Il 4 febbraio 2014 il dott. arch. Rodolfo Bosi a nome del Circolo Territoriale di Roma di VAS ha trasmesso al Sindaco di Roma Ignazio Marino la seguente lettera aperta, inviata per conoscenza all’Assessore per Roma Produttiva Marta Leonori, ai membri della Giunta Capitolina, al Presidente della Commissione Commercio Orlando Corsetti ed ai capogruppo di maggioranza Francesco d’Ausilio (PD), Luca Giansanti (Lista Civica per Marino), Gianluca Peciola (SEL) e Massimo Caprari (Centro Democratico).
Ignazio Marino
On. Sindaco,
nel suo discorso inaugurale di fronte alla Assemblea Capitolina Lei ha fra l’altro rilasciato la seguente dichiarazione: “Per risolvere tanti annosi problemi di questa magnifica città serve anche l’impegno dei romani. Abbiamo bisogno di cittadini capaci di indignarsi, capaci di denunciare le cose che non vanno e i malfunzionamenti della pubblica amministrazione.
Ma abbiamo bisogno anche di cittadini che si sentano parte di una comunità, di cittadini disposti a impegnarsi in prima persona, di cittadini che riconoscano il valore del bene comune e lo considerino il tesoro più prezioso che si possa condividere con gli altri.”
Queste sue parole sono risuonate come musica bellissima alle mie orecchie, dal momento che auspicavano un modo ancor più stretto e diretto di quella “democrazia partecipata” che ha sempre ispirato le mie azioni e tutta la mia attività di responsabile di una associazione ambientalista che è portatrice di interessi diffusi, a nome della quale dal 2000 mi sono battuto e continuo a battermi tuttora contro gli impianti pubblicitari abusivi installati dentro il Parco di Veio e più in particolare dal 2010 contro il fenomeno della cartellopoli romana, arrivando a trasmettere da allora ad oggi ben 445 segnalazioni di posta elettronica e ad elaborare e presentare ufficialmente il 3 maggio 2013 assieme all’associazione “Basta Cartelloni-Francesco Fiori” una proposta unitaria di modifiche ed integrazioni al PRIP così come redatto dalla S.p.A. “Aequa Roma” e congedato dalla precedente Giunta Capitolina.
Ho apprezzato a maggior ragione le sue parole perché in campagna elettorale si erano pronunciate a favore del PRIP così come da noi proposto praticamente tutte le liste che hanno appoggiato e sostenuto la sua candidatura.
Riccardo Magi, candidato nella “Lista Civica Marino Sindaco”, aveva preso l’impegno di approfondire la proposta unitaria per inserirla nel suo programma elettorale “Roma è vita” di 97 pagine, dove però non è stata poi registrata traccia alcuna della proposta unitaria dal momento che al paragrafo 5.8 era riportato il seguente ma comunque apprezzabile passaggio: “Approveremo un nuovo Piano Regolatore degli impianti e mezzi pubblicitari che preveda la riduzione della superficie massima consentita. La gestione del servizio di affissione e pubblicità deve essere svolta congiuntamente ad altre funzioni di decoro e arredo della città, come avviene in altre capitali europee; contrastando la cartellonistica abusiva anche grazie alle moderne tecnologie informatiche.”
Riccardo Magi
Fra le News del sito della lista civica per Marino è stato pubblicato un articolo dal titolo “Ecco perché sarà urgente approvare subito un piano regolatore degli impianti pubblicitari” di cui riporto i seguenti passi: “Visto anche lo scempio al quale abbiamo assistito anche durante questa campagna elettorale, si rende sempre più urgente l’approvazione di un vero Piano Regolatore degli impianti e dei mezzi pubblicitari (PRIP) per dare alla città una regolamentazione definitiva di questo settore. E per questo ci impegneremo una volta eletti al Consiglio Comunale. È necessario un vero e proprio piano di riordino, visto che attualmente sono circa 400 le ditte che gestiscono le affissioni. Oggi a Roma c’è un far west delle concessioni e il Piano Regolatore delle Affissioni della giunta Alemanno, costato centinaia di migliaia di euro, non ha mai trovato attuazione. Bisogna che le concessioni vengano affidate tramite regolare gara pubblica – mediante una suddivisone della città in più macro lotti – alle ditte che gestiscono gli spazi pubblicitari che, come in tutte le altre grandi capitali del mondo, devono poi reinvestire in servizi per la città come il bikesharing, rastrelliere per il parcheggio di biciclette o le pensiline degli autobus. Vogliamo anche rivedere le regole per le affissioni regolari e prevedere per legge la riduzione della superficie massima consentita per le affissioni. Vogliamo riportare in consiglio comunale le istanze dei cittadini presentate con una delibera d’iniziativa popolare che proponeva modifiche e integrazioni al Regolamento comunale circa le norme in materia di esposizione della pubblicità, delibera bocciata per soli 4 voti nella scorsa consiliatura.”
Maria Gemma Azuni, candidata nella lista di Sinistra Ecologia e Libertà, nel suo programma ha inserito il seguente passo: ”Per favorire e difendere il decoro urbano
ho sempre portato avanti le mie campagne elettorali senza imbrattare la città di manifesti. Con la nuova amministrazione sosterrò le giuste rivendicazioni delle associazioni Bastacartelloni e VAS (Verdi Ambiente e Società). Insieme a loro lavorerò per l’approvazione del nuovo Piano Regolatore degli Impianti e dei Mezzi Pubblicitari (PRIP) e per la conversione dell’attuale schema normativo in Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.), con provvedimenti atti alla salvaguardia e alla tutela del territorio.”
Maria Gemma Azuni
Segretario d’Aula
Alle sue belle parole ed alle promesse fatte riguardo al PRIP non hanno però fatto seguito fino ad oggi i fatti che mi sarei aspettato almeno da Lei, sig. Sindaco, anche perché ha voluto istituire nel frattempo uno specifico suo Ufficio per i Rapporti con i Cittadini (URC), tramite il quale Le ho fatto avere fin dallo scorso mese di ottobre una mia precisa proposta per dotare il centro storico di “isole ecogreenpoint” (mangiabottiglie) e per dare immediato lavoro a cooperative di giovani disoccupati con la raccolta differenziata porta a porta e la manutenzione dei parchi urbani, dei giardini e del verde di arredo stradale: alle suddette mie istanze è rimasta data finora soltanto la risposta in automatico predisposta dall’URC.
Alle sue belle parole non sono seguiti i fatti concreti che mi aveva lasciato sperare di ottenere anche e soprattutto sul fronte di cartellopoli dopo che la dott.ssa Anna Maria Manzi della II Direzione del Gabinetto del Sindaco ha dato doverosamente seguito alla mia Nota VAS prot. n. 17 del 4 ottobre 2013 costringendo il dott. Francesco Paciello a far rimuovere tutti gli impianti pubblicitari fatti salvi da ben 2 anni a ridosso del Parco di Veio nel tratto della via Cassia dall’incrocio con via della Torre delle Cornacchie e via Giacomo Andreassi.
A quell’inizio incoraggiante è seguito fino ad oggi il silenzio più assordante su cartellopoli, perché non è stato dato nessun seguito concreto, nemmeno con una risposta formale che è doveroso dare ai sensi della legge n. 241/1990, per non incorrere se non altro nel reato del rifiuto d’atti d’ufficio ed omissione di atti dovuti d’ufficio previsto dall’art. 328 del Codice Penale.
Con Nota VAS prot. n. 22 del 26 novembre 2013 ho chiesto all’Assessore Marta Leonori ed al Presidente della Commissione Commercio, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, la immediata rimozione dei 492 impianti pubblicitari installati nelle aree naturali protette gestite dall’Ente “Roma Natura”, dove sono stati accertati dal mese di settembre del 2010 !
Marta Leonori
Con Nota VAS prot. n. 23 del 29 novembre 2013 ho chiesto agli stessi soggetti anche l’immediata rimozione dei 442 impianti pubblicitari installati nell’ex II Municipio in violazione della deliberazione n. 609 del 3 aprile 1981.
Oltre che ai suddetti soggetti ho trasmesso anche a Lei, sig. Sindaco, la Nota VAS prot. n. 26 del 9 dicembre 2013 (con cui ho chiesto la rimozione forzata previa copertura immediata della pubblicità irregolare di tutti i 104 impianti pubblicitari sanzionati dai Gruppi di Polizia Locale di Roma Capitale competenti per territorio) e la Nota VAS prot. . 27 del 23 dicembre 2013 (con cui ho chiesto la rimozione forzata previa copertura immediata della pubblicità irregolare di tutti i 95 impianti pubblicitari installati lungo viale Tor di Quinto e via Flaminia): a quest’ultimo riguardo il cons. Enrico Stefàno ha rivolto a Lei ed all’Assessore Leonori l’ Interrogazione urgente del 20 gennaio 2014 per sapere “entro quali tempi e con quali modalità intendano porre un freno immediato alla ‘cartellopoli’ che imperversa in tutto il comprensorio dei Prati di Tor di Quinto, dando un significativo segnale di inversione di tendenza rispetto al passato, a partire dalla immediata copertura della pubblicità irregolare”.
A tal ultimo riguardo si sarebbero potuti almeno oscurare (ai sensi del 6° comma dell’art. 31 del vigente Regolamento comunale in materia di pubblicità, che ne dà la possibilità) i 1.136 cartelloni che con le complessive suddette 4 richieste avevo chiesto di rimuovere.
A tutt’oggi la copertura della pubblicità irregolare non è stata operata nemmeno con i 5.000 presunti impianti “senza scheda” che la sua Giunta ha prescritto di rimuovere con la Deliberazione della Giunta Capitolina n. 425 del 13 dicembre 2013: con tale delibera è stata operata una revoca solo parziale della deliberazione della precedente Deliberazione della Giunta Capitolina n. 116 del 5 aprile 2013, che assieme alla associazione “Basta Cartelloni-Francesco Fiori” avevo chiesto di abrogare fin dall’inizio del suo mandato, con Nota congiunta del 22 luglio 2013 a cui non è stato mai risposto nemmeno da parte sua.
A distanza di ormai più di un mese e mezzo in tutto il territorio di Roma non c’è traccia nemmeno di una benché minima rimozione dei suddetti impianti.
Con la deliberazione n. 425/2013 è stata comunque decisa la chiusura del procedimento di riordino degli impianti pubblicitari in un modo che non si differenzia molto da quello seguito dalla Giunta del Sindaco Alemanno a ridosso delle elezioni comunali, su cui mi sento in dovere di fare le due seguenti censure.
C’è anzitutto da considerare al riguardo che la vita di ogni impianto pubblicitario in base al Regolamento vigente (art. 10) non dovrebbe superare i 10 anni (5 + altri 5 in caso di rinnovo) e che il primo quinquennio di tutti gli impianti che fanno parte del “riordino” è stato prorogato fino al 31 dicembre 2009 con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 426 del 2 luglio 2004.
Rispetto a “concessioni” rilasciate intorno agli anni ’80 dell’altro secolo, il suddetto 1° quinquennio è durato in pratica quasi un trentennio, permettendo di fatto alle ditte pubblicitarie di continuare ad esercitare per tutto questo tempo il loro commercio con gli stessi impianti in regime di autentico monopolio ed in violazione del principio costituzionale della libera concorrenza.
C’è poi da sapere che alla scadenza del 31 dicembre 2009 il rinnovo per un altro quinquennio dei titoli autorizzativi, fino cioè al fatidico 31 dicembre 2014, è stato concesso soltanto per 3.189 impianti privati su suolo pubblico, 60 su suolo privato e 453 impianti di proprietà di Roma Capitale (SPQR).
Ne ha dato notizia certa l’ Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici del Comune di Roma in una Indagine sul settore affissioni e pubblicità a Roma presentata alla fine del mese di gennaio del 2011, in cui ha messo in evidenza che l’intervenuto rinnovo “con scadenza 31 dicembre 2014, potrebbe ritardare fino a tale data la piena attuazione alle procedure di gara previste nel regolamento della pubblicità e delle pubbliche affissioni”, confermando così la più volte dichiarata intenzione dell’Assessore Leonori e del Presidente Corsetti di voler entrare a regime dal 1 gennaio del 2015.
Ma gli impianti pubblicitari installati su suolo pubblico che fanno parte del “riordino”, stando alle domande presentate entro il 9 maggio del 1997, sono 18.836, mentre gli impianti SPQR sono 3.236, per cui si pone un legittimo interrogativo sulla validità o meno del titolo autorizzativo di tutti gli impianti che non sono stati rinnovati e che costituiscono praticamente circa l’84%.
Questo rimanente 84% di impianti poteva essere considerato comunque rinnovato ai sensi del 1° comma dell’art. 64 del D.Lgs. n. 446 del 15 dicembre 1997 perché stabilisce che “le autorizzazioni alla installazione di mezzi pubblicitari e le concessioni di spazi ed aree pubbliche, rilasciate anteriormente alla data dalla quale hanno effetto i regolamenti …, sono rinnovate a richiesta del relativo titolare o con il pagamento del canone ivi previsto, salva la loro revoca per il contrasto con le norme regolamentari”.
Ne deriva che anche i titoli dei rimanenti impianti del riordino, benché senza titolo autorizzativo rinnovato, dovevano intendersi automaticamente rinnovati se per essi è stato nel frattempo pagato il rispettivo Canone Iniziative Pubblicitarie (C.I.P.) anno per anno, vale a dire quanto meno per le annualità 2010, 2011, 2012 e 2013: questo affermava la deliberazione della Giunta Capitolina n. 116 del 5 aprile 2013 con cui è stata decisa la “chiusura del “riordino”.
Ma nelle premesse della deliberazione n. 425 del 13 dicembre 2013, con cui la sua Giunta ha proceduto ad una revoca parziale della deliberazione n. 116/2013, viene precisato che “ad un più approfondito esame della normativa citata, il richiamo all’art. 64 del D.Lgs. n. 446/1997 deve considerarsi un mero errore materiale, in quanto risulta irrilevante ai fini della definizione della durata nel tempo delle posizioni amministrative riferite agli impianti di cui alla procedura di riordino” per cui è stato deliberato “di precisare, in riferimento al sesto capoverso della deliberazione di Giunta Capitolina n. 116/2013, che il recepimento automatico delle risultanze del procedimento di riordino all’interno del Piano Regolatore e nei conseguenti Piani di Localizzazione non altera, tuttavia, la scadenza naturale dei titoli degli impianti di cui alla medesima procedura di riordino”.
Ne consegue che con la “scadenza naturale” del 31 dicembre 2009 dovrebbero essere al momento decaduti tutti i titoli degli impianti del “riordino” di cui non si è provveduto al rinnovo quinquennale fino al 31 dicembre del 2014, ma che ciò nonostante rimangono ugualmente installati sul territorio del Comune di Roma.
Colgo pertanto l’occasione per andare alle estreme conseguenze di ciò la sua Giunta ha approvato all’unanimità in sua assenza, chiedendole di dare mandato di far rimuovere tutti gli impianti pubblicitari del riordino che sono sprovvisti di titolo autorizzativo e che ai sensi del 1° comma del vigente Regolamento sono diventate iniziative pubblicitarie “da considerarsi abusive a tutti gli effetti” e quindi da rimuovere ai sensi del combinato disposto dei commi 4 e 5 del successivo art. 31.
La seconda censura riguarda la finta e comunque incompleta chiusura del procedimento di ”riordino”, che di fatto sarebbe dovuta avvenire con il rinnovo di ogni “concessione” ed “autorizzazione” perché di fatto veniva a significare la chiusura del “riordino” dei rispettivi impianti pubblicitari.
In perfetta analogia la “chiusura” dell’intero procedimento di riordino si sarebbe dovuta avere con il rinnovo o il rigetto di tutte le singole rimanenti “concessioni” ed “autorizzazioni” ancora da esaminare.
Ora la “chiusura” del procedimento del “riordino così come decisa dalla sua Giunta è stata invece subordinata alla “condizione che gli impianti rispettino le prescrizioni del Codice della Strada e del suo Regolamento attuativo … , nonché le prescrizioni del Regolamento di Pubblicità di cui alla deliberazione di Consiglio Comunale n. 37/2009, nonché quelle in tema di insistenza in aree vincolate“.
Ma per verificare il pieno rispetto di tutte e tre le suddette condizioni, che non può di certo avvenire per opera dello Spirito Santo, si rende necessario svolgere per ogni singolo impianto quella stessa “istruttoria “ che è prescritta dal 1° comma dell’art. 14 della Deliberazione della Giunta Comunale n. 1689/1997.
Si tratta quindi di una finta chiusura che aggiunge al “pasticciaccio brutto” del riordino un ennesimo quanto inaccettabile ulteriore “pasticcio”, che potrà avere fine soltanto quando il Comune di Roma arriverà ad indire dei bandi di gara per l’assegnazione della gestione decennale degli impianti pubblicitari da installare ex novo nelle posizioni individuate dai Piani di Localizzazione, possibilmente in coincidenza della scadenza definitiva del rinnovo degli impianti del riordino (31 dicembre 2014) decidendo di non procedere a nessun ulteriore rinnovo.
Prima ancora però dei Piani di Localizzazione occorre approvare il PRIP, anche nel rispetto del paragrafo 5.8 del suo programma elettorale “Roma è vita”, che anche l’Assessore Leonori ha assicurato di voler adottare a partire dall’intervista rilasciata il 22 ottobre 2013 al quotidiano “La Repubblica”, in cui ha anticipato anche l’intenzione di “rivedere” la delibera n. 116/2013 che è stata revocata solo parzialmente ed a quasi due mesi di distanza.
Rispetto a quella dichiarazione, benché più volte confermata, sono ormai passati più di tre mesi senza che a quelle promesse sia seguito alcun fatto concreto e non è dato al momento di sapere quanti mesi occorrerà aspettare ancora per vedere finalmente da quale PRIP Lei, Signor Sindaco, intende ripartire assieme alla sua Giunta.
Anche su questo fronte si erano riposte delle speranze che da rosee quali sembravano inizialmente sono diventate ora del tutto effimere.
Con nota prot. n. 24 del 4 dicembre 2013 Le ho chiesto invano di emanare una Ordinanza di sospensione di tutti gli spostamenti degli impianti pubblicitari installati a Roma ed il contestuale annullamento della Determinazione Dirigenziale del dott. Claudio Saccotelli n. 618 del 27 marzo 2012 che ha illecitamente esteso la possibilità di ricollocare gli impianti del riordino anche a quelli classificati nella Nuova Banca Dati come scheda “ES”, facendo presente che la pianificazione del PRIP ha bisogno di partire dalla “fotografia” esatta delle posizioni di tutti i singoli impianti che risultano attualmente installati sul suolo pubblico della città di Roma ed in cui debbono rimanere, senza subire quindi più nessuno spostamento, peggio che mai se provocato dalla ricerca di una nuova migliore rendita di posizione sul territorio anche nella speranza in prospettiva di potervi rimanere sia con il PRIP prima che con i Piani di Localizzazione poi.
In questo frattempo il 16 ottobre 2013 la IX Commissione Commercio ha approvato un Documento di indirizzo sul PRIP che prevedeva uno specifico percorso di partecipazione da concludere entro 40 giorni per consentire alla Commissione stessa di arrivare entro i successivi 10 giorni alla stesura finale di un Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (PRIP) da sottoporre come “proposta di deliberazione” all’approvazione della Giunta Capitolina prima e del Consiglio Comunale alla fine del suo iter.
Nella sala riunioni al 2° piano di via della Greca n. 5 il 22 ottobre 2013 si è svolta la seduta partecipata tenuta per illustrare la proposta di PRIP redatta dalla S.p.A. “Aequa Roma”, dando avvio all’iter amministrativo di approvazione del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (PRIP) di Roma, che è però ufficialmente iniziato il 7 novembre 2013 con la pubblicazione sul sito del Comune dell’avviso che ha fissato al 17 dicembre 2013 il termine ultimo per presentare proposte di emendamenti alla bozza del PRIP.
Conseguentemente la Commissione Commercio avrebbe dovuto fare le sue scelte entro il 27 dicembre 2013, ma fino a tutt’oggi risulta che non è stata tenuta nemmeno una riunione apposita per tale compito, benché sia stata convocata una marea di volte e continua ad essere convocata sempre su altri argomenti all’ordine del giorno.
Non sembra esserci la volontà di rispettare l’impegno assunto nemmeno nelle prossime convocazioni della Commissione, malgrado la richiesta di convocazione urgente presentata dal cons. Enrico Stefàno con Nota prot. n. RG 1793 del 30 gennaio 2014.
Con un messaggio di posta elettronica che Le ho trasmesso il 18 gennaio scorso mi sono appellato a quanto sancito con la Sentenza della Corte Costituzionale n. 355 del 17 luglio 2002 riguardo all’obbligo di approvare il PRIP entro un congruo termine di tempo, perché “la mancata osservanza del termine a provvedere non comporta la decadenza dal potere, ma vale a connotare in termini di illegittimità il comportamento della pubblica amministrazione, nei confronti del quale i soggetti interessati alla conclusione del procedimento possono insorgere utilizzando, per la tutela della propria situazione soggettiva, tutti i rimedi che l’ordinamento appresta in via generale in simili ipotesi (dal risarcimento del danno all’esecuzione del giudicato che abbia accertato l’inadempienza della pubblica amministrazione).
In forza della qualità di “soggetto interessato alla conclusione del procedimento”, ho chiesto all’Assessore per Roma Produttiva On. Marta Leonori (e di riflesso a Lei come responsabile del comportamento di tutti gli assessori da Lei nominati) di far approvare entro 30 giorni dalla Giunta Capitolina la proposta di PRIP da cui far ripartire l’intero iter finalizzato alla sua definitiva approvazione da parte dell’Assemblea Capitolina, anche indipendentemente dalla scelta che dovrebbe fare la IX Commissione Commercio.
Questa esposizione oggettiva dei fatti porta alla altrettanto oggettiva conclusione che, almeno fino ad oggi e quanto meno sul fronte di cartellopoli in generale e del PRIP in particolare, non ci sia stata nessuna significativa inversione di tendenza rispetto alla precedente amministrazione, nemmeno riguardo al servizio di Bike Sharing che così come previsto e voluto dall’Assessore Guido Improta nel nuovo Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) presentato il 29 gennaio scorso appare sostanzialmente lo stesso voluto dall’allora Assessore Marco Visconti con un bando poi annullato dal TAR del Lazio nel 2011, con la enorme differenza però che quel servizio sarebbe stato finanziato dalla pubblicità mentre questo ora di 80 stazioni per 1.000 biciclette verrebbe finanziato con il “Car Sharing” e quindi comunque con un perdita per il Comune di 3 milioni di euro.
Guido Improta
In allegato ad un messaggio di posta elettronica inviato all’Assessore Marta Leonori il 24 ottobre 2013 ed a Lei, signor Sindaco, il successivo il 10 dicembre 2013 ho trasmesso una “Proposta per un immediato servizio di Bike Sharing per 80 postazioni” da finanziarie con la pubblicità a livello sperimentale, prima ancora della materiale approvazione del PRIP che consentirebbe di utilizzare a piacere le ulteriori superfici pubblicitarie da lui individuate, ma che non sembra essere stato evidentemente preso nelle benché minima considerazione.
È stato per ora deciso di non far finanziare dalla pubblicità un risibile servizio di Bike Sharing di cui non è stato ancora nemmeno capito che nelle 80 stazioni approvate a suo tempo dalla Soprintendenza non ci possono stare 1.000 bici, dal momento che gli stalli possono essere al massimo 900, visto lo spazio fisico approvato: se infatti si riempissero tutti gli stalli con altrettante biciclette, una volta prelevato il mezzo l’utente non avrebbe mai la possibilità di rilasciarlo perché la ratio stalli/biciclette ottimale per gestire la regolazione è di 2:1.
Ne deriva quindi che nella ipotesi magnificente delineata dal PGTU dovranno restare nei magazzini come scorta 500 bici, per cui per 80 stazioni si avrà la ridicola cifra di 500 bici !
Un servizio di Bike Sharing che a Roma venga previsto al di sotto di 400 stazioni e almeno 6/7000 biciclette non è degno di questo nome, specie se si considera che il finanziamento del suddetto numero minimo di stazioni potrebbe essere sostenuto a costo zero dal Comune con l’affidamento di circa 6.500 mq di pubblicità, vale a dire il 4% del totale della pubblicità su suolo pubblico prevista dal PRIP che così come redatto da “Aequa Roma” è di 162.500 mq.!
Come è stato spiegato nel corso della Conferenza Stampa di presentazione della proposta unitaria di modifiche ed integrazioni al PRIP di “Aequa Roma”, che è stata tenuta il 3 maggio 2013, se come corrispettivo per un servizio di Bike Sharing di 70 stazioni (ma anche di 80) è sufficiente la gestione in esclusiva di 1.500 mq. di impianti pubblicitari, diventa allora possibile potenziare a piacere il servizio di 2, 3, 4 o più volte concedendo il doppio, il triplo o il quadruplo di superficie pubblicitaria espositiva, ma andandola a prendere dentro quella massima complessivamente prevista dal PRIP: per 400 stazioni dovrebbero quindi essere concessi dai 6.500 ai 7.000 mq. circa.
Malgrado tutte le suddette crude considerazioni, sig. Sindaco, voglio continuare a pensare che quanto da lei dichiarato nel suo discorso inaugurale sia stato fatto in perfetta buona fede, per cui mi rifiuto di immaginare di dover entrare in rotta di collisione anche con questa Amministrazione Comunale per le omissioni di atti dovuti d’ufficio in cui è fin qui purtroppo incorsa.
Vorrei evitare di essere costretto mio malgrado a dover procedere alla tutela degli interessi diffusi (che per finalità statutarie della mia associazione sono tenuto ad assicurare) in tutte le forme ed in tutti i modi che ci vengono consentiti dal nostro Stato di diritto, ivi compreso il commissariamento ad acta o addirittura l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Governo in carica ai sensi ai sensi dell’art. 120 della Costituzione, per mancato rispetto da un lato della Convenzione Europea del Paesaggio (con violazione dei vincoli paesaggistici) e per il pericolo grave dall’altro lato della incolumità e della sicurezza pubblica dei cittadini (nei soli ultimi tre anni sono stati registrati per colpa dei cartelloni abusivi ben 33 incidenti, di cui 5 addirittura mortali).
Di fronte a questa grave situazione si rende ormai urgente ed indifferibile una sua ben precisa ed inequivocabile presa di posizione rispetto a tutti e tre i fronti da me evidenziati (cartellopoli, PRIP e Bike Sharing) che sarebbe più che opportuno che venga data concedendo quanto prima un incontro sia al sottoscritto che alla associazione “Basta Cartelloni-Francesco Fiori” per affrontare l’intera problematica e decidere di conseguenza.
Rimango fiducioso in attesa di un suo cortese riscontro.
Distinti saluti.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi
Roma 4 febbraio 2014