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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

Le dieci domande (e le dieci risposte) su COP21

06/12/2015
in Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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10 domande su Cop21.

1) Cosa è COP21?  

È la ventunesima edizione della Conferenza delle parti (Conference of the parties, COP), nella convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

Si tiene a Parigi e arriva dopo le conferenze di Lima, l’anno scorso, e Varsavia, due anni fa.

Della convenzione fanno parte 195 Stati.  

10 domande su Cop21.1.

2) Quali sono gli obiettivi di COP21?  

Trovare un accordo per ridurre l’impatto delle emissioni a livello globale.

Obiettivo primario raggiungere un’intesa vincolante fra i 195 i Paesi della convenzione Onu per non aumentare oltre i 2 gradi centigradi la temperatura mondiale rispetto all’epoca pre-industriale.

Fra il 1880 e il 2012, la temperatura è aumentata di 0.85 gradi centigradi, e le previsioni dell’Onu vedono un aumento compreso tra 0,3 e 4,8 gradi entro il 2100. Imputate le emissioni di gas che generano l’effetto serra, in particolare l’anidride carbonica.  

3) Quali nazioni inquinano di più e perché?  

Secondo le analisi relative al 2012, il Paese al mondo che ha emesso più CO2 è la Cina, con circa 9,312 miliardi di tonnellate.

Pechino si difende affermando che il suo sviluppo economico necessita di un largo utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili, come il carbone o i derivati del petrolio e il leader indiano Narendra Modi usa lo stesso argomento, l’Occidente si è sviluppato inquinando ora chiede moratoria ai paesi non ancora sviluppati.

Secondo un’analisi di Credit Suisse, il settore industriale produce da solo, a livello globale, il 25% delle emissioni totali di CO2, la quota maggiore, seguita dai trasporti, che generano il 14% delle emissioni di anidride carbonica.  

10 domande du Cop21.2.

4) Quanti gas serra ha emesso l’Italia nel 2012?  

Il nostro Paese ha generato 391 milioni di tonnellate di CO2.

Anche in questo caso, il settore manifatturiero è quello più attivo.  

10 domande su Cop21.3.

5) Quali sono le fonti energetiche più inquinanti?  

Secondo le Nazioni unite, il carbone non è il principale indiziato per l’effetto serra, producendo il 25% delle emissioni nocive a livello planetario, tra anidride carbonica, metano (CH4), 0ssido di diazoto (protossido di azoto, o N2O) e fluorocarburi (HFC, PFC).

Al primo posto le emissioni dirette (come il metano emesso dai rifiuti), che valgono il 35%.

Poi il petrolio, al 21%, infine il gas naturale, al 19%.  

6) E le fonti rinnovabili?  

“Le fonti rinnovabili sono una miniera per il futuro”, sostiene l’amministratore delegato della banca statunitense Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, che conta di investire 150 miliardi di dollari nel settore dell’energia rinnovabile in dieci anni.

Secondo l’International energy agency (Iea) a tecnologia corrente nei prossimi cinque anni si potrà generare un incremento del 25% dell’efficienza energetica, cifra che aumenta nel caso di accordo al COP21.  

7) Quale sarà l’impatto di COP21 a Parigi sulla nostra vita?  

Dal 1880 al 2012, la temperatura globale è aumentata di quasi un grado centigrado per la presenza di gas serra nell’atmosfera, che si traduce in scioglimento dei ghiacci polari, innalzamento del livello degli oceani, estinzione di specie animali o vegetali.

L’Onu ricorda anche le conseguenze sulla salute degli esseri umani che abitano in zone ad alto tasso di inquinamento atmosferico o in habitat a rischio per l’innalzamento delle mare, vedi le Maldive.  

10 domande su Cop21.4.

8) L’evoluzione tecnologica che ruolo può giocare?  

È fondamentale, nella riduzione delle emissioni di gas nocivi.

Ma le rivoluzioni tecnologiche, e industriali, hanno tempi molto più lunghi rispetto alle esigenze odierne.

Pertanto, l’Onu considera “cruciale” l’evoluzione hi-tech per le economie di Cina e India, ma ha spiegato che “servono impegni subito” in vista della riduzione delle emissioni. 

9) Chi è contrario a un accordo a COP21?  

I Paesi in via di sviluppo chiedono di poter non limitare le proprie emissioni per non impattare sulla crescita economica domestica.

Ma, allo stesso tempo, i Paesi sviluppati affermano che bisogna ripartire in modo diverso le quote limite delle emissioni.

In altre parole, nazioni come Cina e India, che sono passate dall’essere economie emergenti a potenze globali, devono assumersi più responsabilità di nazioni come gli Stati Uniti o Australia.

Il tutto senza contare che tutte le nazioni insulari, proprio a causa dell’innalzamento del livello degli oceani, domandano che ci sia un abbassamento del target massimo della temperatura, da 2 a 1,5 gradi centigradi. 

10) Cosa possiamo dunque aspettarci da COP21?  

La riduzione delle emissioni di gas serra è fondamentale per evitare ripercussioni a livello globale, non solo a livello ecologico, ma anche a livello sociale ed economico.

Più le emissioni aumentano, più il pianeta è suscettibile a eventi climatici inconsueti finora, come i cicloni a latitudini più elevate di quelle tropicali.

Le aspettative, sia delle Nazioni unite sia degli analisti, sono per un accordo quadro, non definitivo ma vincolante, per l’avvio di una politica comune, a livello globale, di riduzione delle emissioni.  

 

(Articolo di Gianni Riotta, pubblicato con questo titolo il 4 dicembre 2015 su “La Stampa”)

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