(ANSA del 6 giugno 2015, ore 17:39) – Una speciale rete per catturare l’umidità dell’atmosfera e trasformarla in acqua potabile, fino a 100 litri al giorno: si tratta di Warka Water, un progetto dell’italiano Arturo Vittori, il cui primo prototipo è stato installato in Etiopia, per dare da bere agli abitanti del villaggio di Dorze.
All’inaugurazione di questa rivoluzionaria torre, ispirata alla natura e antiche pratiche e realizzata con la collaborazione degli abitanti, ha partecipato anche l’ambasciatore italiano Giuseppe Mistretta.
In molte regioni del mondo l’accesso è un problema enorme, con ripercussioni sia sociali che economiche e spesso la creazione di pozzi per raggiungere le falde nel sottosuolo si rivela quasi impossibile.
Per cercare di risolvere questo problema, Vittori e i suoi collaboratori hanno messo a punto il progetto Warka Water, delle ‘torri’ alte 10 metri formate da una struttura di bambù, una rete plastica per far condensare l’acqua presente nell’aria e un collettore per raccogliere l’acqua (fino a 100 litri al giorno) e eliminarne le impurità.
La realizzazione richiede la partecipazione di 6 persone in appena 4 giorni senza bisogno di energia elettrica o complessi strumenti, il tutto ad un costo inferiore ai 1000 euro.
Uno degli obiettivi di Warka Water è di integrare anche le tecniche e gli strumenti locali di costruzione in modo di dare vita a una comunità di costruttori che possano costruire nuove torri e curarne la manutenzione.
Dopo le prime fasi di test a Bomarzo, nel Lazio, e una raccolta fondi online, la prima Warka Water è stata ora installata in un villaggio in Etiopia per fornire acqua ai suoi abitanti.
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Il principio su cui si fonda Warka water è elementare: la condensazione.
Questo “albero dell’acqua” e quindi azzarderei, albero della vita, sfrutta lo sbalzo termico che si verifica tra giorno e notte per mutare l’aria in condensa.
Afferma Arturo Vittori: “Trasformare l’aria in acqua è un processo che non ha nulla di speciale. Lo fanno i comuni deumidificatori che abbiamo tutti in casa. In assenza di elettricità, in questo caso si sfrutta l’escursione termica fra il giorno e la notte, come facevano gli egiziani quattromila anni fa”.
È da un viaggio in Etiopia che Vittori ha tratto ispirazione per il suo progetto.
Progettato dallo studio italiano di architettura Architecture and Vision per la popolazione etiope è stato presentato per la prima volta alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2012.
Ma nel 2014 Architecture and Vision hanno introdotto ‘WarkaWater2′ che amplifica la capacità di raccogliere l’acqua piovana, la rugiada e la nebbia.
La nuova forma conica risulta più stabile ed è sormontata da una ‘corona’ progettata per tenere lontani gli uccelli.
“Nelle regioni di montagna etiopi, le donne e i bambini camminano per diverse ore al giorno per raggiungere fonti di acqua spesso non sicure, in comune con animali e a rischio di contaminazione” ha dichiarato Arturo Vittori, direttore di Architecture and Vision.
“Warka Water offre un’alternativa a questa situazione drammatica. Si tratta di una struttura verticale con un tessuto traforato per raccogliere, mediante condensazione, l’acqua presente nell’aria. La struttura a maglia triangolare è fatta di materiali naturali come il giunco. Pesa solo 60 kg, è composta da 5 moduli installati dal basso verso l’alto che possono essere sollevati e assemblati da 4 persone senza la necessità di ponteggi. La torre può raccogliere fino a 100 litri di acqua al giorno.”
Il progetto trae ispirazione da fonti diverse.
Dal punto di vista estetico lo studio ha preso spunto dall’artigianato tradizionale etiope.
Dal punto di vista sociale si è lasciato ispirare dall’albero Warka (una specie di fico), che in Etiopia è simbolo di fecondità e generosità e al tempo stesso è il luogo in cui la comunità si riunisce e prende le decisioni secondo un principio di giustizia ed eguaglianza.
Dal punto di vista ecologico, infine, il progetto trae ispirazione dal coleottero Namib che mostra come la natura possa adattarsi alle condizioni ambientali in modo semplice e sorprendente.
Il piccolo insetto raccoglie l’acqua del deserto facendo condensare l’umidità sul suo addome, dove si trasforma in piccole gocce, che scivolando sul dorso idrorepellente, raggiungono la bocca.
Il dispositivo è inizialmente destinato alle comunità rurali dell’Etiopia ma potrebbe essere utilizzato da qualsiasi popolazione che non ha accesso ad acqua potabile sicura.
Per questo motivo è soprannominato “L’Albero della Vita”.