L’articolo dello scrittore e giornalista Massimo Gramellini, pubblicato con questo titolo il 29 luglio 2015 sul sito “La Stampa”, mette in evidenza l’altro tipo di italiano che sta venendo allo scoperto dalla proposta di Alessandro Gassmann (vedi https://www.rodolfobosi.it/armiamoci-di-scopa-e-ripuliamo-tutto-noi-lappello-di-gassmann-che-divide-la-capitale/#more-22489).
La proposta di cominciare la bonifica di Roma dal marciapiede davanti a casa propria, avanzata dall’attore Alessandro Gassmann, sta facendo emergere per contrasto un altro tipo di italiano.
Il signor Mi Rifiuto, figura trasversale che va dai commentatori dei giornali di destra all’archetipo dell’intellettuale di sinistra, il professor Asor Rosa.
La sua tesi è che il cittadino non deve sostituirsi ai netturbini perché già paga le tasse.
Questo richiamo al ruolo virtuoso delle imposte nel Paese che vanta il maggior numero di evasori fiscali suona vagamente surreale.
Ma pur di non prendere in mano una ramazza e sentire la città come cosa – e casa – sua, il signor Mi Rifiuto è pronto a sciorinare tutto il repertorio dello scaricabarile.
Ironizza sul fatto che Gassmann abbia lanciato il suo appello dal Sudamerica, dove sta lavorando, anziché precipitarsi qui con guanti e paletta.
E sposta l’attenzione sugli stranieri che sporcano la città, fingendo di non sapere che l’essere umano si adegua al panorama circostante e che, come a nessun italiano verrebbe in mente di straziare di cartacce un immacolato parco londinese, così è comprensibile che un inglese non si senta in colpa se imbratta una piazza di Spagna già ridotta a ciofeca.
Le obiezioni del signor Mi Rifiuto, formalmente ineccepibili, sono alibi per continuare a rimanere come siamo: inerti e lamentosi.
Ignorano l’effetto contagioso dell’esempio.
Chi contribuisce in prima persona diventa più geloso del bene comune e più esigente verso gli amministratori.
«Pulisci davanti all’uscio di casa e tutta la città sarà pulita», recita un proverbio cinese o forse scandinavo.
Sicuramente non italiano.