Francesco Paolo Tronca ha vidimato la delibera sui cartelloni.
Roma, dopo oltre 20 anni di attesa, si avvicina a definire il suo Prip, il Piano regolatore degli impianti pubblicitari.
Il prefetto, che come commissario straordinario ha anche i poteri dell’assemblea capitolina oltre a quelli della giunta, ha così superato i rilievi espressi dal Tar con la sentenza dello scorso 22 febbraio. La tanto attesa firma è stata apposta: dopo l’altolà imposto dalla magistratura amministrativa, Francesco Paolo Tronca ha vidimato la delibera sui cartelloni.
Roma, dopo oltre 20 anni di attesa, si avvicina a definire il suo Prip, il Piano regolatore degli impianti pubblicitari.
Il prefetto, che come commissario straordinario ha anche i poteri dell’assemblea capitolina oltre a quelli della giunta, ha così superato i rilievi espressi dal Tar con una sentenza-fiume lo scorso 22 febbraio. Le toghe di Via Flaminia avevano infatti confermato il valore dell’impianto generale, che prevede una ferrea cura dimagrante della superficie pubblicitaria da 223mila a 62mila metri quadrati e la riduzione del formato massimo a 3×2.
Allo stesso tempo, però, i giudici della seconda sezione avevano anche eccepito come alcune parti della delibera 380 del 2014 e la determinazione dirigenziale del 27 luglio 2015 fossero state illegittimamente approvate dalla giunta.
Al contrario, per i magistrati amministrativi, il compito di disciplinare nel dettaglio il Prip doveva spettare ai consiglieri in aula Giulio Cesare.
Adesso, però, tutti i rilievi del Tar del Lazio sono stati superati grazie alla firma del commissario.
La sigla arriva dopo lo stop e gli accorati appelli delle associazioni che da anni si battono per la difesa del decoro.
E ora può finalmente ripartire la discussione popolare nei municipi per individuare le aree e mettere la parola fine allo scempio prodotto per anni dalla cartellopoli romana.
Gli impianti privati dovranno essere suddivisi in lotti che saranno messi a bando.
Il piano serve proprio per individuare con precisione numero, posizione esatta e circuito di ogni impianto su tutto il territorio comunale.
Le dimensioni dovranno essere di massimo 3×2 o di 1,40×2 o le paline 1×1.
Sono previste 14.391 strutture: 2.734 per le pubbliche affissioni, 3.471 con lo stemma Spqr, 1.341 per bike sharing e servizi igienici, 415 per circuito cultura e spettacolo, 4.226 privati, 1.844 di servizio, 360 per servizi municipali.
Ottomila metri quadrati dovranno sostenere economicamente il sistema di biciclette condivise.
Altri cinquemila metri quadrati saranno utilizzati invece per finanziare bagni pubblici ed elementi di arredo urbano e avranno una dimensione di 1,20×1,80 o al massimo di 3,20×2,40.
Le 19 società che hanno presentato il ricorso al Tar non resteranno a guardare.
Attraverso i loro legali, sono già pronte a rivolgersi al Consiglio di Stato.
Chiaro il loro obiettivo: riuscire ad ottenere il totale annullamento del Prip.
L’affare, però, non riguarderà la gestione del commissario straordinario Paolo Francesco Tronca.
A leggere il verdetto dei giudici di Palazzo Spada e forse a chiudere una volta per tutte la partita sui cartelloni sarà il futuro sindaco.
(Articolo di Lorenzo D’Albergo e Laura Serloni, pubblicato con questo titolo il 2 aprile 2016 sul sito “R.it Roma“)