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Rodolfo Bosi
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Home AFFISSIONI E PUBBLICITA' DEL COMUNE DI ROMA

L’audizione della Commissione Commercio del 1 febbraio 2023 ha forse sancito l’affossamento definitivo della riforma dei cartelloni pubblicitari

02/02/2023
in AFFISSIONI E PUBBLICITA' DEL COMUNE DI ROMA, Archivi, ATTIVITA' DELL'ASSOCIAZIONE, cartellopoli, Comune di Roma, Governo del territorio, Impianti pubblicitari a Roma, News, Piani territoriali, Piano Regolatore degli Impianti e dei Mezzi Pubblicitari (P.R.I.P.), Servizio di bike sharing
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Su espressa richiesta del consigliere Francesco Carpano, il Presidente della IX Commissione Commercio Andrea Alemanni ha convocato il Direttore del Dipartimento Sviluppo Economico e Attività Produttive Avv. Francesco Paciello ad una audizione che si è tenuta il 1 febbraio 2023 e che ha avuto come oggetto un “Confronto sul Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (P.R.I.P.)”.

Il consigliere Carpano ha motivato la sua richiesta affermando che occorre fare chiarezza su quali siano i prossimi atti che l’amministrazione deve mettere in campo per chiudere la riforma dei cartelloni pubblicitari: si tratta di un problema su cui c’è stato scontro in Commissione per capire quali debbano essere le procedure da seguire per arrivare ad individuare i lotti previsti e mettere tutto a gara.

Carpano ha anche precisato che alla luce della sentenza del TAR il principale nodo da sciogliere è diventato l’importo definitivo del cosiddetto “Canone Unico Patrimoniale” (C.U.P.) ed ha chiesto al Dott. Paciello quale debba essere l’atto che l’Assemblea capitolina deve modificare, per mettere Roma alla pari di altre città nazionali ed europee.

Il Presidente alemanni ha a sua volta chiesto al dott. Paciello  come allo stato attuale con il CUP si potrebbe rendere operativa quella progettualità di 10 anni fa e mettere a gara gli spazi individuati dai Piani di Localizzazione o se invece il tutto deve essere oggetto di una revisione complessiva.

Il Dott. Paciello ha premesso che la pubblicità costituisce un argomento molto complicato per cui  é necessario procedere con ordine per punti specifici.

1° punto su cui intervenire é stato quello delle tariffe.

C’è stato un sistema tariffario applicato fino al 2020, basato sul cosiddetto C.I.P. (Canone Iniziative Pubblicitarie): una sentenza della Corte Costituzionale ha poi obbligato ad un ricalcolo ai fini dei rimborsi, come compensazione di pagamenti non dovuti e non come risarcimento.

C’é stata quindi una dead line fino al 2020 con un percorso di compensazione sempre fino al 2020.

Si tratta di una tematica ormai chiusa, per la quale non c’è contenzioso, non c’é nulla, ma la norma prevede che il rimborso degli ultimi 5 anni (dal 2015) va richiesto, a pena di rischio di prescrizione o di minor rimborso perché chiesto tardivamente e quindi con meno possibilità di andare indietro.

Non abbiamo pertanto tutte le società che hanno richiesto il rimborso, ma solo alcune.

Nel 2021 si cambia totalmente sistema con l’introduzione del C.U.P., che ha comportato  moltiplicare la tariffa base (C.I.P.) per una serie di coefficienti in aumento.

L’amministrazione ha applicato gli stessi coefficienti che aveva con il C.I.P., prevedendo le stesse maggiorazioni stabilite dal 3° comma dell’art. 25 del vigente Regolamento di Pubblicità: il contenzioso che ne è scaturito e che ha portato alla sentenza del TAR ha di fatto esteso il caso a tutte le società.

Questo per il 2021: l’amministrazione ha riconosciuto alcuni aumenti che ha travasato anche nel 2022 e si è ritrovata anche per il 2022 ad affrontare il contenzioso, che è stato perso anche nel 2022.

Come stabilito anche dal giudice amministrativo, un atto firmato dal Dirigente dell’Ufficio è stato fatto annullare dalle società, che hanno preteso lo steso atto che l’ha determinato, vale a dire il cosiddetto “tariffone” nel bilancio.

A dicembre scorso l’amministrazione ha ripetuto lo stesso errore, copiando le tariffe del 2022: per evitare contenziosi anche per il 2021, occorre quindi modificare le delibere su 2 aspetti, il calcolo corretto del C.U.P. per il 2023 e la sua applicazione retroattiva per il 2021 e 2022, compito che spetta all’Assemblea Capitolina.

Le tariffe sono determinate secondo quanto stabilito dal Regolamento di Pubblicità.

Il Dott. Paciello ha fatto quindi riferimento agli articoli 21 e seguenti (in particolare 23 e 24, e soprattutto il 25 che a suo giudizio sarebbe quello incriminato) del Regolamento di Pubblicità, perché c’è da fare l’adeguamento dovuto fra le 20 tariffe presenti, riportando solo quelle corrette.

L’altra cosa che a suo giudizio va quindi corretta sono gli articoli citati.

Per primo va risolto questo problema, correggendo non solo il “tariffone” allegato al bilancio, ma anche il Regolamento di Pubblicità.

Come 2° argomento ha portato il fatto che una volta però che si mette mano al Regolamento di Pubblicità, occorre aggiustare un’altra cosa: il meccanismo di gara con pagamento del C.U.P. e di un canone di concessione offerto da chi vince la gara.

Il legislatore ha detto che questo non è possibile: chi partecipa e vince dovrà pagare un solo importo omnicomprensivo.

Paciello ha fatto sapere che 24,79 € è l’importo base a mq. (secondo la tariffa del 2020): per fare una gara occorre offrire qualcosa (che attualmente é il canone di concessione), che oggi come oggi non è più possibile.

Secondo la norma chi gareggia può solo offrire un servizio (ad esempio bike sharing, il monopattino, le panchine, i giochi per bimbi nel giardino, l’attrezzatura sportiva, imbiancare una parete ecc.) : questo non è scritto dentro il Regolamento, che a suo giudizio va modificato scrivendo che al posto del canone di concessione va fatta una offerta di servizio.

Ha tenuto a far presente che il modello di Milano di bike sharing si basava su C.I.P. e canone di concessione, ma antecedentemente al C.U.P..

Ipotizza che si potrebbe tutt’al più far pagare 50 euro a metro quadrato.

Come 3° argomento il Dott. Paciello ha portato il fatto che il modello di oggi si basa su Piano Regolatore (che c’è) e Piani di Localizzazione (che ci sono) e circuiti che invece non ci sono perché non sono stati mai definiti, dal momento che nessuno è stato in grado di formalizzare il valore di un impianto pubblicitario.

Se la logica precedente era basata sulla logica del C.I.P. e del canone di concessione, che era ad esempio più alto se l’impianto si trova a piazza Venezia: oggi questo modello non c’é e non ci può più essere, per cui il servizio da offrire in cambio dovrà essere maggiore in proporzione alla rendita di posizione di ogni impianto pubblicitario.

Il Dott. Paciello ha parlato di base di gara su “circuiti” che non ci sono stati mai perché non ci sono stati documenti che abbiano formalizzato quali sono i circuiti.

A suo giudizio abbiamo quindi la necessità oggi di capire perché questo modello non ha funzionato: perché se per fare i Piani di Localizzazione c’è stato il bisogno di acquisire tutti i pareri, pari ad esempio a 1.000 impianti all’interno di un Municipio, il tempo ha reso evidente che per avere tutti i pareri ci vuole un così tanto tempo che quando si é arrivati alla fine c’é bisogno di ricominciare daccapo.

Il modello progettuale che vede l’amministrazione coinvolta nel redigere l’allegato del bando di gara e cioè il piano che mi contiene 1.00 impianti, è un modello che si è dimostrato non più realizzabile, perché non ce la fa in sei mesi ad ottenere tutti i pareri.

A giudizio del Dott. Paciello la dimensione così vasta del territorio di Roma non consente di stringere l’arco temporale per arrivare dall’inizio alla fine ad una situazione che non si modifica,.

Da tecnico mi sento di suggerire che bisogna cambiare modello.

Il modello che si è sempre più diffuso è il modello del partenariato pubblico-privato.

Viene dal privato presentata una proposta progettuale che viene valutata dall’amministrazione e contingentata nella conferenza di servizi: se quella proposta viene approvata si manda avanti.

Se dentro l’Ufficio di Pubblicità c’è un tecnico che gestisce tutti gli impianti, il Dott. Paciello si è chiesto come fa ad arrivare ad una progettualità di 50.000 impianti: è questo che a suo giudizio di fatto ha immobilizzato il meccanismo.

Il Dott. Paciello ha tenuto a far sapere che in questi anni l’Amministrazione ha  fatto diverse  gare, come da ultimo la 1° gara europea del circuito delle pubbliche affissioni.

Ha precisato che questo è il 3° anno che si sono fatte le gare sulle aree private in base alle quote del Regolamento per le aree private, che ogni anno l’Amministrazione mette a bando .

Nel 2021 poi c’é stata la 1° gara su area pubblica per le aree non urbanizzate, con questa modalità: ci è stato presentato il progetto e l’Amministrazione lo ha messo a gara.

Allora la riflessione che da tecnico il Dott. Paciello si è sentito in dovere di suggerire è di valutare quale sia il modello procedurale più utile da seguire, lasciando perdere se un impianto stia o no a 50 metri da un semaforo o da un incrocio, perché è roba assolutamente tecnica che è normata dal Codice della Strada.

Per raggiungere la finalità che si prefigge, la Commissione deve decidere quale sia la procedura da applicare.

Il Presidente Alemanni ha chiesto di sapere se sarebbe meglio lavorare con il modello del partenariato pubblico-privato, perché secondo lui è più facile rapportarsi con la singola proposta progettuale (ad es. per quadrante e per via consolare): ha aggiunto che la Commissione potrebbe dare delle linee guida, precisando che deve quindi mettersi a fare le modifiche al Regolamento.

Il consigliere Riccardo Corbucci (PD) si è dichiarato anche lui d’accordo ed ha proposto delle prossime riunioni anche con la Commissione Roma Capitale.

In replica al cons. Carpano, il Dott. Paciello ha affermato che i Piani di Localizzazione approvati definitivamente dalla Giunta Capitolina il 13 novembre del 2017 non costituiscono un “documento ufficializzato”: per lui quella di “Aequa Roma” è una proposta su macro circuiti: come questi sono a loro volta riconducibili a lotti é un’altra cosa, ribadendo che una cosa è il circuito ed un’altra cosa è il lotto.

Ha lamentato al riguardo che non è stato mai fatto un lavoro di individuazione dei lotti in base ai circuiti.

Il Dott. Paciello ha proposto alla fine un allegato alla delibera del “tariffone” (come sembra che abbiano fatto altri comuni) che precisi dove si applica puntualmente.

Dal resoconto fatto dal Dott. Paciello e dalla immediata quanto passiva ed acritica condivisione della sua proposta conclusiva di modello alternativo da parte del partito di maggioranza di governo si evince chiaramente che si intende affossare del tutto la riforma dei cartelloni, per affidare al privato la libertà di iniziativa tramite project financing ma con motivazioni che appaiono del tutto strumentali o che comunque meritano degli approfondimenti tecnico-giuridici che ci riserviamo di pubblicare prossimamente, confutando punto per punto la parte delle affermazioni fatte dal Dott. Francesco Paciello che risultano contraddittorie.

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

Vedi https://streaming.comune.roma.it/portal/watch/commission/1bfd74b9-edff-42ad-abd1-7063aba865a5

 

 

 

 

 

 

 

 

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