Sul sito del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua il 27 luglio 2015 è stato pubblicato il seguente comunicato.
Come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sentiamo la necessità di prendere parola in merito al deposito di diversi quesiti referendari presso la Corte di Cassazione effettuato lo scorso 16 luglio dall’associazione “Possibile” promossa da Pippo Civati.
Sono otto quesiti che spaziano dalla materia elettorale al Jobs Act, dalla “Buona scuola” allo “Sblocca Italia”, con l’intenzione dichiarata di raccogliere le oltre 500.000 firme necessarie entro il prossimo 30 settembre.
Riteniamo di dover prendere parola perché in base alla nostra esperienza – quella di due referendum che nel giugno 2011 hanno portato la maggioranza assoluta del popolo italiano a dichiarare l’acqua bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa – crediamo che si stia sbagliando nel metodo e nel merito.
Il referendum è uno dei pochissimi strumenti a disposizione della popolazione per poter intervenire e decidere su temi e problemi che riguardano l’intera società; uno strumento spuntato dalla crisi della democrazia, come abbiamo sperimentato con la mancata applicazione di quanto deciso sull’acqua, ma sicuramente capace di costruire sensibilizzazione culturale, mobilitazione sociale, partecipazione collettiva.
Elementi senza la presenza dei quali, l’annuncio di nuovi referendum, oltreché palesemente inefficace – ha idea l’onorevole Civati di cosa voglia dire raccogliere le firme in tutto il paese entro il 30 settembre? – rischia di essere il già conosciuto tentativo di sovradeterminare i conflitti reali aperti nella società.
Come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua siamo direttamente impegnati in molte delle lotte ambientali che riguardano lo Sblocca Italia, insieme a reti e comitati che in moltissimi territori stanno costruendo l’attivazione sociale per fermare la nuova ondata di opere e impianti inutili e devastanti.
Così come siamo impegnati a contrastare il nuovo ciclo di privatizzazione dei servizi pubblici locali e a favorirne la ripubblicizzazione.
È solo dall’elaborazione e dall’esperienza dei comitati direttamente impegnati che può maturare l’eventuale decisione di costruire una campagna referendaria.
Lo stesso dicasi su temi come la “Buona scuola” o il “Jobs Act” che, pur non vedendoci direttamente impegnati come Forum, ci vedono comunque interessati come esperienza che ha fatto dei beni comuni e dei diritti sociali l’humus del proprio agire sociale.
La profondità della crisi della democrazia in questo Paese e l’attacco sistematico ai diritti e ai beni comuni portato avanti dal governo Renzi e dai dogmi dell’austerità dell’Unione Europea richiedono senz’altro una forte risposta da parte dei movimenti sociali e la possibilità di costruire una stagione di “referendum sociali”, connettendo l’insieme delle lotte in campo nel Paese, è senz’altro tema su cui ci interessa un confronto dentro i movimenti e nella società.
In nessun caso, crediamo che questo confronto possa essere by-passato o addirittura “rappresentato” da proposte velleitarie interamente giocate dentro lo schema di un autoreferenziale riposizionamento dentro il quadro politico.
Sulla base di queste riflessioni, e come già richiesto pubblicamente dal variegato movimento per la scuola pubblica, crediamo sia necessario chiedere all’associazione “Possibile” di ritirare la propria proposta.
La democrazia è troppo importante per essere affidata ad annunci velleitari ad uso mediatico.
Luglio 2015.