Ultimamente è tornato alla ribalta il caso del “solare termodinamico” a concentrazione (CSP) nel deserto del Sahara in Marocco e della recente inaugurazione di una centrale chiamata “Ouarzazate Solar Power Station”.
Alcuni sprovveduti, a vario titolo, vedono queste soluzioni come delle possibilità esportabili in Italia.
Poche cose ci sarebbero da dire senza grandi ragionamenti e, soprattutto, per non annoiare l’affezionato lettore:
- Vi siete resi conto che l’impianto è stato realizzato nel deserto del Sahara?
- Vi siete resi conto che in Italia non vi sono i deserti africani?
- Vi siete resi conto che l’indice di irraggiamento solare per un sito del deserto del Sahara non ha nulla di paragonabile con le aree dell’Italia?
- Vi siete resi conto che in Italia, per far funzionare un similare impianto, occorre distruggere (come per la Basilicata e la Sardegna) centinai di ettari di terreni dediti all’agricoltura?
- Vi siete resi conto che in Italia, per far funzionare similari impianti, occorre affiancarli a centrali termoelettriche tradizionali che prevedono la realizzazione di enormi caldaie per la combustione, ogni anno, di milioni di metri cubi di gas metano quale fonte energetica fossile e per nulla pulita?
- Vi siete resi conto dello spropositato consumo d’acqua (miliardi di metri cubi ogni anno) per il sistema di raffreddamento, produzione di vapore e pulizia delle superfici specchiate? Proprio quell’acqua che dovrebbe essere preservata in quanto fonte limitata ed esauribile?
- Possibile che siate così superficiali da leggere unicamente la parola “sole” e non anche le parole DESERTO, SUOLO AGRICOLO, ACQUA, GAS METANO?
La follia degli impianti alimentati da fonti fossili spesso trova compagnia da altrettanta follia nelle centrali speculative per l’enorme e sconsiderato consumo d’acqua: “Le centrali termiche solari possono consumare due volte la quantità di acqua impiegata dalle centrali a combustibili fossili, e un progetto proposto recentemente per una centrale termica solare avrebbe consumato intorno a 500 milioni di galloni d’acqua l’anno”. (cfr. http://www.technologyreview.it/la-siccita-della-california-mette-a-dura-prova-il-solare-termico)
Perché non si pensa a collocare migliaia di impianti fotovoltaici su tutti i nostri tetti, oggi che possono essere affiancati anche da accumulatori che permettono di superare i limiti della produzione ad intermittenza dell’energia elettrica? (cfr. http://www.intercomunalelucania.it/2015/05/fotovoltaico-con-accumulo-la-batteria-domestica-tesla.html)
Perché non si pensa ai nostri tetti invece di rendersi partecipi di altro consumo di suolo quale risorsa limitata e non rinnovabile? (cfr. http://www.intercomunalelucania.it/2015/06/ota-citta-giapponese-definita-la-capitale-solare-del-mondo.html)
Si riporta l’articolo che dà notizia dell’impianto termodinamico in Marocco ed invitiamo a leggerlo senza dimenticarsi dell’elementare concetto di integrazione e rispetto del territorio (cfr. http://www.wired.it/economia/business/2015/11/25/marocco-record-nel-deserto-sahara-grande-centrale-solare-mondo/)
Ovviamente, l’articolo che parla dell’impianto marocchino, come molti di quelli che circolano in rete, è pieno di inesattezze.
Infatti, una fra tutte, si fa notare che si parla di “una produzione che potrà raggiungere i 580 MegaWatt” senza rendersi consto che il Watt è l’unità di misura della potenza elettrica e non della produzione di energia elettrica.
Ottima soluzione quella del Termodinamico (CSP) purché realizzato in aree desertiche, in aree industriali, in aree dismesse. [vedi anche http://www.vasonlus.it/?p=6666] [vedi anche https://www.rodolfobosi.it/mega-impianto-solare-in-usa-brucia-migliaia-uccelli/]
La stessa ENEA nel “Quaderno del solare termico” del Luglio 2011, nel paragrafo titolato <Il solare termodinamico in Italia – Prospettive di sviluppo> valuta che “Le prospettive di applicazione in Italia […] appaiono modeste, […]. Rimangono disponibili le aree industriali dismesse o le discariche esaurite, dove questi impianti potrebbero rappresentare un utile modo per riqualificare l’ambiente”.
Non è un caso che l’impianto inaugurato in Marocco è stato collocato in un’area desertica.
A quanti pensano di propinare una tale soluzione anche in Italia, quale Paese privo di deserti africani, si invita a leggere la seguente considerazione: è evidente che la follia del fossile spesso trova altrettanta follia in impianti “rinnovabili” qualora gli stessi vengono concepiti in modo megalomane senza fare i conti con le fragilità di un territorio.
Non è il caso del Marocco, ma è il caso dell’Italia dove ci sono proposte di impianti su aree agricole, dalla Basilicata alla Sardegna, con l’occupazione di centinaia di ettari di superficie.
Diciamo “SI” alle rinnovabili, ma senza dimenticarci del territorio e dell’ambiente.
Sarebbe un controsenso parlare di Green Economy, ma sacrificando ambiente e territorio.
Le soluzioni ci sono affinché la Green Economy venga seriamente attuata, ma purtroppo occorre scollegarla alle lobbies energetiche che pensano solamente al proprio profitto e vedono ambiente e territorio unicamente ostacoli per le loro insaziabili tasche. (cfr. http://www.olambientalista.it/?p=34028)
In Italia non esiste una sola centrale solare termodinamica (CSP) di grandi dimensioni che sia stata concepita in aree dismesse, in aree industriali, in discariche esaurite come consigliato dalla stessa ENEA nel Quaderno del Solare termodinamico.
Quando leggiamo di impianti termodinamici nei deserti africani, ricordiamoci anche questo piccolo aspetto!
Se una grande Associazione a favore delle rinnovabili, come AssoRinnovabili, afferma il suo “no agli incentivi ai grandi impianti solari termodinamici”, non si capisce il perché altri sostenitori italiani delle rinnovabili debbano nascondersi dietro il paravento del solare africano facendo un favore agli speculatori ed un torto a chi vuole investire seriamente ed onestamente nel settore della Green Economy. (cfr. http://www.casaeclima.com/ar_23630__decreto-fer-assorinnovabili-no-incentivi-grandi-impianti-solari-termodinamici.html).
Per meglio comprendere la “follia” di questi impianti è utile ricordare che il Presidente dell’ANEST, grande sostenitore del solare termodinamico in Italia, durante il convegno che si tenne a Palermo il 18/19 settembre 2012 affermò testualmente: “… l’incentivazione che è stata data non è molto elevata in termini di MW istallabili. Quello che noi faremo in Italia, non è un qualcosa che servirà più di tanto al mercato nazionale dell’energia. Non possiamo pensare che 600 MW o 1 GW o quand’anche si arrivasse a 2 GW siano risolutivi per il nostro programma energetico […] Quello che faremo in Italia sarà importantissimo perché servirà da palestra per tutto quello che faremo dopo. Le sperimentazioni sono vitali per cui gli impianti che faremo qui serviranno a dare quel know how tecnologico, quella leadership alle imprese italiane che poi potranno meglio competere sui mercati internazionali”. (cfr. http://www.olambientalista.it/?p=40769)
Non dovremmo dimenticarsi di salvaguardare la destinazione agricola dei suoli destinati a tali pratiche e per le quali restano idonei anche quando temporaneamente utilizzati, se si conserva la loro specifica biodiversità e geo-pedodiversità, al fine di tamponare la devastante e irrefrenabile cementificazione e impermeabilizzazione (soil sealing nelle direttive e “buone pratiche” comunitarie) della superficie agricola nazionale che sta assumendo una forma inquietante: secondo l’ISPRA, al 2012, la superficie di suolo consumato e perso irreversibilmente si è incrementato di altri 720 kmq, 0,3 punti percentuali in più rispetto al 2009, un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo.
Sottolinea l’ISPRA che la velocità con cui si perde terreno non rallenta e continua procedere al ritmo di 8 mq al secondo nonostante la fase di contrazione economica. (cfr. http://www.olambientalista.it/?p=38534)
Per completare l’informazione di chi esulta alla lettura di notizie sul termodinamico in Marocco, vedendolo come una ghiotta occasione per l’Italia, si invita a leggere i seguenti articoli:
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/10/la-follia-del-solare-termodinamico-in-basilicata/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/02/investi-10-guadagni-130-lincentivo-al-solare-termodinamico-fa-ben-sperare-chi-specula/885542/
Inoltre, per i più volenterosi, si invita a visionare il seguente video intitolato “Il solare termodinamico è pulito? Il caso Basilicata”: https://www.youtube.com/watch?v=vMGtd2iYxbE.
Donato Cancellara
Associazione Intercomunale Lucania
Associazione VAS per il Vulture Alto Bradano
Ma vi siete resi conto di quante stupidaggini avete scritto anche voi??
Disponibile in ogni momento ad un confronto, anche pubblico!
Saluti
Gianluigi Angelantoni
Presidente ANEST
A parlare di sciocchezze è il Presidente dell’ANEST (Associazione Nazionale dell’Energia Solare Termodinamica) tanto interessato alla realizzazione di impianti termodinamici a concentrazione (CSP) in Basilicata ed in Sardegna occupando centinaia di ettari da sempre destinati all’agricoltura.
Se di “stupidaggini” si tratta, quanto scritto nell’articolo, riproponendo
alcune questioni sollevate da Comitati e Associazioni della Basilicata e della
Sardegna uniti nel NO al TERMODINAMICO (CSP), sarebbe interessante chiedersi perché queste “stupidaggini” hanno impedito, dal lontano 2012, l’autorizzazione degli impianti sponsorizzati dall’ANEST. Proprio quegli impianti per i quali la legge prevede una chiusura del procedimento in 180 giorni.
Non tolleriamo chi, secondo noi, offende il nostro territorio e chi vuole realizzare progetti, secondo noi, “folli” come i termodinamici a concentrazione (CSP) in aree agricole.
Il confronto che chiede l’ANEST avviene ripetutamente e non a chiacchiere,
ma in forma scritta, tramite le nostre osservazioni, controsservazioni, perizie
e documenti che arrivano là dove devono arrivare.
Il Sig. Angelantoni deve capire che non esiste più l’era dell’ex Ministro all’Ambiente Clini che tanto osannava il termodinamico, non ci sono solo i suoi canali di informazione privilegiati, non esistono solo i suoi monologhi con le sue “addomesticate” interviste, non esiste solo la sua voglia di fare affari vedendo ai mercati dell’Arabia Saudita e dell’altopiano del Tibet.
Esiste gente seria non disposta né a trattare né ad interloquire con chi, secondo noi, si mostra non rispettoso dei nostri territori e delle nostre Comunità.
Continui con le sue assurde idee sul termodinamico, continui a difendere l’indifendibile, NOI facciamo e continueremo a fare la nostra parte che va ben oltre la difesa del territorio perché si impone di portare a termine una battaglia che pone al primo posto il RISPETTO della nostra TERRA.
La gente è stanca dei vostri incontri pubblici che non attecchiscono più perché in tanti, oramai, non credono più alle vostre “favole” e non vogliono più perdere tempo ad ascoltarle. Il vostro modo di fare disinformazione lo riteniamo un’offesa a quanti vogliono vivere e lavorare con serietà e rispetto.