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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

La legge della Lega contro gli ambientalisti arriva in Senato. “E meno male che Meloni aveva detto che avrebbe ascoltato i giovani”

06/04/2023
in Archivi, Beni culturali, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali, RASSEGNA STAMPA
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Pene più severe e l’introduzione del nuovo reato di danneggiamento di beni culturali e artistici.

Oltre all’arresto facoltativo in flagranza anche per i crimini di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici.

È questo il contenuto del disegno di legge della Lega, in esame al Senato, e che sembra essere dedicato a punire le azioni di disobbedienza non violenta degli ambientalisti, in particolare di quelli di Ultima Generazione.

“È un atto intimidatorio per zittire una voce scomoda, che rinfaccia le responsabilità sull’inazione climatica – afferma Carlotta Muston, attivista del movimento – Sono indignata, questo non è un servizio alla comunità“.

Per il gruppo il governo e il parlamento dovrebbero concentrarsi su provvedimenti per interrompere i finanziamenti a petrolio e gas, come ribadito dalla campagna “Noi non paghiamo il fossile”: “Violano la legge e usano i nostri soldi in progetti suicidi.

Essere puniti da un governo del genere è segno di essere nel giusto”, afferma il portavoce Michele Giuli.

La proposta è stata presentata dal senatore del Carroccio, Claudio Borghi a novembre 2022, proprio durante il picco delle azioni nei musei (come la salsa di pomodoro contro i Girasoli di Van Gogh) del collettivo britannico Just Stop Oil.

All’indomani degli imbrattamenti della facciata di Palazzo Vecchio, a Firenze, e della fontana della Barcaccia, in piazza di Spagna, a Roma, l’idea ha ripreso forza.

Martedì 4 aprile è iniziato l’esame nella commissione Giustizia di Palazzo Madama.

La relatrice in aula sarà la presidente Giulia Bongiorno.

Il disegno di legge “intende rispondere a una precisa scelta di politica criminale: rafforzare ulteriormente la tutela, anticipando la soglia di punibilità, del bene giuridico protetto dalla norma, ossia la conservazione del nostro inestimabile patrimonio culturale”, si legge nel documento che accompagna il testo.

Prevede quindi un inasprimento delle misure previste dall’articolo 518 duodecies del codice penale: in base alla proposta, chi imbratta monumenti o opere d’arte, potrebbe ricevere una multa fino a 1.500 euro o essere sottoposto a un anno di reclusione.

A favore della detenzione per danneggiamento aggravato si era già schierato Matteo Salvini, da ministro dell’Interno del governo Conte I.

Il provvedimento si inserirebbe nella stessa scia, estendendo l’arresto anche all’accusa più frequente con i quali vengono incriminati gli attivisti, l’imbrattamento.

Inoltre, i reati contro i beni culturali sarebbero aggiunti alla lista di quelli per i quali l’articolo 381 del codice di procedura penale consente l’arresto in flagranza.

Questi crimini “non sono una ragazzata” e rappresentano “una delle nostre priorità.

Alla luce dei fatti accaduti negli ultimi tempi, è importante che lo Stato mostri un certo rigore di fronte a certe condotte che hanno un grave disvalore.

È un modo di dare una risposta con sanzioni più severe a fatti che riteniamo estremamente gravi”, ha commentato Bongiorno, come si legge sul Domani.

Non è però l’unica, tra gli esponenti della maggioranza a essersi spesa per la linea dura contro gli attivisti.

“Chi danneggia i nostri beni culturali non può passarla liscia e va punito severamente.

Anche per questo stiamo studiando una norma che faccia pagare ai responsabili di questi danni gli interventi necessari per il ripristino dei luoghi”, aveva detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: subito dopo la protesta della Barcaccia.

“Ci troviamo di fronte all’assurdità – afferma Carlotta Muston – Si pensa a un ddl per punire delle persone disposte a rinunciare alla loro libertà personale, perché preoccupate dalla crisi ecoclimatica, ma non si fa nulla per arginarne le conseguenze”.

Per l’attivista, la politica sta dimostrando, ancora una volta, “di non avere un contatto con il mondo reale e di esimersi dalle loro responsabilità.

Possono mettere in atto quello che vogliono, ma noi non ci fermeremo – dice – Il dovere etico e morale di agire lo sentiamo, rifacendoci alla Costituzione, non a leggi temporanee e spesso opportunistiche”.

Anche Michele Giuli è della stessa opinione: “Cosa può fermarci?

Multe?

No.

Fermi identificativi?

No.

Arresti?

No. 

Detenzioni?

No.

Smettere di utilizzare i soldi dei cittadini per investire in combustibili fossili e rispettare le promesse fatte a Glasgow – afferma – Sono decine di miliardi all’anno.

Perché non utilizzarli per mettere in sicurezza la rete idrica?

Per riscaldare le case popolari?”.

La solidarietà per il movimento di disobbedienza civile non violenta è arrivata anche dagli altri gruppi che lottano contro la crisi climatica.

“Dal punto di vista giuridico il Codice tutela già i monumenti con alcune fattispecie di reato – spiega Ester Barel, portavoce di Fridays for future – Il disegno di legge della Lega non serve a tutelare i beni culturali, ma a punire gli attivisti.

I danneggiamenti dovuti alle inondazioni, all’inquinamento o alla crisi climatica in generale sono maggiori e nessuno se ne preoccupa”.

Per Marzio Chirico, anche lui tra i portavoce, si tratta di un tentativo “di reprimere gradualmente il dissenso.

Governo e Parlamento, quando ci sono le proteste, che siano le azioni di Ultima Generazione o i nostri scioperi con migliaia di persone, non entrano mai nel merito delle ragioni, si concentrano sulla protesta – afferma – È un controsenso, visto che Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento, aveva detto che avrebbe ascoltato le voci critiche dei giovani”.

“È evidente che questo governo si stia muovendo su due binari paralleli: da una parte un indecoroso ritorno all’utilizzo di fonti Fossili mentre il pianeta chiede disperatamente aiuto, dall’altra una guerra senza quartiere agli attivisti e le attiviste per il clima che mettono giustamente in campo pratiche radicali vista l’inazione dei governi, troppo spesso affiancata al foraggiamento di aziende inquinanti. – conclude Davide Dioguardi – In quanto Fridays For Future Italia siamo al fianco di Ultima generazione e chiariamo fermamente la nostra opposizione a questo disegno di legge, figlio di una maggioranza parlamentare per niente interessata ad invertire la rotta per evitare il disastro climatico.”

(Articolo di Giorgia Colucci, pubblicato con questo titolo il 5 aprile 2023 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)

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