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Rodolfo Bosi
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Home Governo del territorio

“Gas serra ai massimi da 800 mila anni”

03/11/2014
in Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali, Urbanistica
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Articolo pubblicato il 2 novembre 2014 su “La Stampa” con il seguente sottotitolo: “Il rapporto degli esperti dell’Onu: «Resta poco tempo, le emissioni devono essere ridotte tra il 40 e il 70% entro il 2050». Kerry: sono a rischio le generazioni future”.

Copenaghen – Le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto i massimi livelli da 80 0mila anni a questa parte e se non verranno drasticamente ridotte i cambiamenti climatici impatteranno in maniera «severa, globale e irreversibile» sul nostro Pianeta: a lanciare l’ennesimo grido d’allarme è il rapporto finale del Gruppo di esperti sui cambiamenti climatici dell’Onu (Ipcc), sintesi di tre precedenti report pubblicati quest’anno. 

[L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale]

  Immagine.IPCC

Un documento presentato a Copenaghen che racchiude sette anni di lavoro di migliaia di scienziati di oltre 190 Paesi di tutto il mondo ed ha ottenuto l’approvazione dei governi.  

I NUMERI  

«Le emissioni mondiali di gas serra devono essere ridotte dal 40 al 70% tra il 2010 e il 2050 e sparire definitivamente dal 2100 – spiega l’Ipcc -. 

La temperatura media della superficie della Terra e degli Oceani ha acquistato 0,85øC tra il 1880 e il 2012.  

Resta poco tempo per riuscire a mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi» rispetto al 1990, il limite che si è dato la comunità internazionale per evitare conseguenze tragiche per l’uomo è la natura.   

LA TERRA CHE CAMBIA 

Per gli scienziati, la causa principale dell’aumento dei gas serra e del riscaldamento del Pianeta, è dovuta principalmente alla combustione di carboni fossili e alla deforestazione. 

E gli effetti di questa situazione sono già visibili in tutto il mondo: aumento delle precipitazioni in alcune zone e scomparsa in altre; distribuzione alterata delle specie marine e terrestri; raccolti generalmente in calo; ondate di calore più frequenti in Europa, Asia e Australia. 

Se il riscaldamento del clima continua, avverte l’Ipcc, le conseguenze saranno gravi in termini di sicurezza alimentare, disponibilità di acqua potabile, inondazioni e tempeste, con un probabile aumento in alcune aree di conflitti per l’accesso alle risorse.  

LE REAZIONI   

«Dobbiamo agire ora per ridurre le emissioni di CO2, ridurre gli investimenti nel carbone ed adottare energie rinnovabili per evitare il peggioramento del clima che si riscalda ad una velocità senza precedenti – commenta il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon -. 

L’azione contro il cambiamento climatico può contribuire alla prosperità economica, ad un migliore stato di salute e a città più vivibili», aggiunge Ban Ki-moon che lo scorso 23 settembre ha organizzato un summit dell’Onu sul clima a cui hanno preso parte 120 capi di Stato e di governo. [vedi su questo stesso sito

https://www.rodolfobosi.it/clima-ban-ki-moon-siamo-qui-per-fare-la-storia/#more-10222 e

https://www.rodolfobosi.it/clima-innalzamento-mari-177-milioni-di-persone-a-rischio/#more-10259]

«Quelli che decidono di ignorare o di contestare i dati esposti in questo rapporto, mettono in pericolo noi e le generazioni future», sottolinea il segretario di Stato Usa, John Kerry.

 Immagine.John Kerry

John Kerry

La Francia si appella ad «una mobilitazione universale e immediata» sul cambiamento climatico, mentre per il nostro ministro per l’Ambiente, Gianluca Galletti, «il rapporto Ipcc sui gas serra è una chiamata alle responsabilità per il mondo, serve una presa di coscienza globale». 

Per il Wwf Italia il rapporto «ci dice che noi siamo la causa dei cambiamenti climatici e che la nostra dipendenza dai combustibili fossili è di gran lunga la principale fonte di inquinamento che sta cambiando il nostro clima.  

Ora tocca ai Governi».  

Immagine.Galletti su allarme clima png

EUROPA AL BIVIO   

«Più aspettiamo, più il cambiamento sarà costoso – avverte l’Ipcc -. 

Abbiamo i mezzi per limitare il cambiamento climatico, le soluzioni sono numerose e permettono uno sviluppo umano ed economico continuo.  

Serve solo la volontà di cambiare». 

Gli esperti sottolineano che sono i paesi in via di sviluppo «i più vulnerabili» perché hanno meno mezzi per far fronte all’impatto dei cambiamenti climatici. 

In Europa – secondo un recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) – su 33 Paesi (quindi non solo quelli dell’Ue) 21 si sono già dotati di una strategia di adattamento e 17 – soprattutto in Nord e Centro Europa – hanno anche un piano nazionale. 

L’Italia lo ha adottato proprio nei giorni scorsi e lo renderà noto a breve.

Il rapporto dell’Ipcc servirà come base scientifica ai responsabili politici impegnati nelle negoziazioni internazionali sul clima, che avranno il prossimo step nella conferenza mondiale sul clima a Lima, il prossimo dicembre, in vista della conferenza di Parigi a fine 2015. 

Che sarà il vero banco di prova degli impegni mondiali sulla riduzione dei gas serra e della volontà di salvare la Terra da quel punto di non ritorno che ci potrebbe costare troppo caro.

 

documento  Le conclusioni degli esperti sul clima

 

 Immagine.IPCC.0

Immagine.IPCC.1

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