Il 25 ottobre 2014 al teatro Anfitrione di Roma si è svolto l’incontro con l’Assessore all’Ambiente della Regione Lazio Fabio Refrigeri, che è stato organizzato da Luigi Tamborrino Presidente della associazione “TerritorioRoma” e da Pippo La Cognata della associazione politica romana “Idee in corsa”.
Ai partecipanti è stata consegnata una copia della seguente lettera aperta inviata al Presidente Nicola Zingaretti, all’Assessore Fabio Refrigeri e al Consiglio Regionale per l’approvazione dei piani di assetto dei parchi e il riordinodella legislazione ambientale regionale.
Il sistema delle aree protette regionali si trova in una condizione di particolare abbandono e degrado a causa della mancata vigenza della pianificazione e di una cattiva gestione che si protrae da anni.
Tutti coloro che si sono battuti per la realizzazione del sistema ambientale regionale e tutti coloro che operano e vivono al suo interno non possono accettare tale situazione.
Rispetto a questo stato di cose l’azione della Regione, nonostante sia palese la necessità di un forte intervento su tale materia, si sta dimostrando inadeguata perché la Presidenza, la Giunta ed il Consiglio Regionale non attribuiscono alla valorizzazione delle aree protette la giusta centralità e priorità nell’attività di governo.
Infatti, provvedimenti come l’approvazione definitiva dei piani di assetto e il riordino della legislazione ambientale, che costituiscono gli obiettivi prioritari da perseguire per dare vita ad una nuova gestione delle aree protette, procedono con lentezza.
In questo quadro anche le innovazioni positive che la Regione sta portando avanti sulla multifunzionalità agricola e sui piani di utilizzazione aziendale, senza l’approvazione dei piani di assetto, rischiano di non poter essere attuate in gran parte del territorio regionale Per avviare un nuovo governo delle aree protette regionali chiediamo al Presidente Zingaretti, all’Assessore Refrigeri e al Consiglio Regionale un impegno più forte e coordinato sui seguenti obiettivi:
1. Dare seguito con i fatti alla volontà manifestata in campagna elettorale di approvare celermente tutti i piani di assetto a partire da quelli relativi ai parchi Valle dei Casali e Laurentino, nella consapevolezza che senza una piena vigenza della pianificazione di assetto nessuna riforma della governance avrebbe senso.
2. Avviare la riforma della legislazione di settore secondo gli indirizzi della Unione Europea, semplificando il modello gestionale con l’individuazione di “ambiti territoriali omogenei” sulla base di criteri naturalistici ed ambientali e con l’istituzione di altrettanti Enti di Gestione a cui affidare le aree regionali protette, i siti della rete natura 2000 e i geositi inclusi negli stessi ambiti. Solo all’interno di questa impostazione si può inquadrare la giusta iniziativa per realizzare risparmi attraverso la riduzione degli Enti di Gestione.
3. Rafforzare il coordinamento sulla pianificazione e sulla gestione delle aree protette da parte degli uffici regionali allo scopo di garantire alle procedure, alle politiche di gestione e alle attività di sistema più certezza e omogeneità.
4. Nominare ai sensi della legge regionale 29/97 i nuovi organismi degli Enti di Gestione superando la logica dei Commissari che da oltre 4 anni perdura prima con la Giunta Polverini e oggi con la Giunta Zingaretti.
organizzato da:
Territorio Roma, Ideeincorsa, Consorzio Campagna Romana, Civiltà Nova, Laurentum Fonte Ostiense, Un fiume per Roma, Operatori Valle dei Casali.
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In allegato ad un documento consegnato a tutti i partecipanti è stata fornita la seguente informazione riguardo agli strumenti di pianificazione approvati e in istruttoria.
Ha introdotto il dibattito Pippo La Cognata che ha ribadito il documento distribuito a tutti i partecipanti, di cui si riportano i passi sostanziali che “il patrimonio regionale delle aree protette, purtroppo, è ancora gestito attraverso una legislazione inefficace basata sull’idea che l’uso esasperato del vincolo sia l’unico mezzo per garantire la conservazione dei beni naturali. Dopo 15 anni questo modo di gestire le aree protette si è dimostrato fallimentare perché ha penalizzato il paesaggio, l’agricoltura, la vita dei residenti e le diverse migliaia di attività in esercizio. Continuare così non è più possibile ”.
Senza dimostrare dove esattamente la legge regionale n. 29/1997 prescriva “l’uso esasperato del vincolo” e come il “modo di gestire le aree protette” che “si è dimostrato fallimentare” sia da imputare oggettivamente ad una legislazione inefficace, anziché ai Presidenti ed ai membri dei Consigli Direttivi scelti dalle diverse maggioranze di governo che man mano si sono succedute nella Regione Lazio in modo clientelare senza mai tener conto più di tanto dei “curriculum”, si dà per scontato per assioma (anche qui senza nessun riferimento concreto ed inconfutabile) che gli Enti di gestione abbiano penalizzato “il paesaggio, l’agricoltura, la vita dei residenti e le diverse migliaia di attività in esercizio”.
La suddetta premessa è servita per arrivare ad affermare che “per questo occorre subito una nuova gestione che veda nelle attività umane presenti nelle aree protette non più un nemico da combattere, ma una risorsa necessaria e funzionale alla loro salvaguardia. Quindi, come è già avvenuto nel resto dell’Europa, occorre fin da subito scommettere e credere nella pratica della ‘Tutela Attiva’ del territorio. Un’impostazione che deve guidare l’approvazione della pianificazione e il riordino della legislazione delle aree protette.”
Il documento consegnato a tutti i partecipanti contiene la seguente indicazione che è stata ribadita sia da Pippo La Cognata che da Luigi Tamborrino: “I piani di assetto sono stati redatti dagli Enti Parco con un’impostazione che impedisce o rende eccessivamente complicata la conduzione agricola, la gestione delle attività compatibili e l’esecuzione delle opere per la cura e la manutenzione dei beni naturali e dei manufatti esistenti [!!!!!]. Per questo chiediamo alla Regione di approvare i piani di assetto prevedendone anche un’importante revisione finalizzata a creare un equilibrio più funzionale tra la tutela del paesaggio e della biodiversità e lo sviluppo di tutte le attività con esse compatibili (agricoltura, turismo, sport, etc.)…. . Sulla base di queste considerazioni chiediamo all’Assessore Refrigeri di approvare un atto di indirizzi sul quale impostare la revisione l’approvazione dei piani di assetto. Un atto che contenga i seguenti punti:
- Adeguare le zonizzazioni delle aree protette alla vocazione e all’uso tradizionale dei territori e prevederne una classificazione omogenea per tutti i piani [dal momento che la legge regionale n. 29/1997 già prevede questo nelle zone di riserva generale ed ancor più nelle zone di protezione prescritte ai punti 2) e 3) del 1° comma dell’art. 26, una richiesta del genere va letta, se si esclude l’ignoranza della materia, quasi come un invito implicito a derogare dalla normativa vigente in materia];
- Introdurre nella normativa delle ree protette lo strumento del Piano di Utilizzazione Aziendale – PUA per lo sviluppo delle aziende agricole e rendere le stesse un soggetto fruitore di servizi ambientali [dal momento che le “misure di salvaguardia” dettate dalla legge regionale n. 29/1997 già consentono nelle zone “A” dei PUA anche in deroga ai Piani territoriale paesistici, se ne deduce che anche tale richiesta debba essere letta, sempre se si esclude la più crassa ignoranza della materia, come un invito a prevedere del tutto illecitamente dei PUA in deroga ai piani paesistici anche nei Piani di Assetto dei parchi e delle riserve];
- Mettere in coerenza i piani con la normativa del settore agricolo e consentire nelle aree protette la gestione delle attività forestali e zootecniche [si ignora del tutto che questo avviene di già!];
- Adeguare la normativa delle aree protette alla semplificazione prevista dal DPR 380/2001 in materia edilizia e di conseguenza rimodulare il rilascio dei nulla osta da parte degli Enti Parco [invertendo l’ordine della gerarchia delle fonti normative, una richiesta di questo tipo punta a far prevalere il “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” sulle Norme Tecniche di Attuazione dei Piani di Assetto e sui Regolamenti dei parchi e delle riserve, che sono invece sovraordinati].
Per i 14 piani di assetto già controdedotti e in giacenza presso gli uffici e Luigi Tamborrino e Pippo La Cognata chiedono “all’Assessore Refrigeri di definire le priorità e le tempistiche con cui approvare i piani in Giunta ed inviarli all’esame del Consiglio Regionale. Analoga richiesta avanziamo anche per i piani su cui gli Enti Parco non hanno ancora concluso la procedura di pubblicazione, osservazione e controdeduzione”.
L’Assessore Fabio Refrigeri ha esordito affermando che in termini di “metodo” è abituato a verificare la “misurabilità di ciò che si afferma”, per poi dare subito dopo come dati assodati che i parchi del Lazio raggiungono una estensione pari al 30% circa del’intero territorio regionale.
Fabio Refrigeri
Ha fatto sapere che secondo lui sarebbero 9 i Piani di Assetto approvati e 14 quelli invece giacenti.
Ha comunicato che a giorni vanno in Giunta i Piani di Assetto delle riserve di Laurentino-Acqua Acetosa, Decima malafede e Valle dell’Aniene.
Ha parlato di “norme di semplificazione”, senza spiegare quali, e di Piano di Utilizzazione Aziendale in zone B, anche nella riserva della Valle dei Casali.
Ha citato una memoria di Giunta che avrebbe dei criteri che introducono un passaggio alla “Tutela Attiva”, differenziando la materia, conservando gli attuali Enti Parco a cui verrebbe data competenza anche in materia di SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale) , irrobustendo le Comunità del Parco e mantenendo gli attuali 256 Guardiaparco.
Ha parlato anche di “chiamate ad alcune riconversioni” e di “procedura trasparente ma veloce”, senza specificare come ed in che modo.
È stato dato inizio subito dopo ad 11 interventi di chi del pubblico presente si è iscritto a parlare, a partire da David Granieri, Presidente della Coldiretti, che ha espresso le sue perplessità sulle zonizzazioni, a suo giudizio da rivedere, per arrivare a “logiche di economia che permettano di ottenere risultati tangibili”.
David Granieri
Buona parte degli interventi hanno lamentato una presunta penalizzazione delle attività agricole ed un “ingessamento dei parchi agricoli”, tradendo quasi tutti una scarsa per non dire totale ignoranza della materia che li porta da sempre a parlar male dei parchi istituiti.
Il solo Mario Attorre di Italia Nostra si è pronunciato contro una “Tutela Attiva” che si traduca in una cementificazione dei parchi e delle riserve naturali.
Anche il sottoscritto, Dott. Arch. Rodolfo Bosi, è intervenuto presentandosi come responsabile nazionale per Parchi e Territorio della associazione ambientalista “Verdi Ambiente e Società” (VAS), responsabile del Circolo Territoriale di Roma di VAS, nonché come membro del 1° Consiglio Direttivo dell’Ente parco di Veio, che ho contribuito ad istituire dopo 10 anni di dure battaglie.
Sono voluto partire dalla affermazione fatta dall’Assessore Refrigeri riguardo alla “misurabilità di ciò che si afferma” per fargli presente in termini di “metodo” prima ancora che di “merito” che a luglio dell’anno scorso la Giunta di cui anche lui fa parte aveva deciso (con Deliberazione della Giunta Regionale n. 164 del 3 luglio 2013) “di procedere, nelle more della riforma della normativa regionale concernente il sistema della aree naturali protette regionali, al commissariamento dell’Ente regionale sopra menzionato, fino alla nomina dei nuovi organi di amministrazione secondo quanto previsto nell’ambito della riforma stessa …e, comunque, non oltre il 30 settembre 2014”.
Gli ho messo in evidenza che la Giunta con in testa il Presidente Zingaretti è in forte omissione di atti dovuti d’ufficio, perché alla fine ormai del mese di ottobre non c’è ombra nemmeno di una bozza di riforma della legge regionale n. 29/1997 che avrebbe dovuto consentire di insediare i nuovi Consigli Direttivi degli attuali Enti Parco con i rispettivi Direttori, interrompendo contestualmente un Commissariamento che in tal modo non si sa quanto invece durerà ancora.
In termini di “metodo” ho fatto presente anche a Luigi Tamborrino e Pippo La Cognata che è del tutto inopportuno approvare dei Piani di Assetto in assenza di una riforma della legge regionale sui parchi, che ne dovrebbe modificare le forme ed i modi di approvazione, dovendo recepire comunque la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) in modo rispettoso sia della Direttiva 2001/42/CE che del D.Lgs. n. 152/2006 che l’ha recepita.
Ho messo in gran risalto che in assenza del recepimento a livello regionale della procedura di VAS non possono e non debbono essere approvati quanto meno i Piani di Assetto dei Parchi di Veio, dei Castelli Romani e di Bracciano-Martignano in quanto in totale violazione della normativa vigente in materia: ho portato ad esempio più che significativo l’Ente Parco di Veio, che dopo avere adottato una “proposta” di Piano di Assetto sta ora controdeducendo alle osservazioni fatte presentare indebitamente all’Ente, come se si trattasse di un Piano Adottato, quando invece spetta all’Ufficio VIA e VAS della Direzione Ambiente della Regione Lazio controdedurre alle osservazioni presentate ad esso sotto forma di “parere motivato” in collaborazione con l’Ente Parco di Veio fin qui non ancora chiamato in causa.
Riguardo alla VAS da rispettare o meno ho ricordato le due Circolari che sono state emanate nel 2010 dall’allora Direttrice Arch. Giovanna Bargagna e che dovrebbero valere anche per i Piani di Assetto adottati, osservati e controdedotti, come per l’appunto anche quello della Valle dei Casali: i Piani di Assetto adottati prima del 13 febbraio 2008 (data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 152/2006), in controdeduzione, controdedotti o in corso di istruttoria presso la Regione Lazio, devono essere integrati con la predisposizione di adeguate misure per il monitoraggio ambientale del Piano.
Passando al “merito” dei Piani di Assetto fin qui adottati, di cui si pretende la più sollecita approvazione nella convinzione che con essi si tuteli meglio sia i parchi che le riserve naturali e si possa passare ad un loro sviluppo compatibile, ho messo in grande risalto che il Piano di Assetto del Parco di Veio consente deliberatamente l’edificazione in una marea di zone dove i Piani Territoriali Paesistici approvati ed il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) adottato prescrivono la tutela integrale e quindi l’inedificabilità più assoluta.
Senza mezzi termini ho voluto parlar chiaro ai presenti in sala, facendo presente loro che dietro la forte spinta a vedere approvati definitivamente i Piani di Assetto c’è sempre stato quanto ho registrato fin da quando sono stato membro del 1° Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio, vale a dire la finalità non certo di tutelare veramente i parchi e le riserve naturali, ma di sapere dove e come poter costruire a tutti i costi.
Se dunque dietro la spinta a far approvare i Piani di Assetto ci deve essere la deroga ai vincoli di tutela sovraordinati, è meglio allora restare in regime di “misure di salvaguardia” anche perché non è affatto vero che “ingessano i parchi”: a tal riguardo ho fatto presnete che di fronte alle critiche infondate che raccoglievo già quando ero membro del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio ho redatto e fatto pubblicare sul sito dell’Ente gli Interventi impianti ed opere consentiti dentro il Parco di Veio in regime di “misure di salvaguardia”, che ammontano a 37.
Allo stesso riguardo ho messo in evidenza che riguardo alla agricoltura veniva allora consentita la realizzazione degli annessi agricoli.
Ho messo in ancora maggiore evidenza di non essere affatto contrario ai Piani di Utilizzazione Aziendale (PUA) se intesi come piani di miglioramento delle attività agricole e non sfruttati invece soprattutto per realizzare nuove edificazioni residenziali camuffate da aziende agricole, in deroga alle prescrizione di tutela dei vincoli paesistici, come sta di fatto avvenendo (specie nel Parco di Veio) da 2 anni a questa parte, da quando cioè la legge regionale n. 12/2012 di modifica del Piano Casa voluto dall’allora Assessore Ciocchetti ha modificato le “misure di salvaguardia” delle aree naturali protette del Lazio consentendo per l’appunto “le attività agricole e gli interventi strutturali previsti dai piani di utilizzazione aziendale (PUA)”.
Ho messo in risalto che della suddetta modifica l’allora Governo Monti ha rilevato i vizi di legittimità costituzionale, che ciò nonostante non sono stati voluti eliminare nella proposta della Giunta Regionale n. 76, convertita in legge prima dello scorso ferragosto.
Ho informato i presenti che grazie a questa illecita “licenza” nel solo Parco di Veio sono state costruite non solo diverse case, ma addirittura un albergo in zona agricola, trasmettendone le foto anche all’Assessore Refrigeri, a cui ho chiesto di far sapere quando finirà finalmente l’0attuale regime di commissariamento di tutti e 13 gli Enti di gestione.
Ho in conclusione messo in risalto che il vero e proprio sviluppo dei parchi e delle riserve non viene dai Piani di Assetto dei Parchi, ma piuttosto dai Programmi Pluriennali di Promozione Economica e Sociale (in sigla P.P.P.E.S.) , che vanno anch’essi sottoposti a procedura di Valutazione Ambientale Strategica e che nessuno si preoccupa di far approvare.
L’Assessore Fabio Refrigeri ha replicato alle questioni sollevate nei vari interventi, affermando che non ci si deve ridurre ad una mera disposizione di vincolo urbanistico e che i Piani di Utilizzazione Aziendale (PUA) hanno in sé il controllo del territorio e gli anticorpi (!!!!).
Ha parlato di sicurezza della persona all’interno dei parchi ed ha detto che bisogna fare in fretta ma senza saltare i passaggi: non posso a tal ultimo riguardo mettere in evidenza che la Giunta Regionale del Lazio, con Zingaretti in testa, non sembra invece avere avuto fin qui nessuna fretta se si considera che della annunciata riforma della legge regionale n. 29/1997 entro un anno deve ancora vedere la luce uno straccio di bozza.
A tal ultimo riguardo a fine incontro ho avvicinato l’Assessore Refrigeri per insistere con lui sulla risposta che non mi aveva dato proprio riguardo ai tempi ed ai contenuti della riforma della legge regionale sui parchi.
Mi ha consegnato la copia di una memoria di Giunta sugli Enti Parco, sottoscritta da lui e dall’Assessore al Bilancio, Demanio e Patrimonio Alessandra Sartore, che è un estratto di una Relazione riguardante la legge regionale di adeguamento n. 4 del 28 giugno 2014, relativa alla “Riduzione dei costi della politica, nonché misure in materia di razionalizzazione, controlli e trasparenza dell’organizzazione degli uffici e dei servizi della Regione”.
Nelle premesse del suddetto documento si afferma che “la legge regionale 28 giugno 2013, n. 4, all’articolo 22, ha previsto che la Giunta regionale, sulla base di una dettagliata ricognizione degli enti, delle agenzie e degli organismi di competenza regionale, comunque denominati e di qualunque natura, intervenga, con una o più proposte di legge, a razionalizzare l’assetto ai fini del contenimento della spesa pubblica e della semplificazione e innovazione amministrativa”.
NE DERIVA CHE IL CONTENIMENTO DELLA SPESA PUBBLICA È COMUNQUE PRIORITARIO ANCHE SE SI DOVESSE TRADURRE IN UN DANNO SIA DELLA TUTELA CHE DELLO SVILUPPO DEI PARCHI E DELLE RISERVE.
Le premesse del suddetto documento continuano nel modo seguente: “In una situazione di perdurante restrizione di finanza pubblica nazionale e regionale, si intende ampliare il suddetto intervento di riordino, attraverso la riduzione degli enti e delle aziende regionali aventi finalità omologhe o complementari, prevedendo anche la riduzione del numero complessivo dei componenti degli organi di indirizzo, amministrazione, controllo e vigilanza dei medesimi.
A tale scopo si ritiene necessario intervenire sulla governante del sistema degli enti parco attraverso la riduzione del numero dei componenti degli organi dell’ente di gestione dell’area naturale protetta, con un maggiore coinvolgimento delle comunità locali disciplinandone il livello di partecipazione alle scelte dell’ente parco ”.
Il documento fa presente che ai fini del contenimento della spesa con l’approvazione della legge regionale n. 7 del 14 luglio 2014 il Collegio dei Revisori dei Conti, prima costituito da tre membri, di cui uno designato dal Ministero del Tesoro, è ora composto da un revisore dei conti unico scelto dalla Regione, in violazione del 2° comma dell’art. 24 della legge quadro sulle aree protette n. 394/1991 che prescrive che “nel collegio dei revisori dei conti deve essere assicurata la presenza di un membro designato dal Ministro del tesoro.”.
LO SCENARIO FUTURO
Secondo il documento “si ritiene opportuna una proposta di legge di riforma, le cui finalità vadano a definire un impianto unitario sul territorio laziale, consentendo di raggiungere gli obiettivi sanciti da principi di semplificazione amministrativa e di riduzione della spesa pubblica … nonché di soddisfare pienamente le misure in materia di razionalizzazione, controlli e trasparenza dell’organizzazione dei servizi della regione anche mediante una diversa riorganizzazione del personale”.
In modo del tutto paradossale e contraddittorio nel documento si afferma che la “riorganizzazione … consentirà la riduzione della spesa pubblica” ma anche al tempo stesso, pur con meno soldi, “un miglioramento delle politiche di valorizzazione del patrimonio naturale” nonché “una più efficace gestione integrata delle aree naturali protette”.
Il documento precisa i contenuti principali della proposta di legge di modifica della 29/1997, che l’Assessore Fabio Refrigeri non ha voluto far conoscere il pomeriggio dell’incontro e che “MIRA A CONSENTIRE, MEDIANTE LA RIDUZIONE DEI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO CHE DA UN NUMERO DI 7 VIENE RIDOTTO A 3, FERMO RESTANDO IL NUMERO DEGLI ENTI PARCO, IL CONSEGUIMENTO DI UNA DIMINUZIONE DEI COSTI DI GESTIONE DEGLI ENTI CON L’ELIMINAZIONE DI 52 MEMBRI DEI RELATIVI CONSIGLI DIRETTIVI ”.
Il documento precisa altresì che “I COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO SONO INDICATI DALLA COMUNITÀ DELL’ENTE PARCO E DALLA REGIONE SENTITE LE COMUNITÀ LOCALI. IL PRESIDENTE DELL’ENTE DI GESTIONE VIENE NOMINATO SENTITA LA COMUNITÀ DEL PARCO”.
Mentre con la legge regionale attualmente ancora in vigore la Comunità del Parco designa 3 dei 7 membri di ogni Consiglio Direttivo, composto oltre che dal Presidente (scelto dal Presidente della Regione Lazio su una terna di nominativi proposti dalla Giunta Regionale, sentiti i Sindaci interessati) anche da altri 3 componenti (designati rispettivamente dalla Provincia interessata, dalle associazioni professionali agricole e dalle associazioni ambientaliste), con la riduzione a tre soli membri (di cui uno ovviamente è il Presidente nominato dalla Regione) c’è da sapere se i rimanenti due futuri membri di ogni Consiglio Direttivo verranno indicati entrambi dalla Comunità del Parco oppure uno soltanto e soprattutto in rappresentanza stavolta di che (uno sicuramente in rappresentanza della Comunità del Parco mentre l’altro dobvrebbe essere in ballottaggio tra una rappresentanza delle associazioni professionali agricole oppure delle associazioni ambientaliste oppure ancora di nessuna delle due ma soltanto delle non meglio precisate “comunità locali”).
Nel documento si afferma che “il direttore viene nominato dal Presidente della Giunta regionale”, come già è, ma non si precisa se rimarrà la scelta in una rosa di 3 candidati, di cui uno designato dal Presidente del Consiglio Direttivo e gli altri due designati su proposta degli altri due futuri membri del Consiglio Direttivo medesimo.
Il documento fa sapere infine quali sono le ulteriori azioni che si vorrebbero perseguire con la riforma e che sono:
a) “unificazione del sistema con l’integrazione, ove possibile, delle riserve, dei monumenti naturali e dei siti di Natura 2000 agli enti parco limitrofi od omogenei dal punto di vista naturalistico ”;
b) “istituzione a titolo gratuito della ‘CONSULTA DEL PARCO‘ composta con modalità per le quali siano rappresentate le istanze delle organizzazioni professionali agricole e degli operatori turistici legalmente riconosciuti e le associazioni ambientaliste e livello regionale ricognite” [LA INCLUSIONE IN UN ORGANO MERAMENTE CONSULTIVO SIA DELLE ORGANIZZAZIONI PROFESSIONALI AGRICOLE CHE DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE LASCIA SUPPORRE UNA LORO ESCLUSIONE DALLA COMPOSIZIONE DI TUTTI I FUTURI CONSIGLI DIRETTIVI];
c) “prevedere e semplificare, per gli operatori agricoli nei parchi, la possibilità di programmazione degli interventi di sviluppo, in coerenza con la legge n. 394 del 1991” [VIENE DIMENTICATO DEL TUTTO CHE LA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DI SVILUPPO IN CAMPO AGRICOLO SPETTA E DEVE QUINDI ESSERE PREVISTA NEI PROGRAMMI PLURIENNALI DI PROMOZIONE ECONOMICA E SOCIALE, CHE EVIDENTEMENTE SI VORREBBERO ELIMINARE];
d) “SOPPRESSIONE DELL’AGENZIA NAZIONALE DEI PARCHI ” [dal momento che la Regione Lazio non avrebbe competenza in una eventuale Agenzia di livello statale, appare evidente l’errore e l’intenzione di voler sopprimere invece l’Agenzia Regionale per i Parchi (ARP), indicata peraltro come tale più avanti].
Il documento si chiude con la stima dei risparmi, che di per sé appare irrisoria, perché alla fine rispetto agli attuali 1.350.000 € annui di costo per gli organi statutari degli enti parco “il risparmio che si otterrebbe dopo il riordino è individuabile in un importo annuo non inferiore ad euro 530.00”, mentre “la stima dei risparmi derivanti dalla soppressione dell’Agenzia Regionale dei parchi (ARP) ammonta a regime ad euro 340.000 annui.”
A mio modesto giudizio non è di certo con una riforma di tipo “contabile” che si farà decollare una migliore gestione delle aree naturali protette istituite nel Lazio, che rischia addirittura un peggioramento o peggio ancora l’affossamento se dalla gestione verranno escluse addirittura le figure istituzionalmente deputate a curare gli interessi pubblici generali da una visione che è al di fuori ed al di sopra delle parti e che quindi è di per sé consortile e non campanilista, perché punta sempre e comunque a superare ed andare oltre i particolarismi per lo più clientelari dei Comuni quasi sempre in egoistica concorrenza fra loro.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi