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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

L’aumento dell’inquinamento atmosferico riduce la durata della vita di 10 anni e costa miliardi

06/07/2017
in Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Uno dei benefici della riduzione del consumo di combustibili fossili sta nell’abbassamento dell’inquinamento atmosferico. 

Ora il nuovo studio “Co-benefits of climate mitigation: Counting statistical lives or life-years?” pubblicato su  Ecological Indicators da Mikael Skou Andersen, del dipartimento di scienze ambientali dell’università danese di Aarhus, dimostra che, in media, un aumento dell’inquinamento dell’aria da particolato da 10 microgrammi per m3 riduce l’aspettativa di vita da 9 a 11 anni, molto più di quanto si pensasse. 

Ma il costo economico stimato di questo inquinamento differisce fortemente tra gli Stati Uniti e l’Unione europea a causa dei calcoli utilizzati.

Secondo Andersen, «abbiamo bisogno di una metodologia robusta e coerente per  determinare il beneficio economico  della riduzione dell’inquinamento dell’aria, per produrre dati convincenti che incoraggino i Paesi a ridurre l’uso di combustibili fossili. 

Quando si bruciano combustibili fossili, vengono rilasciate minuscole particelle che provocando l’inquinamento atmosferico, legato notoriamente a morti premature.» 

Le politiche che puntano a ridurre il consumo di combustibili fossili citano spesso i potenziali benefici per la salute,  e  i relativi risparmi sui costi, legati  alla riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Ma  il calcolo dei costi legati alle morti premature causate dall’inquinamento atmosferico è complesso e ha portato a stime molto diverse: «A causa delle diverse metodologie utilizzate, il costo dell’inquinamento atmosferico relativo al consumo di combustibili fossili è stimato pari a tre volte superiore negli Stati Uniti rispetto l’Unione europea», si legge nello studio.

Andersen conferma: «La letteratura esistente è ambigua e ci sono differenze negli approcci adottati nell’ Ue e negli Usa su come contabilizzare tali costi.  

Le persone sono disposte a pagare un prezzo per ridurre i rischi di morire prematuramente, a patto di avere una comprensione delle implicazioni e delle grandezze di tali rischi».

Negli Usa,  l’analisi costi-benefici della riduzione dell’inquinamento dell’aria viene calcolata n base al numero di vite salvate, con ogni vita che attualmente viene stimata per un valore di 7,4 milioni di dollari. 

Ma in Europa, l’attenzione è rivolta alla variazione della speranza di vita: la maggior parte delle morti legate all’inquinamento dell’aria ci sono state negli anni ’70 e ’80, quindi si pensava che gli anni di vita persi  fossero solo uno o due. 

Questo ha portato ad una stima del costo molto più bassa.

Per calcolare una cifra più precisa, Andersen ha utilizzato la lifetable  di 100.000 persone con una distribuzione di età che corrisponde all’attuale popolazione, il che ha mostrato tassi di mortalità stimati in base all’età. 

Ha quindi determinato il numero di persone che dovrebbero sopravvivere per ogni fascia d’età e per arrivare a definire il numero di anni di speranza di vita. Poi ha simulato l’effetto dell’esposizione a lungo termine a un crescente  inquinamento atmosferico  –  particolato da 10 microgrammi per m3  – sulla mortalità.

Il risultato ha rivelato che «l’età media delle vittime dell’inquinamento atmosferico è di 78,9 anni e che il loco calo medio di aspettativa di vita è di  9 -11 anni», molto più della stima di 1-2 anni frequentemente citata. 

Per fare un confronto, la perdita stimata di anni di vita per incidenti stradali è 35 – 40 anni.

Andersen si augura che queste informazioni servano a far capire alle istituzioni internazionali e ai decisori politici che occorre tener conto con precisione delle morti causate dall’inquinamento atmosferico causato dal  consumo di combustibili fossili.

Lo scienziato danese conclude: «C’è preoccupazione per l’inquinamento atmosferico e le sue conseguenze sulla salute, a maggior ragione dopo il “diesel-gate”.  

Ma molti paesi europei  non in grado di soddisfare gli standard per l’inquinamento atmosferico approvati nell’Unione europea.  

Dobbiamo capire il vero impatto dell’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico  per sviluppare politiche più informate e ridurre il consumo di combustibili fossili».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 5 luglio 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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