Articolo di Antonio Stella pubblicato il 19 novembre 2014 sul “Corriere della Sera”.
Antonio Stella
Per ventitré volte ci hanno provato diversi politici campani, interessati più ai voti degli abusivi che non alla loro sicurezza, ad «aggiornare» i vecchi condoni di Craxi dell’85 e di Berlusconi del ‘94
E per ventitré volte questo tentativo di allungare i tempi e allargare le sanatorie ai territori più a rischio della regione è evaporato nel nulla.
Così come, salvo sorprese, agli abusivi andrà male anche stavolta.
Le alluvioni in Liguria, Toscana e Lombardia dovrebbero aver travolto infatti anche l’ennesimo sforzo della destra campana (con molti simpatizzanti a sinistra) che mesi fa aveva approvato una legge regionale che riapriva i termini dei condoni affidandone la gestione ai Comuni.
Legge impugnata poi dal governo Renzi con varie motivazioni, tra le quali una che riletta oggi fa un effetto speciale: «Deve rilevarsi che la disposizione è idonea a consentire sanatorie in zone “a rischio idraulico” individuate dai piani di bacino o dai piani stralcio» previsti dalla legge sulla difesa del suolo 183 del 1989.
Di più: «sotto le mentite spoglie di una proroga del termine per la definizione delle domande di condono riferite ad abusi ultimati entro le date previste dalle leggi n. 47/1985 e n. 724/1994» la leggina campana potrebbe «di fatto tradursi in una ammissione» di «ulteriori abusi» compiuti negli ultimi anni.
«Noto che in queste ore il governatore Caldoro ha avuto il buongusto di tacere», ha ironizzato Marco Di Lello, presidente dei deputati socialisti, già assessore all’urbanistica e storico avversario degli insediamenti pericolosi, «ma finché il territorio sarà considerato oggetto di baratto in cambio di consensi elettorali, quelle degli amministratori locali saranno lacrime di coccodrillo».
Marco Di Lello
Un dato per tutti: fingendo per anni «che il Vesuvio fosse una montagna e non un vulcano attivo», come spiega Di Lello, non solo dopo l’ultima eruzione del 1944 gli abitanti della «zona rossa» si sono triplicati (da 200 a 600 mila) ma dopo il terremoto in Irpinia del 1980 fu addirittura varato dentro la «zona rossa» un «piano Napoli» con 20 mila nuovi alloggi.
Dicono i dati di Legambiente che esistono in Campania almeno 175 mila immobili abusivi non condonati: tempo fa a Eboli, come fosse la cosa più normale del mondo, comparve un cartello con scritto: «vendesi appartamenti abusivi».
Eppure, sapete quante volte nell’intero 2013 sono entrate in azione le ruspe per gli abbattimenti?
Tre.