Articolo di Arrigo Cipriani pubblicato con questo titolo il 13 febbraio 2015 su “Il Gazzettino”.
L’ acqua alta allaga il Mose.
Venerdì scorso, durante il picco della marea, ondate di imprevedibile altezza hanno allagato una galleria subacquea del Mose.
L’acqua è penetrata attraverso la tromba delle scale e si è stabilizzata ad un’altezza di due metri sui tre che misura la galleria.
Il vento piuttosto violento proveniva da bora e di solito da quella direzione le dighe foranee proteggono la laguna e quindi anche il Mose dalle onde del mare in burrasca.
Se ci fosse stato vento di scirocco il moto ondoso sarebbe stato certamente più violento.
Sui 6 miliardi spesi per la progettazione e la parziale realizzazione dell’imponente apparato, tutti abbiamo potuto constatare che forse un miliardo manca all’appello, però cinque sono lì a dimostrare l’altissima tecnologia del manufatto.
Da quello che si è capito la galleria inondata è proprio quella che consente la manutenzione di tutto l’impianto delle cerniere delle paratoie.
Questa inondazione della galleria comunque sta a dimostrare quanto sia difficile in questi casi pensarle tutte.
La nostra viva immaginazione ipotizza anche l’ordine del comando strategico del Mose in previsione dell’acqua alta di venerdì scorso.
«Chiudere le paratie!»
«Abbiamo un problema»
«Cosa?»
«L’acqua alta»
«L’acqua alta?»
«Sì, il tunnel si è allagato e si sono bagnati tutti i relais».
Alla piccola gag sarebbe mancato solo l’ex presidente del Magistrato alle Acque, il collaudatore, Cuccioletta che avrebbe detto: «Bene, meglio, così arriveranno i turisti a vedere l’alta marea».