Su questo stesso sito il 14 febbraio 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Milano: nuovo stadio di calcio, rivolta dei residenti”, che dava notizia delle reazioni di almeno una parte del quartiere Portello, preoccupata all’ipotesi di costruire il nuovo stadio del Milan al posto dei padiglioni della vecchia Fiera campionaria. (https://www.rodolfobosi.it/milano-nuovo-stadio-di-calcio-rivolta-dei-residenti/)
Ci aggiorna sulla situazione il seguente articolo di Sergio Brenna (docente di urbanistica al Politecnico di Milano), che è stato pubblicato il 10 luglio su “Eddyburg” con questo titolo e questa premessa: «Fondazione Fiera sceglie il progetto Arena Milan per il riuso del suo edificio al Portello: uno stadio che si candida sapendo già che non potrà avere le autorizzazioni di sicurezza ad insediarsi se non con deroghe “ad ipsum”».
Sergio Brenna
La direttrice di nord-ovest dell’area milanese, alla cui estrema propaggine è sita l’area dove oggi è in corso l’edificazione delle attrezzature espositive di EXPO 2015, ha rappresentato lungamente un tema strategico irrisolto dell’assetto urbano e metropolitano milanese che ha provocato inconvenienti via via più gravi sia dal punto di vista viabilistico sia da quello di un corretto assetto insediativo e di immagine progettuale e, quindi, è stato nel tempo al centro di molte riflessioni e proposte da parte della miglior intelligenza urbanistica milanese (Corso Sempione nell’800, progetti di Nuova Fiera e Milano Verde negli anni ’30 e progetti di riassetto dell’area della vecchia Fiera negli anni ’40-50 del Novecento), che ha costantemente indicato l’opportunità di un decentramento delle funzioni direzionali troppo fittamente addensate nel reticolo storico originario.
Riflessioni e proposte per lo più rimaste allo stato di progetti inattuati, data la persistente indisponibilità di Fiera di Milano ad essere ricollocata altrove, sino a metà degli anni ’90, quando la permanenza di Fiera di Milano sull’area dell’ex Piazza d’Armi, dove si era insediata nel 1922, venne infine giudicata non ulteriormente tollerabile sia per i disagi viabilistici sempre più gravi tanto per i visitatori quanto per gli abitanti del quartiere circostante sia per la necessità di rinnovo e ampliamento delle proprie strutture edilizie e si maturò la decisione di realizzare un nuovo polo extraurbano verso nord-ovest al confine tra i Comuni di Rho, Pero e Milano, lasciando come pesante eredità il lungo edificio di viale Scarampo e l’abnorme edificazione in densità ed altezza di Citylife.
Le spinte delle aspettative immobiliaristiche delle proprietà fondiarie (soprattutto Fondazione Fiera, che dopo aver realizzato un enorme surplus immobiliare con Citylife e averlo reinvestito nelle aree di Arexpo, preme oggi per un altrettanto lucroso guadagno con la trasformazione a stadio calcistico privato della parte più a nord dell’edifico di viale Scarampo e con la vendita ai privati delle aree del dopo Expo 2015) devono invece essere governate ed indirizzate da uno schema insediativo che preveda la destinazione ad usi non edificatori (verde, tempo libero, ) delle aree poste lungo la direttrice tra il vecchio recinto in dismissione e le nuove polarità metropolitano-regionali, concentrando là le funzioni di ricerca, direzionalità innovativa e spettacoli sportivi e musicali di massa, che usufruirebbero degli adeguamenti infrastrutturali posti in atto per i nuovi insediamenti esterni di Fiera e di Expo 2015.
La Presidente del Milan, Barbara Berlusconi, recentemente ha manifestato il proposito di realizzare un nuovo stadio privato con capienza per 40.000 persone, proprio accanto alla sede sociale della squadra, nel bel mezzo del quartiere ex Fiera, già tormentato dalla realizzazione del progetto Citylife, con un milione di metri cubi accatastati nelle tre mega torri (da 180 230 metri di altezza) di Isozaki, Hadid e Libeskind.
Nella foto: in primo piano il nuovo stadio (progetto Arup) con a fianco la sede sociale del Milan (progetto Gino Valle), al centro la parte residua dello “Steccone ” di Bellini, sullo sfondo la torre di Isozaki in costruzione, in attesa delle altre due.
Il sindaco Pisapia e la vice-sindaco e assessore all’urbanistica De Cesaris sembrano interessati a valutare la proposta, che vede coinvolti Fondazione Fiera, che metterebbe così a frutto l’area, demolendo parte dello “Steccone” di Mario Bellini improvvidamente realizzato a fine anni ’80 e in disuso, Emirates Airlines che metterebbe i soldi come sponsorizzazione, e il Milan che metterebbe in scena le attrazioni calcistiche.
Federico Oliva, ex presidente dell’INU, si è dichiarato favorevole alla realizzazione dello stadio del Milan, perché costituirebbe «un elemento di centralizzazione in senso moderno con una parte di negozi e spazi aperti al pubblico dove la gente può andare a trascorrere la giornata».
I comitati cittadini chiedono invece che il Comune si pronunci affinché il nuovo stadio venga realizzato sulle ampie aree del dopo Expo e che l’edificio di Fondazione Fiera in demolizione lasci spazio libero al quartiere per riequilibrare la sovrassaturazione causata da Citylife.
Senza uno strumento di indirizzo progettuale unitario oggi si rischia nuovamente di disperdere in una serie di localizzazioni a caso le potenzialità offerte dal nuovo polo fieristico, dal riuso dell’insediamento di Expo 2015 e dai connessi adeguamenti infrastrutturali in atto, che invece potrebbero concorrere alla costituzione di un vero e proprio nuovo Centro Direzionale metropolitano-regionale, a lungo invocato proprio lungo la direttrice di nord-ovest dai più consapevoli ragionamenti delle cultura urbanistica milanese (dal Piano AR del 1947 al Documento Direttore del PGT 2000 di Luigi Mazza).