Articolo di Luciano Meloni pubblicato sul sito htpp://www.tibursuperbum.it.
Durante un viaggio di diporto nei Balcani, effettuato a fine giugno, ho avuto modo di verificare l’enorme risalto che ha avuto sui media internazionali, stampa e televisioni estere, la decisione della Commissione Unesco di cancellare Dresda e la Valle dell’Elba dall’elenco dei siti “patrimonio dell’Umanità”.
Tale decisione, ratificata nella 33a sessione del “World Heritage Committee” che si è tenuta nella città spagnola di Siviglia dal 22 al 30 giugno 2009 è arrivata alla fine di un’estenuante trattativa, riguardante la costruzione di un ponte sul Fiume Elba, tra l’Unesco e la municipalità di Dresda e il governo tedesco.
È la seconda volta che l’Unesco cancella un sito, dopo un precedente caso in Oman nel 2007.
In Italia l’eco di tale evento è stata coperta dall’iscrizione, nella stessa sede, delle Dolomiti tra le 176 gemme naturali della Terra, come bene seriale per la loro ”straordinaria bellezza paesaggistica e la loro specificità geologica”.
La decisione dell’Unesco, che può avere conseguenze anche in merito alla gestione dei due nostri siti tiburtini, è stata presa dai 21 Paesi membri con una maggioranza di 14 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astenuti.
Con tale decisione l’Unesco ha sanzionato l’amministrazione di Dresda per il ponte “Waldschloesschenbruecke” che attraversa l’Elba nei pressi del centro storico.
La vicenda inizia nel 1996 con la decisione del consiglio comunale tedesco di erigere un quarto valico sul fiume motivato da problemi di traffico urbano.
Dopo una vibrante protesta degli ecologisti tedeschi e a seguito di un referendum cittadino in cui il 67,9 per cento degli abitanti di Dresda si erano pronunciati a favore della costruzione del ponte, si arrivò a due pronunciamenti del Tribunale Amministrativo e della Corte Costituzionale che autorizzarono l’inizio dei lavori.
il nuovo ponte di Dresda inaugurato il 25 agosto 2013
Persa la battaglia amministrativa l’Unesco propose la costruzione di un tunnel sotto l’Elba per salvare il sito: soluzione respinta dalle amministrazioni pubbliche a causa degli alti costi che, secondo loro, l’opera avrebbe comportato e dell’impatto ancora più pesante sull’ambiente.
Nel 2008 anche il premio Nobel Günter Grass e lo scrittore Martin Walser avevano chiesto, con una lettera aperta, ad Angela Merkel di intervenire sulle autorità cittadine di Dresda in modo da “salvare la reputazione culturale del nostro Paese“.
Successivamente il sindaco di Dresda, Helma Orosz (Cdu) aveva invece invitato l’Unesco a rispettare la volontà dei cittadini e le decisioni dei tribunali tedeschi.
L’epilogo della vicenda è stata la cancellazione del sito dal “World Heritage Fund”…
Il motivo del contendere della vicenda tedesca riguarda lo status particolare dei Beni Unesco che sono sotto la supervisione dell’Organizzazione Internazionale che può intervenire per sollecitare gli stati membri al rispetto dei siti ma che non ha nessuna competenza amministrativa e finanziaria sugli stessi.
L’iscrizione del bene è un atto che avviene a seguito di dichiarazione di intenti da parte dello stato nazionale che propone all’Unesco una candidatura corredata da un piano di gestione in cui si specificano meglio le azioni e le compatibilità d’utilizzo dello stesso.
Nel caso tedesco il governo Federale aveva garantito il mantenimento dei circa 18 km di paesaggio culturale della Valle dell’Elba formatosi a partire dal 1700.
Ivi sono presenti grandi ville suburbane con parchi storici, terrazze fluviali coltivate a vigneti e notevoli resti di archeologia industriale nonché la residenza Pillnitz e il centro storico di Dresda.
panorama dell’Halstadt di Dresda
castello di Pillnitz
zwinger di Dresda
La morale della vicenda tedesca, immediatamente applicabile al caso dei Beni Unesco a Tivoli, è che i Beni stessi sono soggetti a controllo di efficacia delle misure di gestione e che le stesse possono essere disattese dagli Stati membri senza che il Comitato possa opporsi efficacemente.
La vicenda della gestione del sito della Villa Adriana è un caso da manuale di questa modalità di gestione.
Il sito di Villa Adriana è stato iscritto nell’elenco nel 1999 e lo Stato italiano con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica del Lazio ha redatto l’apposito “Piano di Gestione” che è parte integrante della candidatura stessa.
Il Ministero ha designato come sito Unesco oltre all’area archeologica in senso stretto (80 ha) anche una zona di rispetto (500 ha) in cui si impegna a mantenere il paesaggio culturale nello stato di massima conservazione.
Sull’intera area core e buffer sono presenti vincoli statali e regionali, l’ultimo dei quali, apposto dal Piano Territoriale paesistico Regionale (PTPR) prevede l’inedificabilità assoluta e la destinazione agricola dell’intero comprensorio.
Nonostante ciò l’area di rispetto di Villa Adriana si è riempita di costruzioni di pessima qualità urbanistica, frammentando il tessuto degli uliveti e banalizzando il paesaggio con recinzioni, pali della luce e infrastrutture persino sulle aree archeologiche.
Tutto ciò è stato fatto, secondo l’Amministrazione comunale di Tivoli, in piena regola – addirittura nel caso di Pomata l’asfaltatura e l’illuminazione pubblica sono portati ad esempio di buon governo – e lasciando invece gli uliveti e la strada riempirsi di discariche e degrado.
Passeggiando a ridosso di Villa Adriana – nelle aree private- si può verificare l’assenza di ogni controllo e la frammentazione dei lotti degli uliveti per future abitazioni.
Per ultimo è stata riconvenzionata la Nathan – anch’essa in zona buffer – dal Consiglio Comunale di Tivoli.
Il Sindaco Baisi nelle sue affermazioni in fase di approvazione della Lottizzazione Ponte Lucano, riportate dal giornalista Bruno Ventavoli sul giornale “La Stampa” del 15 Agosto 2008, dichiarava che “il suo amore per Villa Adriana è fuori discussione («mi ci sono pure sposato lì dentro»). Non sarà uno stupro «tipo valle dei Templi», giura.
E spiega: «Eravamo obbligati a decidere da una sentenza, altrimenti avremmo dovuto risarcire i costruttori per 180 milioni di euro. Una spesa devastante per le casse del comune.
Siamo arrivati a un compromesso che è il migliore punto di incontro tra esigenze di sviluppo, crescita della città, e riqualificazione di un’area francamente degradata»”.
Almeno a Dresda c’era l’interesse pubblico – non condivisibile, perché la conservazione del bene culturale è un interesse pubblico forse superiore, – e i cittadini hanno votato, sia pure suggestionati da un’opportuna propaganda, contro l’Unesco.
A Tivoli tali lussi non sono concessi.
Anzi, se c’è degrado, si dice, la colpa e dell’Unesco mica dell’Amministrazione tiburtina, e poi con le case di Portoghesi la Villa Adriana sarà più bella … parola di Baisi.
Luciano Meloni
Per approfondimenti: http://whc.unesco.org/en/list/1156 Cancellazione Valle dell’Elba
http://whc.unesco.org/en/list/907/documents/ Piano di Gestione Villa Adriana