Il 29 gennaio 2014 è stato presentato il Nuovo P.G.T.U. (Piano Generale Traffico Urbano) di Roma Capitale organizzato dalla Commissione III Mobilità e dall’Assessorato Mobilità e Trasporti di Roma Capitale.
A prescindere dalle valutazioni sul resto dei contenuti delle sue linee guida, quello che sicuramente emerge in maniera eclatante è l’incredibile approccio minimalista e nemmeno provinciale con cui si presenta il servizio di Bike Sharing che viene ipotizzato.
Dopo le incoraggianti premesse dove si cita che “… dopo quasi 15 anni Roma decide di aggiornare il suo strumento di programmazione della mobilità” e “… le grandi aree metropolitane come Roma Capitale devono essere snodi efficienti per le reti nazionali ed europee di trasporto, risultando vitali per la competitività del nostro territorio e per uno sviluppo economico sostenibile” relativamente al servizio di Bike Sharing si arriva praticamente al ridicolo dichiarando:
- Pag.11: “..fino a 80 ciclostazioni +1000 biciclette “ (…fino a…. come dire “addirittura fino a 80 stazioni e 1.000 bici!!!”)
- Pag.13: “Potenziamento sistemi di sharing (car, bike, van)” dentro la Zona 1 dell’Area centrale delle Mura Aureliane
- Pag.14: “Sviluppo sistemi di sharing (car, bike, van)”dentro la Zona 2 dell’anello ferroviario
- Pag.25: “Questi sistemi dovranno essere parte integrante di una nuova politica di mobilità in grado di offrire estensivamente ulteriori alternative all’uso del mezzo individuale” con “aumento dell’offerta di ciclo stazioni dedicate al Bike Sharing”.
Appare al limite della vergogna che la Capitale d’Italia si dia degli obiettivi così palesemente improponibili di fronte ad emergenze evidenti da ormai 20 anni.
Non è dato di sapere quante volte gli amministratori abbiano avuto la possibilità di toccare con mano le esperienze finalizzate in tutti gli altri contesti, dal momento che avrebbero potuto se non dovuto soltanto copiare quanto di meglio è stato già fatto ovunque nel mondo: in un documento di programma che dovrebbe essere il punto di eccellenza nell’ambito della mobilità (e recepire quindi i migliori benchmark possibili come test per la valutazione ed il miglioramento dei servizi per Roma) è stato invece inserito un servizio di Bike Sharing con “fino a 80 stazioni” (quindi magari nemmeno quelle) che appare semplicemente inaudito.
Un servizio di Bike Sharing che a Roma venga previsto al di sotto di 400 stazioni e almeno 6.000-7.000 biciclette non è degno di questo nome, specie se si considera che il finanziamento del suddetto numero minimo di stazioni potrebbe essere sostenuto a costo zero dal Comune con l’affidamento di circa 6.500-7.000 mq di pubblicità, vale a dire il 4% circa del totale della pubblicità su suolo pubblico prevista dal PRIP che così come redatto da “Aequa Roma” è di 162.500 mq.!
Con un impatto pubblicitario impalpabile l’amministrazione pagherebbe il 100% del Bike Sharing senza mettere le mani nelle tasche dei romani, come invece sarà costretta a fare con questo risibile Bike Sharing da 80 stazioni, se – come sembra – il Comune intende comprare il servizio spendendo circa 3 milioni di euro all’anno.
Da voci raccolte, ma non ancora ufficialmente confermate, si è venuto infatti a sapere che l’Assessore Guido Improta intenda sostenere i costi del servizio di Bike Sharing con i ricavi del Car Sharing (dall’inglese auto condivisa o condivisione dell’automobile) che è un servizio che permette di utilizzare un’automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio, e pagando in ragione dell’utilizzo fatto: in modo analogo a questo sistema, che è dedicato alla mobilità delle persone, c’è il servizio di Van Sharing che è una metodologia di distribuzione delle merci in ambito urbano basata sulla condivisione di una flotta di veicoli da parte di più operatori.
Guido improta
La previsione del PGTU conferma la “rivoluzione del bike sharing” annunciata dall’Assessore Guido Improta in un articolo pubblicato sulla cronaca di Roma del quotidiano La Repubblica del 25 agosto 2013.
Per un opportuno confronto sulla “rivoluzione” di tale “Piano della mobilità ciclabile” si fa presente che con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 284 del 3 agosto 2011 era stato deciso di affidare alla “Agenzia Roma Servizi per la Mobilità” il servizio di gestione e sviluppo del Bike Sharing tramite gara ad evidenza pubblica: la deliberazione prevedeva che la società vincitrice della gara avrebbe dovuto provvedere al “rinnovo delle n. 29 postazioni esistenti”, alla “realizzazione delle n. 36 postazioni” che sono state “già concordate con la Soprintendenza ai Beni Architettonici di Roma, da realizzare nei Municipi I e XVII del Comune (Centro storico, Monti, Trastevere, Prati)” e alla “progettazione e realizzazione di ulteriori 5 postazioni al fine di completare il sistema costituito da 70 postazioni, 1000 colonnine ed un parco di 850 biciclette”.
Come si può ben vedere, rispetto a quel progetto, che fu caldeggiato dall’allora Assessore all’Ambiente Marco Visconti, la “rivoluzione” consiste oggi in un aumento di appena 10 stazioni e di sole 50 biciclette in più, a parità però delle stesse mille colonnine programmate.
Marco Visconti
C’è da sapere che quel progetto è stato poi recepito nel “Piano Quadro della Ciclabilità del Comune di Roma” che è stato approvato con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 27 del 24 aprile 2012 e che prevede tra le diverse azioni previste per lo sviluppo della ciclabilità urbana l’espansione del Servizio di Bike Sharing cittadino nei due seguenti ambiti di intervento successivi:
– estensione del Bike Sharing dalle attuali 29 stazioni a 70, con localizzazione delle nuove stazioni sostanzialmente negli ex Municipi I e XVII (ora I Municipio);
– espansione di un numero non precisato di nuove stazioni da realizzare nei negli ex Municipi II (oggi ancora II), VI (ora V) e IX (ora VII).
Dal momento che la deliberazione n. 284/2011 è ancora pienamente vigente, c’è da chiedersi in termini di “metodo” se, prima ancora di arrivare a questa “rivoluzione”, l’Assessore a Trasporti e Mobilità si sia coordinato seriamente con l’Assessore all’Ambiente On. Estella Marino e con l’Assessore per Roma Produttiva On. Marta Leonori.
In termini invece di “merito” rimangono forti le perplessità tanto sulla praticabilità della strada che si vorrebbe imboccare quanto ancor più sulla validità di un “Piano della mobilità ciclabile” così limitato e quindi sugli effetti tangibili che verrebbe a produrre sul traffico.
Per capire meglio quest’ultimo aspetto, si fa presente che l’Assessore Improta ha sostanzialmente recepito nel nuovo PGTU il 1° ambito di intervento di estensione del servizio di Bike Sharing previsto dal “Piano Quadro della Ciclabilità del Comune di Roma”, potenziandolo di poco, senza ipotizzarne l’ulteriore non precisato aumento del 2° ambito di intervento.
Si mette in grande evidenza in secondo luogo che la proposta di modifiche ed integrazioni al PRIP redatta dal Circolo Territoriale di Roma di VAS e dalla associazione “Basta Cartelloni-Francesco Fiori” prevede la trasformazione in Norme Tecniche di Attuazione dello schema normativo con un 3° comma dell’art. 31 dal seguente testo: <<Nel rispetto della disciplina generale stabilita dal Regolamento riguardo alla quota complessiva di superficie pubblicitaria da riservare a compensazione del servizio di Bike Sharing, che l’Amministrazione Comunale dovrà comunque decidere assieme ai criteri entro e non oltre 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente Piano per darne tempestiva comunicazione a chi sta redigendo i 15 Piani di Localizzazione, in ogni Piano di Localizzazione debbono essere individuati gli impianti di mt. 1,20 x 1,80 da riservare alla pubblicità a compensazione del servizio di Bike Sharing per la quota complessiva di superficie assegnata al corrispondente Municipio>>.
Come è stato spiegato nel corso della Conferenza Stampa di presentazione della proposta, che è stata tenuta il 3 maggio 2013, se come corrispettivo per un servizio di Bike Sharing di 70 stazioni (ma anche di 80) è sufficiente la gestione in esclusiva di 1.500 mq. di impianti pubblicitari, diventa allora possibile potenziare a piacere il servizio di 2, 3, 4 o più volte concedendo il doppio, il triplo o il quadruplo di superficie pubblicitaria espositiva, ma andandola a prendere dentro quella massima complessivamente prevista dal PRIP: per 400 stazioni dovrebbero essere concessi come già detto dai 6.500 ai 7.000 mq. circa.
In allegato ad un messaggio di posta elettronica inviato all’Assessore Marta Leonori il 24 ottobre 2013 ed allo stesso Sindaco il successivo il 10 dicembre 2013 ho trasmesso una “Proposta per un immediato servizio di Bike Sharing per 80 postazioni” da finanziarie con la pubblicità a livello sperimentale, prima ancora della materiale approvazione del PRIP che consentirà di utilizzare a piacere le ulteriori superfici pubblicitarie da lui individuate.
Il doppio messaggio non è stato evidentemente preso nelle benché minima considerazione dal Sindaco, che ha dimenticato del tutto il suo discorso inaugurale di fronte alla Assemblea Capitolina in cui ha fra l’altro dichiarato che “per risolvere tanti annosi problemi di questa magnifica città serve anche l’impegno dei romani” e che “abbiamo bisogno di cittadini capaci di indignarsi, capaci di denunciare le cose che non vanno e i malfunzionamenti della pubblica amministrazione”, ma precisando che “abbiamo bisogno anche di cittadini che si sentano parte di una comunità, di cittadini disposti a impegnarsi in prima persona, di cittadini che riconoscano il valore del bene comune e lo considerino il tesoro più prezioso che si possa condividere con gli altri”.
È stato per ora deciso di non far finanziare dalla pubblicità un risibile servizio di Bike Sharing di cui non è stato ancora nemmeno capito, dopo 2 anni e mezzo, 2 ricorsi al TAR, lettere di chiarimento e un numero infinito di incontri, che nelle 80 stazioni approvate dalla Soprintendenza non ci possono stare 1.000 bici, dal momento che gli stalli possono essere al massimo 900, visto lo spazio fisico approvato: se infatti si riempissero tutti gli stalli con altrettante biciclette, una volta prelevato il mezzo l’utente non avrebbe mai la possibilità di rilasciarlo perché la ratio stalli/biciclette ottimale per gestire la regolazione è di 2:1.
Ne deriva quindi che nella ipotesi magnificente delineata dal PGTU dovranno restare nei magazzini come scorta 500 bici, per cui per le 80 stazioni si avranno solo 500 biciclette.
500 bici a Roma, ci rendiamo conto???!!!!
Dott. Arch. Rodolfo Bosi