Nel corso della seduta della Commissione Commercio del 18 marzo 2014 è stata consegnata ai presenti una copia di una nota sottoscritta dal sig. Ranieri Randaccio rappresentante legale della S.r.l. S.C.I. (Società Concessioni Internazionali).
La Nota della SCI del 14 marzo 2014 ha per oggetto una “RICHIESTA DI CONCERTAZIONE E INCONTRO”: dopo averla esaminata attentamente, il 19 marzo ho ritenuto doveroso trasmettere la seguente Nota VAS prot. n. 10 del 19 marzo 2014.
Prot. n. 10/2014 All’Assessore per Roma Produttiva
On. Marta Leonori
Al Presidente della IX Commissione Commercio
On. Orlando Corsetti
p.c. Alla Direttrice del Dipartimento Sviluppo Economico e Attività
Produttive – Formazione Lavoro
Dott.ssa Virginia Proverbio
Al Dirigente della U.O. Regolazione, Monitoraggio e Controllo delle
Affissioni e Pubblicità
Dott. Francesco Paciello
Oggetto – Richiesta di concertazione e incontro delibere 254/95, 1689/97, Reg. Com.le 37/09: nota della S.r.l. S.C.I. del 13 marzo 2014.
Nel corso della seduta della Commissione Commercio del 18 marzo 2014 è stata consegnata ai presenti una copia della nota di cui all’oggetto, sottoscritta dal sig. Ranieri Randaccio rappresentante legale della S.r.l. S.C.I. (Società Concessioni Internazionali).
Se da un lato la nota è stata legittimamente trasmessa all’Assessore Leonori, dall’altro lato mi ritengo (come responsabile di una associazione che è portatrice di interessi diffusi) in pieno diritto di replicare ai suoi contenuti aberranti che giudico irricevibili da parte dell’Amministrazione.
La nota è stata trasmessa anche al Presidente della IX Commissione Commercio proprio nel momento in cui sta per prendere la sua decisione finale a conclusione di un percorso di partecipazione sul PRIP che prevedeva la presentazione di documenti/proposte entro e non oltre la scadenza del 17 dicembre 2013.
Fuori tempo massimo e con una “forzatura” riconosciuta dallo stesso Presidente Orlando Corsetti il 6 marzo scorso sono stati accolti, controdedotti e dibattuti nell’arco della stessa seduta gli emendamenti presentati dall’Avv. Ettore Corsale Direttore dell’A.I.P.E., oltre le osservazioni già consegnate a mano nei termini il 3 dicembre 2013: nel corso della seduta della Commissione Commercio dell’11 marzo scorso anche il Direttore dell’A.A.P.I. Dott. Franco Meroni avrebbe voluto il diritto, che non gli è stato riconosciuto, di presentare ulteriori osservazioni oltre quelle già consegnate nei termini il 17 dicembre 2013.
A due giorni esatti di distanza da quella seduta, per evitare il rischio di un nuovo rifiuto, il Sig. Randaccio presume di stare ad “operare su un reale piano di parità nel rispetto delle entità di rappresentanza” trasmettendo la nota di cui all’oggetto specificatamente anche al Presidente della Commissione Commercio che è stato così costretto a doverla se non altro recepire passivamente.
Per non essere da meno in termini di “metodo” e recuperare almeno in parte un effettivo “reale piano di parità nel rispetto delle entità di rappresentanza”, mi sento nello stesso pieno diritto di presentare a mia volta il presente documento di replica, portata in termini di “merito” alla nota di cui all’oggetto a tutti i soggetti istituzionali coinvolti definendo per altro in modo raffazzonato ed addirittura sbagliato le rispettive cariche che ricoprono attualmente.
Il “merito” riguarda anche l’evidente discredito del sottoscritto chiamato in causa addirittura in premessa parlando di <<proposte … utili ad essere amplificate e persino distorte sino ad arrivare ad iperbole ridicole vedi quanto riferito nella trasmissione “Uno Mattina”, da parte di associazioni che parrebbero dettare l’agenda del Comune e purtroppo non smentite”.
Alla trasmissione televisiva dell’11 febbraio scorso, oltre all’Assessore Leonori, hanno partecipato l’Avv. Laila Perciballi responsabile del Movimento Consumatori ed il dott. Antonio Pellone Tesoriere di Confcommercio di Roma Capitale, nonché il sottoscritto che in qualità di responsabile dell’unica “associazione” ambientalista (VAS) rimane quindi la vera persona che è stata voluta prendere di mira a sproposito, se non altro perché mi si affibbiano “iperbole ridicole” senza dimostrazione alcuna.
A parte la mia riserva di tutelare presso le competenti sedi giudiziarie la dignità morale della mia persona e l’immagine gravemente lesa della associazione che mi onoro di rappresentare, in questa sede mi interessa far sapere che il mio unico intervento televisivo, dopo aver contestato con dati certificati l’attendibilità dei 28.700 cartelloni esistenti Roma forniti dall’Assessorato alla RAI, ho testualmente precisato che “il fenomeno dei 5.000 impianti senza scheda si è verificato perché l’amministrazione precedente consentiva di installare impianti abusivi per i quali ti potevi autodenunciare: pagavi una quota, una indennità pari per giunta al canone degli impianti regolari, ti veniva assegnato un numero di codice identificativo e tu con quello comparivi”.
Con riguardo ai 5.000 impianti “senza scheda” ho fatto presente che “siccome so dall’esperienza fatta in precedenza che non ci saranno i tempi per rimuoverli materialmente, ed è una discussione che abbiamo affrontato insieme nell’unico incontro avuto con l’assessore, un consiglio che ripeto e ribadisco è che – prima ancora di trovare e reperire i fondi per rimuoverli forzatamente là dove le ditte non ottemperano all’invito a farlo da sole – non vanno presi dal bilancio comunale come ha fatto la Giunta di Alemanno; sono stato costretto a denunciare l’amministrazione alla Corte dei conti per distrazione di fondi”.
Ho quindi concluso affermando che “l’attuale normativa prevede come possibilità (ma che vorrei che diventasse un dovere) in attesa di reperire i fondi per poterli rimuovere forzatamente di oscurarli perché quello è il miglior deterrente. L’impianto abusivo viene installato per specularci per il tempo che tu non lo rimuovi con la pubblicità irregolare: se te lo oscuro alla fonte, ti passa la voglia”.
Lascio a chi legge valutare se le mie parole siano state “iperbole ridicole”.
Al pari della nota della S.C.I. anche la presente ha lo scopo di produrre una sintesi dei principali punti toccati dal sig. Randaccio che non possono restare senza alcun contraddittorio e presi quindi come incontrovertibili verità, a maggior ragione se riguardano il PRIP e vengono presentati addirittura come “PUNTI CONDIVISI” (non si sa bene con chi).
Se il sig. Randaccio si permette di scrivere in grassetto di presunte <<evidenti convergenze che abbiamo voluto chiarire e mettere “nero su bianco”, per fare chiarezza, in uno spirito collaborativo con il Comune>>, che consiste però nella contestuale minaccia di <<ricorso alle vie giudiziali>> e quindi con il ricatto di scongiurarlo (da autentico “aut aut“), anch’io mi permetto di mettere “nero su bianco” per fare chiarezza, in uno spirito collaborativo con il Comune che offro spontaneamente come ho sempre fatto, senza mai pretendere di far condividere quanto scrivo con minacce di fare altrimenti dei ricorsi al TAR.
1 . IMPIANTI ABUSIVI: TURBATIVA DI MERCATO – Non risponde affatto al vero che la deliberazione della Giunta Comunale n. 1689 del 9 maggio 1997 abbia “ordinato” di effettuare le rimozioni di cui con un plurale maiestatis il sig. Randaccio ed altri non ben precisati partners titolari di impianti del “riordino” si vorrebbero ergere ora a paladini della battaglia per combattere l’abusivismo, <<pronti ad impegnare personale, mezzi e finanziamenti>>.
La disciplina del procedimento del riordino degli impianti pubblicitari, che è allegata alla deliberazione n. 1689/1997 e che è costituita da 4 Titoli e 16 articoli, prevede testualmente alla lettera d) del 1° comma dell’art. 9 che <<il titolare della domanda di riordino deve aver rimosso tutti gli impianti pubblicitari non suscettibili di regolarizzazione e deve presentarne, entro 15 giorni dal ricevimento di apposita richiesta, l’elenco dettagliato autocertificato ai sensi della legge n. 15/68 >>: ne consegue che a dover essere rimossi debbono essere gli stessi impianti irregolari del “riordino” !
A riprova si porta la Deliberazione del Consiglio Comunale n. 260 del 29 settembre 1997 con cui è stata approvata fra le modifiche ed integrazioni alla deliberazione C.C. n. 254/1995 anche la seguente:
“A – Dopo il punto 18) della deliberazione del Consiglio Comunale n. 254 del 6 novembre 1995, e inserita la seguente disposizione:
18-bis) Al fine di agevolare l’applicazione del piano degli impianti pubblicitari e la definizione del procedimento di riordino, sono stabilite le seguenti misure incentivanti per i soggetti che risultano in regola o che regolarizzano la propria posizione, in particolare rimuovendo gli impianti pubblicitari non autorizzati e carenti dei requisiti per il riordino (a titolo esemplificativo e non esaustivo: gli impianti pubblicitari con superficie espositiva superiore ai 6 metri quadrati all’interno della zona perimetrata di cui all’articolo 3 dell’Allegato A.1; gli impianti pubblicitari installati o trasferiti, senza autorizzazione, successivamente alla presentazione della domanda di riordino; ecc.) e sanando gli omessi o parziali pagamenti.”
Si mette per di più in grande evidenza che questa associazione si riserva di dimostrare con prove alla mano inconfutabili non solo che molti degli impianti cosiddetti “senza scheda” sono stati installati anche da diverse ditte titolari di impianti del “riordino” o da ditte riconducibili oggettivamente ad essi pur sotto diversa denominazione sociale, ma anche che ben 15 impianti “SPQR” di mt. 1,20 x 1,80 concessi in locazione alla stessa ditta “S.C.I.” sono stati accorpati e ricollocati in zona vincolata con divieto tassativo di affissione senza il rilascio della preventiva ed obbligatoria “autorizzazione paesaggistica” da parte dell’Ing. Fabio Pacciani che lo ha attestato, con soltanto due di questi al momento rimossi sembra spontaneamente dalla S.C.I. !
2. ORDINE DELLA CITTÀ – Con la deliberazione n. 25 del 10 febbraio 2010 la Giunta dell’allora Sindaco Alemanno ha approvato i progetti-tipo per una serie di tipologie di impianti, che non possono essere annoverati fra i “PUNTI CONDIVISI” con l’Assessore Leonori, visto che nell’incontro che ci ha concesso il 18 marzo 2014 ha manifestato l’intenzione di scegliere un domani un formato unico condiviso (anche e soprattutto dalle Soprintendenze competenti per territorio).
La proposta di proibire i Maxi posters formato 4 x 3 (12 mq.) per trasformarli in 3 x 2 (6 mq.= la metà), se si ipotizzano tutti monofacciali, comporta l’installazione sul territorio di un numero esattamente doppio di impianti, a tutto vantaggio della ditta “S.C.I.” e non certo dell’impatto visivo sul territorio: alla ditta S.C.I. non spetta affatto il compito di “pianificare” tanto il PRIP quanto i Piani di Localizzazione ai quali soltanto compete sia la scelta sulla diminuzione dei suddetti formati di impianti che la loro posizione sul territorio non necessariamente a parità di superficie espositiva complessiva !
3. PRIP – Non risulta che il Comune sia d’accordo a <<partecipare alla realizzazione di specifico protocollo d’intesa (come già fatto!) con le Società concessionarie>> per i Piani di Localizzazione.
Al par. 4.1 della Relazione al PRIP originario è testualmente riportato che <<la redazione … può però essere affidata anche a soggetti privati>> e quindi non esclusivamente alle “Società concessionarie” in evidente quanto inammissibile conflitto di interessi, con la sola precisazione che <<a questo proposito il Comune ha già avviato una serie di esperienze sperimentali di piani promossi da alcune ditte pubblicitarie titolari delle licenze che in forma associata hanno avanzato proposte di riorganizzazione di alcune strade finalizzate ad una ottimizzazione degli spazi disponibili>>, a tutto vantaggio aggiungo io anche e soprattutto delle stesse ditte: si tratta di una scelta della precedente amministrazione che non mi risulta affatto e comunque mi voglio augurare che non rientri minimamente fra i “PUNTI CONDIVISI” dalla nuova attuale amministrazione.
4. CANONI: Maggiori introiti – Il sig. Randaccio mi ha accusato in premessa di <<dettare l’agenda del Comune>>, senza accorgersi di essere ora invece lui a dettarla indebitamente !
5- GARE – Il sig. Randaccio è arrivato a scrivere testualmente: <<Fatta salva la procedura di riordino e quindi previo inserimento nei piani di Localizzazione degli impianti di cui alla medesima procedura di riordino che sono sottoposti, come noto, ad una procedura diversa da quella di gara, siamo d’accordo a che vengano messi in gara le restanti superfici disponibili che al momento si quantificano in ben 40.000 mq.>>.
Il sig. Randaccio dà per “nota” la procedura riservata agli impianti del riordino che a suo dire sarebbe diversa da quella di gara, senza specificare il fondamento giuridico che dovrebbe supportare una tale delirante “tesi” che vorrebbe far passare per scontata.
Dovendo cercare di “interpretare” questa affermazione del tutto sconclusionata, un aiuto mi viene dalla seduta della Commissione Commercio del 6 marzo scorso a cui ha voluto partecipare, provocandomi in modo diffamante nel quarto d’ora di pausa voluto dal Presidente Corsetti: quando gli ho ricordato la scadenza inderogabile del prossimo 31 dicembre di quest’anno mi ha detto che stavo facendo un “comizio”, ribadendolo pure dopo che gli avevo ricordato che con la deliberazione del Consiglio Comunale n. 426 del 2 luglio 2004 la scadenza del 1° quinquennio era stata prorogata fino al 31 dicembre del 2009 per cui i rinnovi concessi per un altro quinquennio – se la matematica non è un’opinione – scadono inevitabilmente alla fine dell’anno in corso con l’unica ulteriore eventuale possibilità (che è però una scelta e non un obbligo per l’attuale amministrazione capitolina) di rinnovare una tantum per altri 5 anni ancora esclusivamente le concessioni rinnovate (art. 14, comma 9, del vigente Regolamento).
Evidentemente per il sig. Randaccio la normativa vigente in materia è un optional, per cui pretende che i propri impianti facenti parte del “riordino” non abbiano scadenza ed in quanto tali siano esentati dall’obbligo di essere messi a gara !
Il sig. Randaccio è profondamente convinto di poter restare ad operare in eterno a Roma con gli stessi impianti collocati sul pubblico suolo in un regime di assoluto “monopolio naturale esclusivo”, permettendo in modo altamente magnanimo che nel rispetto del principio di libera concorrenza vengano messe a gara le briciole costituite dalle restanti superfici disponibili (bontà sua) quantificate per giunta non si sa bene come in 40.000 mq. !!!!
Dopo avermi accusato in premessa di <<dettare l’agenda del Comune>>, il sig. Randaccio pretende di dire al Comune che i bandi di gara per la libera concorrenza debbono esser fatti con l’applicazione del sistema di gara al maggior offerente, senza accorgersi di essere ora invece lui a dettarla indebitamente !
Il sig. Randaccio chiude la sua nota affermando con tono perentorio che i “fatti trasparentemente pubblicizzati” impongono all’Assessore Leonori ed al Presidente Corsetti <<di consentire la prosecuzione del lavoro, onde evitare le ovvie richieste risarcitorie>>: si tratta di una minaccia bella e buona che non può essere assolutamente accettata e che andrebbe rimandata al mittente con la stessa forza utilizzata da questo tipo di soggetti animati da nessun fondamento giuridico.
Il presente documento ha in conclusione la finalità dichiarata di non ritenere percorribile l’avvio di un processo di concertazione basato su questi principi completamente distorti e aventi come unico palese obiettivo quello di perpetuare la situazione di caos e degrado in cui versa la pubblicità a Roma.
Distinti saluti.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi