Articolo di Ilaria Carra pubblicato con questo titolo il 5 febbraio 2015 sulla cronaca di Milano del quotidiano “La Repubblica”.
«STANNO insorgendo un po’ tutti, pure i milanisti pensi un po’».
Come a dire, neanche il cuore del tifoso che batte sembra bastare a mandar giù l’idea.
Così racconta Renata Fumagalli, residente in via Gattamelata, delle reazioni di almeno una parte del quartiere Portello, preoccupata all’ipotesi dello stadio del Milan al posto dei padiglioni della vecchia Fiera campionaria.
Il senso: «Tra Citylife, San Siro e il Palalido siamo già così carichi che soffocheremo».
Due giorni fa il Milan ha svelato le immagini dello “stadio urbano” che spera di realizzare dal prossimo anno, se si aggiudicherà il bando di Fondazione Fiera per la riqualificazione dei padiglioni 1 e 2.
Un progetto a basso impatto, 48mila posti e alto la metà di San Siro.
Ma è proprio solo l’idea di uno stadio tra i palazzi che basta a generare sconcerto.
«La zona è già molto congestionata e ancora un po’ esplode — dice Renata Fumagalli, del comitato che si era battuto per alleggerire l’impatto del tunnel Gattamelata, ancora chiuso — la gente non si rende conto del caos che può generare uno stadio così in centro, mi chiedo se hanno fatto uno studio di impatto ambientale, noi vorremmo solo più tranquillità: siamo già un migliaio, ci stiamo mobilitando, vedremo come organizzarci».
Anche il Consiglio di zona 8 è già subissato di segnalazioni e telefonate dai residenti: «Ci mancava giusto (un altro) stadio», è un po’ il senso.
«I cittadini ci stanno scrivendo preoccupati — dice il presidente di zona 8, Simone Zambelli — confesso che anche a me l’idea lascia molto perplesso. Non hanno ancora completato il nuovo Portello e già pensano a buttare giù la stecca fatta solo 15 anni fa. Sembra che tutto debba essere fatto in questa zona: terremo monitorata la questione ».
Rolando Mastrodonato del comitato “Vivi e progetta un’altra Milano” è uno che le battaglie sul territorio le conosce.
Tra i promotori prima del “no” alla stecca dell’architetto Bellini e poi a Citylife (avvocato del ricorso fu l’attuale vicesindaco De Cesaris, allora amministrativista a tempo pieno), ora è già al lavoro per creare il comitato antistadio.
Sono già in stampa 5mila volantini e le riunioni sono quasi quotidiane: «Un progetto così assurdo che il Comune avrebbe già dovuto cassarlo: questa zona ha appena supportato il pesante insediamento di Citylife, noi avevamo chiesto del verde a compensazione. Per quanto il progetto sia bello, non è ammissibile proprio l’idea: si porta in centro uno stadio senza uno straccio di parcheggio».
Citylife di Zaha Hadid
Sergio Brenna insegna Urbanistica al Politecnico: «Non ci si può dimenticare che a Citylife si è sviluppato il doppio delle volumetrie previste e ora un altro carico urbanistico è pericoloso. È inopportuno lo stadio qui non solo per il fastidio all’intorno ma perché è la ripetizione di un’operazione scandalosa che è Citylife. Su un’area che dovrebbe invece servire a riequilibrare quel malfatto: sarebbe meglio farlo sull’area Expo».
Da Ac Milan ci tengono a sottolineare che «si farà una battaglia culturale per far venire la gente allo stadio con i mezzi e non in auto: la nostra idea è di promuovere l’uso del metrò, la Rossa e la Lilla, ma anche del Passante ferroviario a Domodossola. Lo stadio sarà un luogo anche di servizi, con un liceo, uno spazio per anziani e un luogo di mostre, aperto a tutti».
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Nell’articolo pubblicato sulla cronaca di Milano del quotidiano “La Repubblica” viene riportata anche l’opinione favorevole dell’urbanista Federico Oliva.