Manca l’atto di gestione impantanato nelle secche della burocrazia.
C’è il parere del Ministero ma intanto è scaduta la commissione tecnica.
Nata per decreto del ministero dell’Ambiente nel 1996, la riserva naturale del litorale romano è ancora senza un piano di gestione ambientale: ventitré anni non sono sufficienti per mettere a punto e tradurre in pratica un piano per regolare qualunque insediamento in un’area di macchia mediterranea di 16mila ettari che si estende da Roma sud a Fiumicino nord.
Il 20 maggio di quest’anno il ministero dell’Ambiente ha rilasciato il parere di compatibilità: sembra tutto pronto, invece no.
Bisogna ancora aspettare: a marzo è scaduto il mandato della Commissione tecnica che rilascia le autorizzazioni sulla riserva ed è guidata dal ministero dell’Ambiente con il dicastero dei Beni culturali, Regione, associazioni e università: ma la commissione non è stata ancora rinnovata e senza il suo nulla osta il piano è ancora in stand by.
Siamo di fronte a un tipico caso di burocrazia all’italiana.
Nel 1996 la gestione della riserva è affidata ai comuni di Roma e Fiumicino “nelle more dell’approvazione del piano” di gestione ambientale: dopo ventitré anni l’attesa continua.
Ministeri e Regione iniziano a lavorare al piano nei primi anni Duemila.
Nel 2009 il Consiglio di Stato ordina alla Regione di nominare un commissario ad acta, ma passano 5 anni invano.
Poi nel 2014 Zingaretti nomina Vito Consoli, stimato funzionario già direttore dell’Agenzia regionale dei Parchi.
Consoli mette a punto il piano e nel 2017 passa ai pareri tecnici dei ministeri e alla consultazione pubblica.
Le associazioni chiedono una zona cuscinetto di 100 metri lungo il confine della riserva, per difenderla da cantieri, discariche abusive e antropizzazione.
E il Mibac chiede di tutelare le aree archeologiche ancora non aperte al pubblico, tra cui ci sono la villa e la torre di Palidoro o il sito di Fianello.
Le richieste non sono accolte e si arriva alla primavera del 2019.
Manca solo il parere del ministero sulla valutazione ambientale.
Che arriva il 20 maggio 2019.
Ma si è perso troppo tempo.
Nel frattempo il mandato della commissione tecnica era già scaduto.
E adesso?
L’ok dal ministero dell’Ambiente alla Commissione potrebbe arrivare a settembre, ma la crisi di governo di questi giorni rimette tutto in forse.
Nel frattempo la tutela dell’ambiente rimane affidata ai piani urbanistici dei comuni.
Che, secondo associazioni come Italia Nostra, Wwf, il Fondo Ambientale Italiano e Lipu, non possono tutelare una riserva dove sarebbe impossibile costruire.
E dove invece non sono mancati i cantieri: un caso citato da Italia Nostra è l’ampliamento dell’ospedale Bambino Gesù a Palidoro.
Inoltre nel 2013 sono stati rivisti i confini della riserva e sono state escluse alcune aree vicino l’aeroporto e alle spalle del Parco Da Vinci, nei pressi delle aree dove si è parlato di costruire il nuovo stadio della Roma in alternativa a Tor di Valle.
Non bisogna stupirsi.
I piani urbanistici non sono piani di gestione ambientale: nella riserva bisogna proteggere la biodiversità, recuperare la macchia mediterranea e promuovere turismo sostenibile.
Ma da 23 anni è tutto in stand by.
(Articolo di Salvatore Giuffrida, pubblicato con questo titolo il 13 agosto 2019 sul quotidiano “la Repubblica”)