Articolo di Gabriele Guccione pubblicato il 22 dicembre 2014 sulla cronaca di Torino del quotidiano “La Repubblica”.
Renzo Piano metterà la firma sul ridisegno o, come direbbe lui stesso, sul «rammendo » delle periferie di Torino.
L’idea è del sindaco Piero Fassino, che l’ha chiamato a fare da padre nobile e gran consigliere per i progetti che l’amministrazione comunale presenterà con l’obbiettivo di guadagnarsi una fetta della torta da 200 milioni di euro che il governo ha stanziato con il nuovo “piano periferie”.
«Ho parlato con Piano nei giorni scorsi — fa sapere Fassino — e gli ho chiesto di accompagnarci nella definizione dei progetti che presenteremo al governo per attingere al nuovo fondo del piano periferie».
L’archistar e senatore a vita ha accettato di buon grado, non vedendo l’ora di mettere a disposizione di Torino la sua esperienza.
Per giunta in un campo di cui ha fatto una missione, dopo la sua nomina a senatore, devolvendo il suo stipendio a questo scopo.
«Nei prossimi giorni — aggiunge il primo cittadino — sarà a Torino per cominciare a valutare il da farsi».
E non c’è tempo da perdere, dato che il maxiemendamento alla legge di stabilità approvato al Senato prevede che i progetti vadano presentati entro il 30 giugno.
Una scadenza che non spaventa l’assessore alle Periferie, Ilda Curti: «Sei mesi di lavoro non sono molti, ma nemmeno pochi: Torino è una città che ha fatto scuola in questo campo».
E l’intenzione del sindaco è proprio quella di fare del capoluogo subalpino la città capofila del “piano periferie” di cui proprio l’architetto genovese è stato tra i massimi ispiratori, dato che da un anno è partito con il suo progetto G124, dal numero del suo ufficio da senatore a Palazzo Giustiniani, trasformato in un laboratorio di sei giovani architetti per progettare la riqualificazione delle periferie delle città italiane.
Un piano chiesto e ottenuto da Fassino, in veste di presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, al ministro Maurizio Lupi: «Progetti concreti — spiega il sindaco — per intervenire sulle aree periferiche della città, sulla scia della sollecitazione data un anno fa da Piano».
Il coinvolgimento dell’architetto Piano è una trovata che il primo cittadino ha già avuto modo di anticipare l’altro giorno ai capigruppo di maggioranza, Michele Paolino (Pd), Barbara Cervetti (Moderati) e Michele Curto (Sel).
Proprio il capogruppo Curto aveva chiesto di non lasciare il tema delle periferie alla «propaganda della destra» e di dedicarvi più attenzione, tanto che anche lui sta lavorando a una proposta “a costo zero” per finanziare progetti di rigenerazione nelle periferie.
La squadra di Piano ha già lavorato quest’anno a Torino, concentrandosi nell’analisi di una zona come Borgo Vittoria.
I due giovani architetti incaricati, Federica Ravazzi e Michele Bondanelli, che come altri loro quattro colleghi sono stati pagati da Piano devolvendo il suo emolumento da senatore, si sono dedicati a due aree verdi del quartiere e all’analisi territoriale della zona attorno a corso Grosseto e a Basse di Stura.
I progetti per il “piano periferie” saranno valutati a Palazzo Chigi da un comitato formato da esperti.
Le candidature dovranno avere come obbiettivi «la riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale».
Ma potranno essere «anche interventi di ristrutturazione edilizia».
Anche se il piano punterà più sulle misure sociali e sui servizi piuttosto che sulla riqualificazione «fisica», urbana ed edilizia.
Per l’attuazione degli interventi il governo ha stanziato una somma complessiva di 200 milioni di euro, che sarà distribuita in tre scaglioni: 50 milioni nel 2015 e gli altri 75 milioni l’anno nel 2016 e nel 2017.