Il mondo perde ogni anno da 6.300 a 10.600 miliardi di dollari – tra il 10 e il 17% del Pil globale – a causa della degradazione del suolo, che manda in fumo i benefici forniti dalla terra in termini di cibo, acqua, riduzione della povertà, lotta al cambiamento climatico e alle malattie.
È quanto si legge nel rapporto “Il valore della terra” della ‘Economics of Land Degradation Initiative”, uno studio condotto da 30 istituti internazionali di ricerca e capitanato dall’Istituto canadese per l’acqua, l’ambiente e la salute, una delle università dell’Onu.
Un terzo della Terra è vulnerabile alla degradazione del suolo, e un terzo dell’Africa è minacciato dalla desertificazione.
L’emergenza, spiegano gli esperti, è innanzitutto umanitaria.
La degradazione del suolo colpisce il 74% dei poveri del Pianeta.
Solo nel giro dei prossimi 10 anni, 50 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa della desertificazione.
A fronte di una popolazione mondiale in crescita, da sfamare, il 52% dei terreni agricoli è degradato in modo moderato o severo.
Ma il problema, sottolineano i ricercatori, va ben oltre la produzione di cibo.
Il suolo è il più grande ‘sequestratore’ di CO” dopo gli oceani.
Allo stesso tempo, il cambio di destinazione d’uso del terreno, ad esempio con la deforestazione e la cementificazione, rappresenta, insieme all’agricoltura, la seconda fonte mondiale di emissioni di gas a effetto serra dopo i combustibili fossili.
(Ansa del 15 settembre 2015, ore 12:15)