Lo studio “Natural Variability and Vertical Land Motion Contributions in the Mediterranean Sea-Level Records over the Last Two Centuries and Projections for 2100”, pubblicato su Water da Marco Anzidei, Enrico Serpelloni e Fabio Florindo dell’Istituto nazionale di geofisica e ulcanologia (Ingv) e da Antonio Vecchi della Radboud University e del
LESIA, Observatoire de Paris, ha messo in correlazione le proiezioni climatiche per i prossimi anni con quelli dei movimenti della superficie terrestre lungo alcune coste del Mediterraneo negli ultimi 20 anni e i ricercatori hanno evidenziato «un aumento certo del livello del mare, ipotizzando due scenari possibili».
All’Ingv sottolineano che «il tema delle variazioni climatiche sta, sempre di più, concentrando l’attenzione dei ricercatori in tutti i settori delle geoscienze» e per questo hanno dato un dettagliato sguardo a come potrebbe aumentare il livello del mare nel 2050 e nel 2100 in corrispondenza di 9 stazioni mareografiche del Mediterraneo centro-settentrionale, che, a partire dal 1888, ne misurano il livello.
Gli scienziati italiani spiegano che «il calcolo ha incluso gli effetti della subsidenza (movimento verticale del suolo verso il basso per cause naturali o antropiche) individuata da misure geodetiche GPS acquisite negli ultimi 20 anni circa e la fluttuazione naturale del livello marino, causato dalla variabilità climatica, che agisce con periodi decennali».
Per il livello del mare nel 2050 e 2100, lo studio ha previsto due scenari possibili calcolati sulla base delle proiezioni climatiche fornite dall’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), perfezionati con i dati della subsidenza, che varia da luogo a luogo, e della fluttuazione naturale del livello marino.
Vecchio dice che «i risultati mostrano che nello scenario climatico RCP8.5, si potrà verificare entro il 2050 un aumento massimo del livello medio del mare di circa 20 cm mentre nel 2100 si potranno raggiungere i 57 cm circa.
Nello scenario RCP2.6, meno critico del precedente, nel 2050 si potrà avere un aumento di 17 cm e nel 2100 di 34 cm».
Anzidei, che è anche coordinatore del progetto europeo SaveMed Cosasts, conclude: «A livello locale le fluttuazioni del livello marino possono contribuire fino al 9% della variazione totale attesa, mentre subsidenza e variabilità nel loro insieme sono responsabili di circa il 15% della variazione del livello del mare.
Nella laguna di Venezia, dove la subsidenza accelera l’effetto dell’aumento del livello marino, si stima che nel 2100 il livello medio del mare sarà più alto rispetto ad oggi tra i 60 e gli 82 cm, nei due scenari climatici RCP2.6 e RCP8.5.
Le analisi mostrano che gli effetti locali hanno un ruolo rilevante nel calcolo delle proiezioni di aumento di livello marino per diverse zone.
In particolare lungo le coste basse e subsidenti gli aumenti attesi sono in grado di causare una ingressione marina più rapida, cioè il mare tende a sommergere tratti più o meno ampi di costa in maniera più veloce rispetto alle zone non subsidenti.
Ciò rappresenta un fattore di rischio per l’ambiente, per le infrastrutture e per le attività umane, come l’erosione e l’aumento dei rischi legati ad inondazioni, mareggiate e maremoti, con le conseguenti perdite economiche.
Le istituzioni, a tutti i livelli di governance, devono tenere conto di queste proiezioni perché sono fondamentali per affrontare in modo più consapevole la gestione delle nostre coste».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 21 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)