La riunione plenaria n. 125 del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che si è tenuta a Buenos Aires il 7 settembre 2013 ha deliberato che le Olimpiadi del 2020 saranno organizzate a Tokyo: con il Giappone si è trova a gioire anche l’Italia perché dopo Sud America e Asia i Giochi del 2024 dovranno tenersi in Europa.
La selezione della città organizzatrice dei Giochi della XXXIII Olimpiade inizierà nel 2015; la decisione definitiva sarà presa nel 2017, i Giochi si terranno nel 2024.
“L’Italia punta in modo deciso sull’Expo per il suo rilancio, ma visto quello che è successo ieri sera a Buenos Aires (le Olimpiadi del 2020 sono state assegnate a Tokyo ndr), credo che il nostro Paese debba pensare seriamente a candidarsi per le Olimpiadi del 2024“. Lo ha detto il Presidente del Consiglio Enrico Letta nel corso del Forum Ambrosetti che si è tenuto l’8 settembre 2013 a Milano.
Il Sindaco di Roma Ignazio Marino, all’indomani dell’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui il Presidente del Coni Malagò aveva annunciato l’idea di Roma 2024, aveva risposto piccato: “Io credo che Malagò debba fare il suo mestiere, e lo sta facendo molto bene, ma per quanto riguarda il Comune sarebbe per me inopportuno adesso pensare a una cosa del genere”.
La frase da tutti considerata una bocciatura in piena regola è stata dimenticata a distanza di poco tempo per diventare l’esatto contrario: “Ci sono tante valutazioni che dobbiamo fare insieme, tenendo però presente che la candidatura di Roma rappresenta una straordinaria opportunità di crescita economica per la città. L’organizzazione delle Olimpiadi costituirebbe un’ulteriore occasione di recuperare il ruolo internazionale che si addice a Roma e si appoggia su una base considerevole di impianti sportivi già esistenti“.
Il successivo 3 ottobre 2013 all’Arena Civica si è svolto il primo incontro fra il Presidente del Coni Giovanni Malagò, il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ed il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni per definire la candidatura italiana di ospitare nel 2024 le “agognate Olimpiadi” a Roma o a Milano: era assente per precedenti impegni il Sindaco di Roma Ignazio Marino.
Il Presidente del Coni ha escluso a priori una candidatura congiunta perché non è prevista dalla carta olimpica: le dichiarazioni rese quel giorno hanno dimostrato momenti di classico “campanilismo”.
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, si è espresso in termini molto duri nei confronti di Roma: “L’assenza oggi di Marino è giustificata dal fatto che Roma è sull’orlo della bancarotta, visto il deficit denunciato dal sindaco. Quindi, non ritengo possibile che Roma possa candidarsi per le Olimpiadi. Milano resta la candidata più forte anche sulla scia di quanto sta facendo con l’Expo“.
Ha commentato l’impossibilità di un tandem Roma-Milano affermando che se “non è possibile fare Roma-Milano, faremo Milano-Milano“.
Più pacato il commento del sindaco di Milano Giuliano Pisapia: “L’importante è che abbiamo deciso di sostenere il sistema Italia. Non ci sarà competizione ma condivisione. A Roma nel 2025 ci sarà il Giubileo e quindi è più preparata, ma con Expo 2015 Milano diventerà un punto di riferimento internazionale con una forza in più“.
L’ex sindaco di Roma e ex capo del Coni Franco Carraro guardando in prospettiva ha ricordato che “le opere per i Giochi 2024 sarebbero funzionali un anno dopo, nel 2025, al Giubileo della Chiesa cattolica”.
L’ altro ex sindaco Gianni Alemanno è andato addirittura oltre l’ipotesi della candidatura ed ha proposto Luca di Montezemolo alla guida del Comitato promotore di Roma 2024: ha proposto inoltre un Consiglio comunale che voti all’unanimità la candidatura.
L’idea di ospitare a Roma i giochi olimpici del 2024 è per il Codacons invece semplicemente assurda: “Sono noti a tutti i problemi gravi e strutturali che assillano la capitale – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Le caratteristiche proprie della città, e le sue tante carenze e criticità, rendono Roma assolutamente inadatta ad ospitare eventi di grandi dimensioni come le Olimpiadi. Si pensi a cosa accadrebbe sul fronte del traffico, già quotidianamente critico, o ai trasporti pubblici, con sole due linee metropolitane (non crediamo infatti che la linea C sarà pronta nel 2024) e bus e tram lentissimi e sempre sovraffollati. Le conseguenze per i cittadini sarebbero pesantissime”.
Era il febbraio 2012 quando l’allora presidente del Consiglio Mario Monti decise di ritirare la candidatura della Capitale per i Giochi del 2020, consapevole che in tempi di crisi una tale macchina organizzatrice e potenzialmente speculativa poteva diventare un salasso controproducente per le disastrate casse dello Stato italiano.
Poco prima che Monti ritirasse la candidatura, Enrico Letta attraverso la sua fondazione ‘Vedrò’ ne era stato tra i più fervidi faautori.
Come sopra detto, i sostenitori di Roma 2020 di allora sono tornati allo scoperto, senza tenere nella benché minima considerazione quanto successo in precedenza.
Sono sotto gli occhi di tutti i disastri post Olimpici di Atene e di Londra, per non parlare dei Mondiali di calcio degli anni ’90 passati in Italia o dei mondiali di nuoto a Roma: di tutto ciò è stato ben consapevole l’ex presidente Monti nel negare la copertura del Governo Italiano.
C’è da chiedersi perché l’Italia voglia le Olimpiadi, nonostante sia stato ampiamente dimostrato da molteplici studi accademici come l’organizzazione dei Giochi moderni da Barcellona ’92 in poi, abbia rappresentato una “mazzata” per i conti pubblici dei paesi che le hanno ospitate e una fonte di guadagno per pochissimi investitori privati stranieri: le recenti Olimpiadi di Londra 2012 sono state finora una spesa enorme per i cittadini britannici ed altri soldi pubblici saranno ancora utilizzati per cercare di limitare le perdite.
Un esempio italiano lo abbiamo dalle Olimpiadi invernali di Torino 2006 con la pista da bob di Cesana, i trampolini di Pragelato e lo stadio di Sauze d’Oulx, tutte strutture costate moltissimo, ma rimaste inutilizzate: per passare a Roma un esempio lo abbiamo con i 400 milioni spesi per i Mondiali di nuoto 2009 a Roma, molti dei quali per la costruzione della Città dello sport a Tor Vergata, i cui costi inizialmente stimati in 65 milioni sono poi lievitati oltre i 600, senza che l’impianto sia mai stato completato
Con una Lettera Aperta dell’8 ottobre 2013, trasmessa contestualmente ad un Comunicato Stampa, VAS nazionale ha messo in evidenza che oggi dobbiamo risolvere i problemi delle nostre città e regioni ed ai Presidenti delle Regioni Lazio e Lombardia ed ai Sindaci di Roma e Milano ha chiesto un chiaro impegno: Olimpiadi, NO Grazie !
Con un Comunicato Stampa del gennaio 2010il Circolo Territoriale di Roma aveva fatto presente che per le Olimpiadi del 2020 nei 60 ettari dell’area vincolata dell’ippodromo di Tor di Quinto il Comune aveva progettato di realizzarvi un “Parco Olimpico” di 16.000 posti letto più 5.000 alloggi per i giornalisti (che poi sarebbero diventati “case popolari”), perché secondo l’allora Sindaco Gianni Alemanno i vincoli di assoluta inedificabilità non sarebbero ostativi e non impedirebbero di edificare un villaggio rispettoso dell’ambiente ed ecosostenibile, con un equilibrato rapporto tra verde e costruzioni.
Nella malaugurata ipotesi che vincesse la candidatura di Roma e che venissero riesumati i suddetti progetti, il Circolo VAS di Roma ribadisce quanto dichiarato allora, vale a dire che in tal caso “anche noi vogliamo le Olimpiadi a Roma, ma non a questo prezzo”.