Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’illuminante documento di Maurizio Melandri del Comitato Malagrotta: chiarisce i vari aspetti, invita a riprendere la battaglia culturale e informa su proposte di mobilitazione in settembre.
Qualche anno fa, il direttore di una radio di informazioni ebbe a dirmi: “voi (antinceneritoristi) la battaglia culturale l’avete vinta; oggi sostenere la bontà degli inceneritori è difficile per tutti».
Lo scontro culturale di cui si parlava era fra le due impostazioni sulla gestione dei rifiuti: quella che prevede l’incenerimento e quella che invece lo esclude.
Con l’incenerimento si propone la narrazione del recupero energetico come finalità ultima del trattamento dei rifiuti e che anzi definisce il rifiuto come utile, o indispensabile combustibile per creare energia, in una mescolanza di temi irrazionali tra gestione dei rifiuti e creazione di energia, giustificata solo da scellerati incentivi statali camuffati per energie rinnovabili e da uno spregiudicato affarismo di lobby industriali, che hanno imposto politicamente e mediaticamente, per i loro forti interessi economici, una supremazia del recupero di energia dalla materia al posto del recupero della materia; il tutto a scapito della salute umana, di uno sfruttamento distruttivo delle risorse, dell’inquinamento dell’ambiente (aria, territorio, acqua) ed anche del danno economico collettivo.
L’alternativa, una corretta gestione dei rifiuti, orientata al recupero di materia e non di energia, alla creazione di imprenditorialità diffusa.
Il riferimento è a un modello di gestione dei rifiuti fondato sulla riduzione a monte della produzione dei rifiuti, su un’organizzazione su tutto il territorio della Raccolta domiciliare Porta a Porta e quindi con il recupero della materia da avviare ad una efficiente filiera di riciclaggio, in grado di generare investimenti, imprenditorialità diffusa, occupazione (da decine a centinaia di volte, posti di lavoro in più rispetto all’attuale “ciclo integrato”), economia sostenibile e quindi ricchezza sociale unitamente alla salvaguardia della salute delle popolazioni residenti, alla fertilità dei suoli, alla preservazione delle risorse del pianeta.
Queste due impostazioni antitetiche ci (noi, gli antinceneritoristi) hanno visti impegnati per anni in un durissimo scontro contro la lobby dell’incenerimento, sostenuta dalla “grande stampa”, fino a far prevalere in gran parte della popolazione, quella consapevolezza, quel senso comune che ha portato l’ amico giornalista a “proclamare” la vittoria del messaggio culturale contro l’incenerimento, sintetizzabile nello slogan: “L’incenerimento non è la soluzione del problema dei rifiuti, ma è il rifiuto della soluzione del problema.”
Tutto bene quindi?
Ci aspetta finalmente quel futuro verso Rifiuti Zero per il quali in molti si sono impegnati per anni con passione disinteressata?
Niente affatto.
Già molti allarmi erano stati lanciati nell’autunno del 2014 all’atto dell’approvazione dello “Sbocca Italia”; individuando soprattutto nell’art. 35 una sfrontata liberalizzazione alla costruzione di impianti inquinanti e pericolosi, eliminando le residue norme e procedure di salvaguardia dei territori e delle loro popolazioni.
Ora, in piena estate ovviamente – il 29 luglio – con i cittadini distratti dalle ferie, il governo invia alle regioni la bozza di Decreto Legislativo che prevede, in sintesi la costruzione di 12 nuovi inceneritori in 10 regioni, che andranno a sommarsi ai 42 già in funzione e ai 6 impianti ancora in stand-by per vari motivi (legali – ricorsi – mancato collaudo) come quello di Malagrotta, di Albano Laziale e di S.Vittore nel Lazio, ma anche quello di Massafra in Puglia, di Gioia Tauro in Calabria, di Rufina in Toscana già autorizzati ma non ancora costruiti.
«Vorrei usare altri linguaggi, ma questa è una vera porcata, non ci sono altre parole, anche per chi come me è solito usare termini più “scientifici”» tuona Enzo Favoino, tecnico e ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza, con ruolo importante nella innovazione dei sistemi di gestione dei rifiuti sia in Italia che all’estero, che definisce poi: «ideologica e fuori dal dibattito scientifico» la tesi del ministro Galletti (“senza nuovi impianti non restano che le discariche”).
Innumerevoli le prese di posizione di personalità e scienziati che “criticano” la decisione del governo; il dott. Federico Valerio: «Il decreto “Sblocca Italia” è un ben congegnato attacco agli interessi collettivi, studiato da pochi soggetti a cui saranno assicurati ingenti e facili guadagni»; la dottoressa Patrizia Gentilini: «con il supporto della letteratura scientifica internazionale, Isde Italia giudica questa pratica, non soltanto antieconomica, ma anche assai pericolosa per la salute dei cittadini … … In un momento di scarsità di materie prime e di crisi ambientale ormai sotto gli occhi di tutti, è davvero paradossale che il tema dei rifiuti venga affrontato pensando di implementare il ricorso all’incenerimento che altro non è che fonte di inquinamento e spreco di risorse».
Risposte negative anche dai Governatori delle regioni indicate come sede di nuove installazioni; Michele Emiliano: «Gli elettori si sono espressi chiaramente contro la costruzione di impianti»; Luca Zaia (Veneto): «Abbiamo tre inceneritori e non ne costruiremo altri: siamo una Regione ‘riciclona’ e puntiamo dritti sul compostaggio».
Sergio Chiamparino (Piemonte): «Di inceneritori ne abbiamo uno e ci basta: il termovalorizzatore del Gerbido, alle porte di Torino, brucia quasi 416 mila tonnellate di rifiuti l’anno. Non ne sono previsti altri»; Rosario Crocetta (Sicilia): «Io i termovalorizzatori non li farò mai. Li vuole Renzi? Il piano sui rifiuti ce lo facciamo da soli»; Luca Ceriscioli (Marche): un nuovo impianto sarebbe inconcepibile. Quello di Macerata – spiegano i suoi collaboratori – è stato spento un anno fa proprio perché non ce n’è alcun bisogno»; Enrico Rossi (Toscana): «Non sapevo che il decreto prevedesse inceneritori in Toscana, né che da noi debbano essere addirittura due. Non è prevista la costruzione di alcun impianto»; Catiuscia Marini (Umbria): «Non avrebbe senso. Abbiamo una differenziata, in crescita, al 50 per cento, con picchi del 70 a Perugia. Restano solo 100 mila tonnellate da smaltire: troppo poche per giustificare un termovalorizzatore»; Vincenzo De Luca (Campania): «Tra quattro anni, secondo le stime, ci saranno 700 mila tonnellate di rifiuti da smaltire. Per questa cifra basta l’impianto di Acerra: non ce ne vuole un altro».
Sembrerebbe un fronte molto ampio e in grado di bloccare questa castroneria; ma, evidentemente presago, questo governo si era premurato di inserire nello Sblocca Italia che gli inceneritori: “… infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente …” e cioè autorizzazioni più veloci se non addirittura superflue, limitazione dei poteri delle regioni, potenziamento della forza pubblica, contro le prevedibili proteste dei cittadini, a protezione dei siti scelti (il modello della TAV Torino-Lione).
Si propone una guerra, una guerra oscurantista ed un ritorno ad un passato e a delle logiche fallimentari; una guerra che vede però in gioco ed è motivata da interessi miliardari.
Scrive Giorgio Meletti: «Da una parte c’è il partito della raccolta differenziata, del trattamento e del riciclaggio. Un partito fatto da aziende specializzate con i loro interessi, spalleggiato dagli ambientalisti. Dall’altra c’è il partito delle discariche e degli inceneritori: grandi aziende (molte municipalizzate), grandi interessi e collegamenti densi con i partiti di governo, quali che siano. Le regole del gioco, in nome del bon ton istituzionale, impongono di ignorare l’esistenza della criminalità organizzata, che della partita è protagonista sempre più ingombrante e sfrontato».
Già, il bon ton istituzionale; ma come non riandare all’intervista a Paul Connett del lontano 2008: «Il problema è la corruzione, perché gli inceneritori sono il nuovo business »; o come non collegare tutti gli “incidenti” di impianti di riciclaggio, compostaggio e trattamento biologico andati a fuoco– almeno 26 solo negli ultimi mesi – e sui quali sta indagando anche la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati?
Fantapolitica?
Fenomeni casuali e slegati?
Oppure un progetto di fredda pianificazione di un ritorno a quel passato fatto di inceneritori e discariche che ha fatto la fortuna dei “soliti noti” a danno di tutti gli altri cittadini, quelli che la battaglia culturale contro l’incenerimento l’hanno vinta, ma che rischiano di perdere la battaglia del potere delle lobbies.
Qui nel Lazio viviamo una fase di infondata distensione: il fermo del gassificatore di Malagrotta; la chiusura della discarica; l’ipotesi di cancellazione del gassificatore di Albano; l’avvio della “raccolta differenziata” a Roma.
Tutto voleva indicare un cambio di strategia, l’abbandono del “ciclo integrato dei rifiuti” per incamminarsi finalmente sulla strada verso “Rifiuti Zero”.
Non è così; anche qui varie “casualità” diverse notizie apparentemente slegate ci fanno capire che c’è il tentativo concreto di un ritorno al passato; ce lo ha evidenziato nelle settimane scorse Paolo Simonini con il suo presidio e sciopero della fame contro il progetto di ampliamento della discarica di Cupinoro.
Ma Cupinoro non è solo uno dei tasselli; solo uno degli elementi di una mentalità sbagliata e ottusa sulla gestione dei rifiuti da cui difendersi; ritorna l’incubo per Albano del “gassificatore più grande del mondo” – Cerroni dixit –; si tenta di riaprire la questione della nuova discarica a Monti dell’Ortaccio, nella Valle Galeria (mentre il gassificatore, fermo dal 2011, è sempre lì pronto a ripartire); Rocca Cencia sperimenterà il primo biodigestore dei quattro che l’AMA ritiene “la soluzione finale” della FORSU (la Frazione Organica dei rifiuti Urbani).
Che fare?
Credo sia necessaria, a questo punto, una ripresa collettiva di opposizione contro questa restaurazione; riprendere la battaglia culturale come se non ci fossero stati almeno due decenni di lotte.
E riprendere soprattutto la battaglia sui territori a partire da un’iniziativa comune da mettere in atto in occasione della Conferenza Stato-Regioni del 9 settembre, in cui si discuterà – si approverà, nelle intenzioni del Governo – il decreto attuativo dell’art. 35 dello Sblocca Italia.
Anche se in un momento con evidenti difficoltà “fisiologiche” qual è questa specie di sospensione dalla realtà che caratterizza il comportamento degli italiani nel mese di agosto, il Presidente di Zero Waste Europe e Zero Waste Italy, Rossano Ercolini, ha già proposto per il 7, 8, e 9 settembre tre giornate di mobilitazioni territoriali da svolgersi preferibilmente di fronte ai palazzi regionali, con un prevedibile concentramento nella giornata del 9 settembre, appunto la data in cui dovrebbe essere trasformato il Decreto Legislativo.
25 agosto 2015
Maurizio Melandri
Comitato Malagrotta
7-8-9 settembre mobilitazioni
contro l’ondata inceneritorista di Renzi
L’Italia in piazza contro l’art.35 e la nuova ondata inceneritorista del Governo Renzi.
Il 9 settembre si riunirà la Conferenza Stato-Regioni per approvare il decreto attuativo dell’articolo 35, parte integrante dello Sblocca Italia.
Se approvato, l’incenerimento diverrebbe “attività di recupero” (anziché di smaltimento) e si aprirebbe la strada a nuovi impianti di incenerimento, addirittura non previsti dai Piani regionali, insieme a una miriade di “ristrutturazioni” di impianti obsoleti allo scopo di bruciare rifiuti da tutta Italia.
Il Governo, invece di impegnarsi a promuovere un Piano Nazionale del Riciclo e della Riparazione-Riuso (ed anche la reintroduzione del vuoto a rendere), misura che darebbe lavoro a centinaia di migliaia di persone (pensiamo ad esempio a tutte le operazioni di estrazione di metalli preziosi dai Rifiuti elettrici ed elettronici!) ancora una volta con l’accoppiata Renzi-Galletti si sdraia ai piedi della lobby degli inceneritori e delle fameliche multiutilities.
Se questo tentativo passasse si brucerebbe l’opportunità di estendere sempre più le buone pratiche verso Rifiuti Zero,decisive non solo per la tutela sanitaria ed ambientale delle comunità e dei territori, ma addirittura per la nostra intera economia, bisognosa delle materie prime-seconde contenute nei rifiuti. Insomma, se il tentativo dovesse andare a buon fine significherebbe bruciare in un sistema già di per sé costosissimo ed inquinante (pagato dalle bollette dei cittadini) risorse che rappresentano una ricchezza economica in grado di connettere rispetto ambientale e promozione di impresa locale e posti di lavoro.
L’altro effetto collaterale di tale “incursione piratesca” sarebbe quello di trasformare in carta straccia i Piani regionali, con una deregulation incontrollabile dei conferimenti da fuori Regione. Il paradosso sarebbe quello di Regioni che puntano sulle buone pratiche (e per fortuna ce ne sono) e che già fanno registrare obiettivi superiori al 60%-70% di RD (e che magari prevedono obiettivi superiori al 70-75% oltre a piani di prevenzione dei rifiuti) costrette ad accogliere rifiuti da tutta Italia, magari da Regioni arretrate e impermeabili alle buone pratiche.
Non parliamo poi dei cittadini: da un lato impegnatissimi a ridurre e riciclare i loro scarti e dall’altro costretti a subire l’inquinamento di chi ancora questo sforzo non lo sta facendo. Altro che Sblocca Italia! Oggi occorre uno Sblocca Cervelli, che chiuda con questo ennesimo regalo alle multiutilities e con l’incenerimento, per marciare verso un ciclo economico basato sul contrasto a tutti gli sprechi e sull’efficienza (basta con l’industria sporca ed assistita!).
Per questo un ampio cartello di forze locali e regionali con il pieno sostegno di Zero Waste Italy ha promosso per il 7-8-9 settembre mobilitazioni territoriali da svolgersi preferibilmente di fronte ai palazzi regionali, in modo da chiedere agli Enti Regioni di non firmare questo atto di prepotenza avvelenato ed autoritario (si brucerebbe non solo la democrazia dei territori ma anche quella delle autonomie locali).
Nei prossimi giorni forniremo maggiori dettagli ma già da ora è disponibile un documento di “Osservazioni” curato dai vari tecnici ed esperti con i quali collaboriamo, da divulgare al massimo ed altri strumenti (bozze di comunicati stampa e brochure) da utilizzare da parte dei gruppi che aderiranno a questa mobilitazione.
Inceneritori Zero, Rifiuti Zero, Riciclo Totale dei Materiali: indietro non si torna!
Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe e di Zero Waste Italy