La Regione Campania ha inserito, tra i Grandi Progetti da finanziare attraverso l’utilizzo delle risorse del POR FESR 2007/2013, il Grande Progetto “Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno”, per il quale è stato individuato quale beneficiario la Provincia di Salerno.
Tale intervento trae origine dalla necessità di individuare azioni di risanamento e difesa di un lungo tratto di litorale della provincia di Salerno, comprendente i comuni di Pontecagnano Faiano, Battipaglia, Eboli, Capaccio e Agropoli, che risulta attualmente soggetto a un costante e progressivo arretramento a causa di fenomeni di erosione costiera.
L’area oggetto dell’intervento è compresa nell’unità fisiografica della piana del Sele, complessivamente estesa tra le località di Salerno ed Agropoli (foce del fiume Picentino e torre San Marco), per uno sviluppo lineare complessivo di circa 33 km ed orientata secondo la direzione NW – SE. Essa costituisce il bordo costiero del graben peritirrenico del Golfo di Salerno.
La realizzazione dell’intervento è finalizzata al riassetto ed alla rifunzionalizzazione della costa, in risposta alle esigenze di difesa dell’abitato e delle infrastrutture costiere, di riqualificazione, valorizzazione e fruizione sostenibile della fascia litoranea, di tutela, ripristino e valorizzazione degli habitat costieri.
Il 24 ottobre 2011 la Provincia di Salerno ha presentato alla Commissione il grande progetto “Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno” facente parte del programma operativo “Campania 2007-2013” per l’assistenza del FESR ai fini dell’obiettivo “Convergenza” nella regione Campania in Italia nell’ambito dell’asse prioritario “Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale e turistica” del programma operativo.
Con Decisione della Commissione Europea del 9 gennaio 2015 è stato approvato il contributo finanziario del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) di 70 milioni di euro.
Descrizione tecnica dell’investimento in infrastrutture:
a) Gli interventi si distinguono in interventi di difesa di tipo diretto e “attivo”, aventi l’obiettivo di controllare l’evoluzione morfologica dei litorali e alterare l’idrodinamica costiera tramite:
− pennelli
− barriere parallele o distaccate tracimabili
− interventi di ripascimento artificiale
ed interventi di difesa di tipo “passivo” di ricostituzione e protezione naturale delle dune.
b) Principali indicatori di realizzazione:
Di seguito sono riportati i valori indicativi degli indicatori di realizzazione:
c) La gestione dell’infrastruttura è pubblica e prevede il coinvolgimento dei soggetti beneficiari dell’assegnazione delle aree demaniali oggetto dell’intervento.
Ripascimento con pennelli a T
Contro Grande Progetto ripascimento litorale del Golfo di Salerno si sono mobilitati Legambiente ed il Comitato Rinascimare.
In un comunicato pubblicato il 14 gennaio 2015 dal titolo “Salerno, i 70 milioni che soffocheranno la costa” Legambiente spiega le ragioni della sua contrarietà all’intervento: «Parliamo di 52 milioni di euro (sui 70 previsti) per un intervento imponente nella sua realizzazione e nella sua assurdità: 45 pennelli e 4 celle, per un totale di 1.200.000 tonnellate di massi – l’equivalente di una collinetta alta circa 300 metri – a proteggere, o meglio a soffocare, 37 km di ecosistema costiero di alto valore naturalistico, paesaggistico e storico tra Pontecagnano, Battipaglia, Eboli, Capaccio e Agropoli. Un’opera che in Italia è seconda soltanto al Mose di Venezia.
Un progetto pensato, in teoria, per fermare l’erosione della costa e l’arretramento degli arenili, lasciato colpevolmente aggravare nel corso degli anni dalla tolleranza di comportamenti illegali come l’abusivismo edilizio e il furto di milioni di metri cubi di ottima sabbia dai corsi d’acqua, naturali strumenti di ripascimento delle spiagge.
Un progetto che, in realtà, continua a perseguire il modello dei “grossi progetti”, espressione di una visione di gestione del territorio datata e non più proponibile, priva di sistemicità e di prospettive, superata tra l’altro dai risultati di progetti finanziati dalla stessa Europa, come Eurosione e Beach-Med, che sconsigliano proprio le opere rigide per interventi di questo tipo.
Provincia di Salerno e Regione Campania festeggiano questo risultato come espressione della capacità di fare rete per la macroprogettazione.
Legambiente, invece, da tempo impegnata nella protesta #notonz, lamenta la mancanza di un approccio di sistema che analizzi altri tipi di numeri, qui assenti: l’apporto detritico dei fiumi, l’occupazione abusiva del demanio e delle dune costiere, la mobilità sostenibile, la qualità dei 200.000 metri cubi di sabbie per gli inevitabili ripascimenti, l’agricoltura di eccellenza, la balneabilità, la rete dei beni culturali della Piana del Sele, della greca Poseidonia e della etrusca Pontecagnano.
Il tutto, poi, in barba all’articolo 9 della Costituzione Italiana, alla Convenzione Europea per il Paesaggio, agli strumenti di Valutazione Ambientale e Strategica – inesistente – e alle alternative più efficaci e sostenibili.
Nell’illusione di salvare qualche metro quadrato di spiaggia, si sacrifica di sicuro il mare e si abbandona il territorio. Quale rimedio è mai questo? Ci sono ben altri modi per tutelare le nostre coste, evitando di sprecare 70 milioni di euro in un progetto impattante, dannoso, obsoleto. Eppure, purtroppo ancora una volta, si è persa una grande occasione di pensare davvero alla tutela del nostro territorio».
Giuseppina Letteriello, del comitato “Rinascimare”, spiega a sua volta le ragioni della contrarietà al progetto: «Abbiamo studiato a fondo il progetto con tecnici esperti, ingegneri, architetti, geologi e riteniamo che sia una cosa assurda da realizzare e soprattutto un inutile spreco. Basta guardare altre regioni, come il Lazio e l’Emilia Romagna, che hanno fatto queste opere 20 anni fa e oggi vorrebbero eliminarle, ma i costi sono molto elevati.
Nel Lazio sono stati realizzati tantissimi pennelli per contrastare l’erosione e nel tempo si ci è resi conto che la situazione si è aggravata ulteriormente.
La qualità delle acque è peggiorata e addirittura l’arenile non è cresciuto, senza contare l’impatto notevole a livello paesaggistico.
Si tratta di bracci di 200 metri in pietra calcarea, che per una trentina di metri saranno visibili. Questo creerà un blocco delle correnti e chiaramente più inquinamento.
Oltretutto, questi massi calcarei dovranno arrivare sulla spiaggia con dei tir distruggendo tutto l’habitat naturale.
Ci siamo riuniti con Wwf, Legambiente e associazioni di cittadini, abbiamo guardato carte e progetti e ci siamo resi conto che mancano degli studi approfonditi: per esempio, l’esame del moto ondoso, delle analisi specifiche per valutare le conseguenze dell’installazione delle rocce nel mare, se le stesse sprofonderanno o se il mare le porterà via. Abbiamo presentato tante osservazioni al piano.
La stessa commissione regionale ha accertato che mancano studi approfonditi che facciano capire se si tratta di un progetto che porterà benefici.
Come comitato chiediamo l’aiuto di sindaci e assessori all’ambiente affinché ci sia una vera riqualificazione.
Non sprechiamo un’occasione, serve subito altro progetto».
Il 28 gennaio 2015 è stato prodotto un documento in cui si fanno le seguenti Proposte alternative al ripascimento.
Si chiede di tralasciare il progetto provinciale del rinascimento, tramite la messa in opera dei pennelli, ed in alternativa si propone di:
prendere in esame il recupero naturalistico dei fiumi;
i prelievi d’acqua andranno concessi dopo aver stabilito il deflusso minimo vitale;
rinaturalizzare le sponde lungo tutti i corsi;
coltivare, lungo il fiume, essenze che non hanno bisogno di molta acqua;
eliminare le fonti di inquinamento;
prima di Ponte Barizzo creare alcune casse di espansione per evitare inondazioni;
bypassare le traverse di sbarramento con diramazioni contigue in modo tale che la corrente porti materiale lipoideo a valle.
Si ritiene che queste ed altre soluzioni ecologiche integrative potranno migliorare, ridurre fortemente l’erosione con grande giovamento per la natura costiera ed il turismo balneare/ricreativo.
Le proposte alternative sono state trasmesse al Direttore Generale dell’ISPRA.