Su questo stesso sito il 29 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Tre storiche sentenze sugli OGM: il TAR dice no alle semine di mais Monsanto in Italia”, che dava notizia della Sentenza del TAR del Lazio n. 4410 del 23 aprile 2014 con cui la Sezione Terza Quater ha respinto il ricorso del sig. Giorgio Fidenato contro il decreto ministeriale del 12 luglio 2013 che vietava per 18 mesi la coltivazione di varietà mais geneticamente modificato MON 810, ritenendo il provvedimento ministeriale perfettamente legittimo. (https://www.rodolfobosi.it/tre-sentenze-storiche-sugli-ogm-il-tar-dice-no-alle-semine-di-mais-monsanto-in-italia/)
Il sig. Giorgio Fidenato ha impugnato la sentenza del TAR al Consiglio di Stato, che gli ha dato di nuovo torto.
Ne parla l’articolo di Monica Rubino pubblicato con questo titolo il 6 febbraio 2015 su “La Repubblica”.
ROMA – Dopo il Tar anche il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dell’imprenditore agricolo Giorgio Fidenato, paladino delle battaglie pro-Ogm, che aveva utilizzato sementi geneticamente modificate in Friuli Venezia Giulia e aveva impugnato il decreto del Governo che vieta la coltura in Italia del mais Mon810, prodotto da Monsanto.
Esultano le associazioni ambientaliste da sempre impegnate sul fronte della lotta al cibo transgenico: “Siamo soddisfatti della decisione del Consiglio di Stato – ha detto il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza– . Si tratta di uno stop deciso alle mire di Fidenato, che non potrà più procedere alle semine biotech e di un ulteriore passo verso un’Italia ogm free“.
Un obiettivo “necessario all’economia e alla società del Belpaese – rimarca ancora Cogliati Dezza – e facilmente raggiungibile con gli opportuni strumenti normativi, tra cui la pubblicazione del decreto firmato il 23 gennaio dai ministri della salute Beatrice Lorenzin, delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dell’ambiente Gianluca Galletti, che proroga per altri 18 mesi il divieto di coltivazione di mais ogm Mon810 sul territorio italiano, in attesa dell’entrata in vigore della nuova direttiva Ue in materia“. Anche Greenpeace esprime soddisfazione per la decisione: “Questa sentenza conferma ancora una volta la validità del decreto recentemente prorogato e della corretta applicazione del principio di precauzione – spiega Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia – a salvaguardia di agricoltura e ambiente, contro i rischi legati al rilascio in ambiente di colture geneticamente modificate. L’Italia si conferma nuovamente Paese libero da ogm“. Gioisce la Coldiretti, che vede negli ogm “un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy“.
E pure il consenso del mondo politico alla decisione del Consiglio di Stato è trasversale: Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente della Camera, parla della “fine di un lungo contenzioso“.
Mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia (Lega Nord) commenta: “Una nuova vittoria per l’agricoltura di qualità, quindi per il Veneto e per i suoi agricoltori“.
Ma Giorgio Fidenato, leader fra l’altro dell’organizzazione “Agricoltori Federati”, non si arrende e annuncia che farà ricorso alla Corte di Giustizia europea: “Non nutrivo grandi speranze nel Consiglio di Stato – commenta – come del resto in ogni situazione in cui ad esprimersi è un Tribunale italiano, visto che siamo il Paese della disapplicazione dei trattati europei“.
E aggiunge: “Come sempre ho fatto in passato, mi rivolgerò alla Corte di Giustizia Europea, l’unica che ha riconosciuto la bontà delle nostre istanze e del nostro operato“.
“Questa sentenza – conclude il difensore degli Ogm – mi fa riflettere ancora una volta su un’altra delle circostanze tutte italiane: i giudici, a prescindere dal caso specifico e odierno, non pagano mai per eventuali errori. Probabilmente, se fosse introdotta una norma ad hoc, pronunciamenti che vanno in netto contrasto con la legge comunitaria, che è sovrana in questa materia, sarebbero meno frequenti“.
Lo scorso 24 aprile, lo ricordiamo, il Tar del Lazio aveva confutato tutte le motivazioni addotte dall’agricoltore friulano che, con l’intenzione di seminare liberamente mais biotech, avrebbe voluto far cadere il decreto interministeriale di agosto 2013, che ne vietava la coltura sul territorio italiano per 18 mesi.
Decreto che poi, come abbiamo visto, è stato prorogato per altri 18 mesi dal recente provvedimento del 23 gennaio 2015 a firma dei tre ministri già citati.
APPROFONDIMENTO – L’importanza di coltivare il dubbio davanti agli Ogm
Sebbene il mondo scientifico sia diviso sul tema (leggi il commento di Carlo Petrini e quello di Umberto Veronesi) la sentenza del Tar già si rifaceva al principio di precauzione, in quanto sono state evidenziate le conseguenze potenzialmente negative per l’ambiente derivanti dalla contaminazione del mais Mon 810.
L’augurio di Legambiente è che “L’Ue adotti una nuova regolamentazione che consenta agli Stati membri di vietare coltivazioni ogm anche per ragioni economico-sociali“.
*************************
Sulla sentenza del Consiglio di Stato il 7 e l’8 gennaio 2015 sono stati pubblicati i seguenti articoli.