Ottomila miliardi di microperle – microsfere di plastica che si trovano in moltissimi prodotti cosmetici, dagli scrub ai dentifrici – finiscono ogni giorno direttamente negli habitat acquatici dei soli Stati Uniti.
Si tratta di una quantità sufficiente a coprire 300 campi da tennis, ma che rappresenta appena l’1% del totale: 800mila miliardi di microparticelle confluiscono nei detriti fognari, da dove possono trovare la via per corsi d’acqua e oceani.
L’allarme arriva dai ricercatori delle università dell’Oregon e della California, che ne chiedono la messa al bando.
“Parte del problema inizia già al mattino quando ci laviamo i denti.
I nostri impianti di trattamento delle acque di scarico non sono stati costruiti per gestire i contaminanti come queste microsfere“, spiega la ricercatrice Stephanie Green.
Le microperle, rilevano gli esperti, sono solo uno dei molti tipi di microplastiche che si trovano negli ecosistemi acquatici e nello stomaco degli animali selvatici.
Tuttavia sarebbero anche gli inquinanti più facili da rimuovere, se in alternativa si usassero microsfere biodegradabili.
“Abbiamo già dimostrato in studi precedenti che microplastiche dello stesso tipo, dimensione e forma possono trasferire contaminanti agli animali e avere effetti tossici“, evidenzia Chelsea Rochman, autrice della ricerca.
“Per questo sosteniamo che le prove scientifiche possano supportare una legge che rimuova le microsfere plastiche dai prodotti per la cura personale“.
(ANSA del 18 settembre 2015, ore 10:35)