L’articolo di Vera Mentengoli, pubblicato con questo titolo il 23 giugno 2015 su “La Nuova di Venezia e Mestre”, ci aggiorna sullo scontro in atto tra Koolhaas e Benetton.
VENEZIA. L’archistar olandese Rem Koolhaas potrebbe a breve scaricare Benetton.
I lavori per ultimare il blindatissimo Fontego dei Tedeschi proseguono a ritmo sostenuto, ma negli ultimi mesi ai referenti dello studio Oma di Koolhaas non è stato permesso entrare in cantiere a controllare, come invece l’accordo iniziale prevedeva.
Lo studio avrebbe dovuto seguire fino al termine (giugno 2016) il recupero della struttura e l’allestimento degli spazi comuni, come la corte interna e la terrazza. (vedi https://www.rodolfobosi.it/lodissea-veneziana-del-fontego-dei-tedeschi-tra-pubblico-e-privato/)
Sembra invece che il mandato per coordinare il progetto non sia stato rinnovato da Benetton con la conseguenza che si è ai ferri corti.
Per ora, dallo studio di Rotterdam, ci si limita a una telegrafica conferma: «Effettivamente», fanno sapere senza dire una parola in più, «c’è un interrogativo sul proseguimento della partecipazione al progetto».
In passato Oma ha firmato e depositato in Comune il progetto di recupero del Fontego e, come si evince anche dal pannello affisso sul Canal Grande, risulta responsabile della voce “Progetto architettonico e coordinamento”.
Eppure si dice che, da quando la Rinascente è stata messa da parte ed è subentrato Dfs (Duty free shops) group, divisione del colosso multinazionale Lvmh (Luis Vuitton Moet Hennessy) e leader mondiale della vendita di prodotti extra lusso, le cose siano cambiate.
Prima di tutto si sa che gli interni degli spazi commerciali sono stati affidati da Dfs all’architetto inglese James Fobert, scelta che di fatto avrebbe escluso lo Studio Oma da qualsiasi altro incarico e mettendolo già da parte, per esempio, come supervisione generale.
Poi non c’è chiarezza sui motivi che avrebbero spinto Benetton a emarginare Oma, impedendo di entrare in cantiere.
Sembra infatti che siano state fatte delle modifiche al progetto non condivise da Oma.
A quanto dice chi segue la vicenda fin dall’inizio, la situazione che si respira nell’ultimo periodo sta per esplodere.
C’è chi sostiene che il colpo finale sia stato dato dall’uscita di scena delle ex soprintendente Renata Codello che seguiva attentamente lo sviluppo dei lavori.
Dall’aria che tira, non è escluso che nei prossimi giorni Oma arrivi addirittura a prendere le distanze dal comportamento di Benetton.
Per adesso le bocche sono cucite, ma è evidente la differenza di approccio concettuale allo store di Dfs e di Oma per capire che qualcosa non sta funzionando.
Per quanto ci siano sempre state polemiche sull’uso commerciale dello spazio, Oma ha dichiarato di aver concepito il Fontego pensando alla fruizione da parte della cittadinanza.
Dfs Group sembra invece essere più propensa a un luogo esclusivo, con un target di clienti chic.
Oltre a queste ipotesi, ci sono dei fatti che attestano la marginalizzazione di Oma e che pongono degli interrogativi.
Se il mandato iniziale prevedeva che Oma seguisse fino alla fine il recupero dei lavori, si dovrà spiegare come mai nessuno dell’entourage di Koolhaas può accedere al Fontego e che genere di interventi si stanno facendo all’interno, dato che non viene aperto da molto tempo per fare un punto sul restauro.
Il rischio è che, se è vero che Benetton stia escludendo Oma, il risultato finale sia diverso da quello che i veneziani si attendono e da quello che Rem Koolhaas aveva ideato.
Se così fosse, l’incomprensione tra le due star con il tempo potrebbe trasformarsi in materia per avvocati e lo Studio Oma dimostrare di essere stato usato e abbandonato.