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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

Grotta di Altamira, biglietti all’asta “Ma così la visiteranno solo i ricchi”

12/01/2016
in Archivi, Beni culturali, Governo del territorio, News, Piani territoriali
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Grotta di Altamira

Madrid. 

Si può mettere all’asta un bene così prezioso da essere stato riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità?

Il caso della grotta di Altamira non è una replica dell’esilarante sketch di Totò che mette in vendita la fontana di Trevi, ma non è meno sorprendente.

Convinto che non si stia facendo tutto il possibile per sfruttare al meglio dal punto di vista turistico questo gioiello dell’arte rupestre – la “cappella sistina del Paleolitico” come è stata ribattezzata – il governo regionale della Cantabria pensa alla distribuzione di “pass vip”, alla portata solo di appassionati milionari, che consentano di accedere alla grotta di Santillana del Mar nel rispetto dei rigidi limiti stabiliti dagli scienziati.

Dopo una chiusura lunga dodici anni decisa per studiare a fondo le conseguenze della presenza umana nel sito archeologico, Altamira è stata riaperta nel febbraio 2014 in via sperimentale solo per pochi: mentre prima si registrava un afflusso di massa, fino a 170mila persone l’anno, ora vengono ammessi cinque visitatori la settimana (accompagnati da due guide), estratti a sorte tra i turisti che passano per il vicino Museo di Altamira, dove sono esposte le copie dei celebri dipinti rupestri raffiguranti bisonti, cavalli e cervi.

Un metodo democratico ed egualitario in cui non c’è spazio per i pivilegi, che verrebbe spazzato via dalla eccentrica proposta dell’assessore al Turismo Francisco Martín.

Intervistato dal quotidiano locale Diario Montañés, il politico sogna la straordinaria ripercussione planetaria che avrebbe, ad esempio sulle colonne del New York Times, la visita del tycoon più ricco del mondo, Bill Gates, che in più sarebbe disponibile a rimpinguare con un generoso assegno le casse dell’amministrazione regionale.

Dice Martín: «Quando vai a Singapore e chiedi cosa conoscono della Cantabria, ti rispondono il Banco Santander e la grotta di Altamira. E quando qualcuno ti dice che pagherebbe qualsiasi cifra pur di vedere i dipinti originali, gli devi rispondere: no, guardi, questo dipende solo da un sorteggio che si fa ogni venerdì mattina».

A Santander c’è chi giura che, dietro la sparata dell’assessore, ci sia lo zampino del presidente regionale (del suo stesso piccolo partito locale), il pittoresco Miguel Ángel Revilla, un “ambasciatore” della Cantabria così ansioso di pubblicizzare i prodotti regionali che, ogni volta che viene ricevuto alla Moncloa dal premier di turno, porta sempre in regalo una gustosa lattina di acciughe del posto.

Il fatto è che, qualunque sia l’idea di Revilla e soci, i destini dell’antichissimo sito archeologico sono per fortuna in mano a un composito patronato del quale, oltre al governo regionale, fanno parte il ministero della Cultura, il municipio di Santillana, il Consiglio superiore per le investigazioni scientifiche, l’Unesco e istituzioni accademiche.

Il patronato non si è ancora pronunciato ma, da Madrid, il segretario di Stato alla Cultura del governo uscente di Mariano Rajoy, José Maria Lassalle, ha già fatto sapere come la pensa: «La gestione di un bene della categoria e della protezione universale che ha Altamira non è comparabile con le aste proprie della tratta del bestiame», ha detto in un’intervista a Abc.

E anche all’interno della stessa amministrazione regionale si levano le prime voci contrarie, come quella dell’assessore alla Cultura, il socialista Ramón Ruiz, per il quale le installazioni di Altamira devono essere «il più possibile aperte a tutti».

Più che vendere i biglietti al miglior offerente, dice, «bisogna democratizzare il museo».

Ma il più polemico di tutti è José Ramón Blanco, il leader regionale di Podemos, il partito che con la sua astensione ha consentito l’insediamento del governo guidato da Revilla.

La messa all’asta dei “pass vip” «instaura una categoria di disuguaglianza che è diametralmente opposta ai valori che il titolo di patrimonio dell’umanità concesso nel 1985 implica».

Per Podemos il vero dibattito dev’essere quello tra gli scienziati, sull’opportunità o meno di tenere aperta la grotta, sia pure con un accesso limitato come avviene da due anni a questa parte.

Altamira, aveva avvisato già un anno fa il direttore dell’équipe di esperti, il francese Gaël de Guichen, è «come un nonno malato».

Si può curare o sottoporre a trattamenti palliativi, ma non è immortale.

 

(Articolo di Alessandro Oppes, pubblicato con questo titolo il 7 gennaio 2016 su “la Repubblica”)

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