungere livelli fino a 180 mW (MegaWatt) al metro quadrato.
Molto superiore a quello della CO2.
L’incertezza sul clima
C’è però chi fa notare che questo tipo di effetto non è così duraturo come quello dell’anidride carbonica.
Quindi ancora regna molta incertezza su quanto, realisticamente, le scie degli aerei possano contribuire al global warming: “Il forzante radiativo dei cirri delle scie di condensazione è realmente molte volte più grande di quello della CO2 da traffico aereo – sottolinea il climatologo David Lee della Manchester Metropolitan University, non coinvolto nello studio – ma confrontare il forzante radiativo di un effetto di breve durata sul clima a quello di un gas serra di lunga durata è molto difficile perché gli effetti della CO2 durano molte migliaia di anni”.
Tuttavia, anche questo studio contribuisce a sensibilizzare sul tipo di emissioni, quelle del traffico aereo, che continuano ad aumentare lasciando una impronta sul clima terrestre che affonda sempre più.
Lo studio tedesco riporta che già nel 2005 circa il 5% del climate forcing (altro nome per radiative forcing) indotto dalle attività umane, è venuto dal settore dell’aviazione.
E continua ad aumentare anche per le difficoltà nell’introdurre innovazioni significative nella riduzione di emissioni.
In attesa che tecnologie come l’aereo a pannelli solari facciano breccia nel mercato globale degli spostamenti, la questione sta ricevendo grande attenzione in questi mesi.
Grazie anche alla campagna promossa da Greta Thunberg e che ha convinto migliaia di giovani in tutto il mondo a non usare l’aereo per viaggiare preferendo, per esempio, il treno.
Nessun complotto
Alcune teorie complottiste puntano il dito contro le cosiddette scie chimiche ipotizzando anche effetti sul meteo, presunte modificazioni delle nuvole per creare effetti catastrofici come siccità o lunghi periodi di piogge.
È (quasi) inutile specificare, che questo studio non le riguarda.
Inoltre l’uomo ha sviluppato tecnologie per creare piogge (con l’inseminazione delle nuvole)
o bel tempo artificialmente, ma nulla hanno a che fare con le scie di condensazione dei normali aerei di linea.
Il Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze) ha diffuso
un ottimo vademecum per evitare di scivolare sulle bucce di banana delle false credenze quando commentiamo il passaggio di un jet in cielo.
(Articolo di Matteo Marini, pubblicato con questo titolo il 3 luglio 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)