L’analisi di come è stata pianificata la pubblicità a Parigi si presta a stabilire diversi accostamenti con la città di Roma che costituiscono degli utili spunti per la redazione del Piano Regolatore degli Impianti e dei Mezzi Pubblicitari (PRIP) che dovrà approvare il Consiglio Comunale di Roma.
Da un punto di vista amministrativo il territorio del Comune di Parigi è stato suddiviso nello stesso numero di 20 “arrondissement” (Circoscrizioni, oggi Municipi) in cui era stato suddiviso originariamente anche il territorio del Comune di Roma.
Con un atto prefettizio del 3 maggio 1956 sono stati approvati i perimetri ordinari e speciali della città in applicazione della legge n. 217 del 12 aprile 1943: con altrettanti atti prefettizi il 13 luglio 1965 è stata approvata la pubblicità luminosa, il 15 dicembre 1969 sono stati modificati gli atti precedenti, mentre il 24 luglio 1972 sono state disciplinate le vicinanze del viale periferico.
Dopo che è stata approvata la legge n. 1150/1979 che all’art. 14 della Sezione 4 ha stabilito la procedura di istituzione delle zone della pubblicità autorizzate (ZPA), della pubblicità limitata o ristretta (ZPR) e della pubblicità estesa (ZPE), il 7 luglio 1986 il Consiglio Comunale di Parigi ha approvato un piano di zonizzazione (che è paragonabile al PRIP che dovrà essere approvato dal Consiglio Comunale di Roma) con l’annesso Regolamento della pubblicità e delle insegne di Parigi (il cui articolato è paragonabile alle Norme Tecniche di Attuazione di cui dovrà essere corredato il PRIP).
La zona bianca non pianificata costituisce la zona di regime generale, dove la pubblicità è disciplinata dalle prescrizioni dettate dal decreto n. 923 del 21 novembre 1980 emanato in applicazione dell’art. 8 della legge n. 1150/1979, che è diventato l’articolo 581 del Codice dell’Ambiente francese e che fissa i seguenti divieti generali all’interno degli agglomerati urbani:
– nelle zone di protezione delimitate attorno a siti e monumenti storici classificati come tali;
– nei settori salvaguardati;
– nei parchi naturali regionali;
– nei siti iscritti in un apposito inventario e nelle fasce di protezione individuate attorno a questi;
– a meno di 100 metri e nei campi di visibilità degli edifici classificati come monumenti storici o iscritti in un apposito inventario supplementare;
– Nelle zone di protezione del patrimonio architettonico, urbano e paesaggistico.
Anche in applicazione della suddetta normativa, il Piano di Zonizzazione individua con varie tonalità di colore giallo le zone ZPI della città dove vige il divieto assoluto di affissione, che possono essere accostate alle zone “A” del PRIP di Roma così come redatto dalla S.p.A. “Aequa Roma”.
Sono suddivise in:
– siti ed edifici classificati, settori salvaguardati del Comune e del 7° arrondissement (“Palais Bourbon”);
– siti iscritti in apposito inventario;
– zone con divieto di pubblicità (parchi, giardini, piazze, cimiteri, stadi, basse rive della Senna, sponde dei canali).
Comprendono grosso modo fra l’altro i seguenti “arrondissement”:
– n. 1 “Louvre” (relativo all’omonimo museo ed al palazzo reale):
– n. 4 “Hotel del La Ville” e Notre Dame;
– n. 6 “Luxembourg” (relativo ai giardi di Lussemburgo);
– n. 7 “Palais Bourbon”;
– n. 16 “Passy” (relativo al Bois de Boulogne);
In varie tonalità di verde ed in rigato azzurro sono invece individuate le zone ZPR di pubblicità limitata, articolate nelle seguenti 4 sottozone:
– bordi della Senna e dei canali (in verde forte pieno);
– zona n. 3 (rue des Champs Elysées fino all’Arco di Trionfo in piazza Charles De Gaulle) (a righe di colore bianco e azzurro);
– zona n. 2 (arrondissements n. 5 “Pantheon”, n. 7 “Palais Bourbon”, n. 8 “Eliseo” ecc..) (a righe di colore bianco e verde);
– zona n. 1 (varie zone periferiche) (a righe di colore verde bianco e verde chiaro).
Possono essere accostate alle sottozone “B/1” del PRIP di Roma così come redatto dalla S.p.A. “Aequa Roma” per quanto riguarda il centro storico di Roma (ex Municipio I) che dal 1980 l’UNESCO ha riconosciuto come patrimonio dell’Umanità, nonché alle sottozone “B/2” del PRIP per quanto riguarda la città storica di Roma.
Di colore rosso pieno ed a righe bianche e rosse sono infine individuate le zone ZPE di pubblicità estesa, articolate in zona ZPE 1 e zona ZPE 2, localizzate per lo più in periferia, in corrispondenza di zone commerciali o di uffici.
Possono essere accostate alle sottozone “B/3” del PRIP di Roma così come redatto dalla S.p.A. “Aequa Roma”, individuate al di fuori del Grande Raccordo Anulare (GRA).
Sia per le zone ZPR che per le zone ZPE il Regolamento di Pubblicità e delle Insegne di Parigi detta delle norme che riguardano distintamente la pubblicità non luminosa (a sua volta distinta in prescrizioni relative tanto ai supporti quanto agli impianti pubblicitari fissati a terra o installati direttamente sul suolo) e la pubblicità luminosa: per le zone ZPR è dedicato un capitolo a parte per dettare la disciplina relativa alle sponde della Senna e dei Canali.
Per entrambe le stesse zone il Regolamento detta anche le norme relative alle insegne (sia permanenti che temporanee) ed alle preinsegne (anch’esse sia permanenti che temporanee).
Per entrambe le zone ZPR e ZPE vengono dettate inoltre le condizioni di utilizzo degli elementi di arredo urbano come supporto anche per farvi la pubblicità sia luminosa che non luminosa, che costituiscono uno spunto interessante per il Comune di Roma ai fini dell’assegnazione futura della pubblicità nella capitale.
Sugli spazi pubblici è consentita una superficie unitaria massima di 2 metri quadrati.
Anche i chioschi delle edicole e gli altri chioschi di tipo commerciale posizionati su suolo pubblico possono sopportare una superficie pubblicitaria unitaria massima di 2 mq., senza che la superficie totale possa superare i 6 mq., con divieto di affissione sui tetti di questi chioschi.
Le colonnine totem devono essere destinate esclusivamente alla pubblicità di spettacoli o di manifestazioni culturali.
Sui supporti porta-affissioni possono essere installati solo 2 pannelli messi uno di fianco all’altro che possono sopportare una superficie pubblicitaria unitaria massima di 2 mq., senza che la superficie totale possa superare i mq. 6.
Gli elementi di arredo urbano destinati a ricevere informazioni non pubblicitarie a carattere generale o locale oppure opere artistiche non debbono sopportare una pubblicità commerciale che sia eccedente rispetto alla superficie totale riservata a queste informazioni ed opere.
Questi elementi di arredo urbano non possono ricevere in generale una superficie unitaria superiore a 2 mq. né elevarsi a più di 3 metri dal livello del suolo, salvo che per i giornali di informazione comunale.
Va sottolineato che a Parigi sia nelle zone ZPR a pubblicità limitata che soprattutto nelle zone ZPE a pubblicità estesa sono consentite forme di pubblicità mista, realizzata tanto su impianti pubblicitari a sé stanti quanto su specifici elementi di arredo urbano.
Palazzo dei Congressi
Pensiline colorate
Quanto alle dimensioni degli impianti pubblicitari, a Parigi come nel resto della Francia esistono generalmente solo i tre seguenti formati:
– mt. 4 x 3 = 12 mq.
– mt. 3,20 x 2,40 = 8 mq.;
– mt. 2,40 x 1,60 = 4 mq. (meno usuali a Parigi).
Formato 4 x 3
Formato 3,20 x 2,40
Per esemplificare in estrema sintesi la pianificazione della pubblicità che è stata approvata per la città di Parigi si può dire che sono state individuate le seguenti 4 precise tipologie di aree con i rispettivi livelli di protezione in base al contesto urbano:
1) massimo controllo, con divieto di qualunque forma di pubblicità;
2) alto controllo con divieto di installazione di impianti pubblicitari e con pubblicità consentita solo su specifici elementi di arredo urbano;
3) controllo standard con pubblicità consentita tanto su elementi di arredo urbano quanto su impianti pubblicitari (installati anche su suolo privato), che tramite appositi contratti con il Comune debbono comunque servire a finanziare a costo zero dei servizi di interesse pubblico, utili ad ogni modo per i cittadini;
4) controllo minimo, con le stesse pubblicità consentite nel controllo standard, ma con prescrizioni meno restrittive.
Su tutte e 4 le suddette tipologie è ammessa caso per caso anche la pubblicità temporanea, che può essere intensa, ma sempre limitata nel tempo (durante i lavori e per eventi di vario tipo).
Il Regolamento di Pubblicità e delle Insegne di Parigi è stato modificato più volte, il 28 agosto 1989, il 15 marzo 1991 ed il 19 gennaio 1993.
Nel 2003 è stato dato avvio ad uno studio di riforma della pubblicità di Parigi che è durato 4 anni.
A novembre del 2007 la Camera di Commercio e Industria di Parigi (CCIP) ha sostenuto la mobilitazione delle ditte pubblicitarie che si sono sentite colpite dalla nuova regolamentazione della pubblicità che si voleva introdurre in città: il CCIP ha denunciato alcune disposizioni, come “il divieto generale di pubblicità luminosa a Parigi, tranne che in periferia, il forte calo della superficie dei cartelloni pubblicitari, nonostante che la pressione della pubblicità a Parigi sia une delle più basse delle grandi città, la rimozione forzata di tutte le insegne sui balconi degli hotel che sono però essenziali come elemento di informazione per i clienti o la limitazione dell’altezza della pubblicità sugli edifici o il divieto generale di affissione di micro-pubblicità sulle finestre e sui fronti di 6.000 edifici commerciali“.
Agli occhi del CCIP, che non ha comunque voce nei dibattiti, le misure preventivate costituirebbero un ostacolo per lo “sviluppo economico della capitale”: la regolamentazione della pubblicità, che ridurrebbe di circa il 60% il numero dei pannelli esistenti a Parigi, era comunque in attesa di essere esaminato dalla Commissione dei siti della città.
JCDecaux, Clear Channel, CBS Outdoor e Insert sono state le ditte pubblicitarie più colpite da questa riduzione degli spazi espositivi.
A dicembre del 2007 è stato approvato un “progetto” di risoluzione per il Consiglio Comunale di Parigi di un nuovo Regolamento Locale di Pubblicità (RLP), ma il procedimento non è partito a causa di un vizio di forma.
Nel 2008 è stato così deciso di costituire un nuovo gruppo di lavoro, ma solo a luglio del 2009 il Consiglio Comunale di Parigi ha deciso di rilanciare il processo di revisione: la prima seduta del gruppo di lavoro si è tenuta un anno dopo, nel luglio del 2010, avendo perso tempo per costituire senza altri errori il gruppo di lavoro e convocarlo nel rispetto delle forme.
Nel febbraio 2011 si è tenuta l’ultima delle 5 riunioni del gruppo di lavoro, che si è svolta in una certa confusione ed ha comunque lasciato una sensazione di delusione specialmente agli occhi degli ambientalisti e delle organizzazioni non governative.
Alla fine del mese di maggio 2011 Anne Hidalgo (del partito socialista), assistente dell’attuale Sindaco e candidata alla sua successione per l elezioni comunali del marco 2014, ha partecipato al Summit delle Città 40 (C40, la principale associazione mondiale delle grandi città nello sviluppo sostenibile e la lotta contro il riscaldamento globale): a margine della riunione, ha firmato con Gilberto Kassab, sindaco di San Paolo del Brasile, un accordo di amicizia e cooperazione tra le due città su iniziative congiunte in materia di trattamento dei rifiuti, progetti culturali e soprattutto di sviluppo urbano sostenibile, seguendo l’esempio di San Paolo anche sulla pubblicità.
Fra le misure che si vorrebbero adottare con la riforma del Regolamento di Parigi ci sarebbe l’obbligo di rispettare una distanza di 25 metri tra due spot pubblicitari, che in Italia dal 1992 prescrive la lettera c) del 4° comma dell’art. 52 del D.P.R. n. 495 del 16 dicembre 1992, con cui è stato emanato il Regolamento di attuazione del Codice della Strada.
“Questa è la misura che ridurrà al minimo le affissioni e la realizzazione di arredo urbano pubblicitario“, ha spiegato Stéphane Dottelonde, presidente dell’Unione di pubblicità esterna, il sindacato delle ditte pubblicitarie, ritenendo che “Parigi è una delle città più razionali in termini di pubblicità, rispetto alle omologhe città europee“.
Stéphane Dottelonde
Sta di fatto comunque che anche a Parigi la regolamentazione normativa della pubblicità sia relativamente complessa: un labirinto geografico, poco chiaro per ogni comune mortale, che sarebbe costituito dalla suddivisione in zone della regolamentazione.
Secondo Bernard Irion, Vice-Presidente della sezione di Parigi, “in tempi di crisi come questa, sono preoccupanti le conseguenze economico-finanziarie di questo nuovo regolamento.”
Bernard Irion
Nel 2009, il Comune aveva percepito 24.800.000 € di entrate pubblicitarie.
Ultimo argomento di polemiche è stato l’affissione sugli edifici, già possibile sui monumenti storici nel modo consentito da una legge del 2007: infatti la famosa bottiglia di profumo Chanel n. 5 è stata esposta sulle pareti del museo d’Orsay, così come la pubblicità di Ralph Lauren e H & M ha ornato un grande telone attorno al cantiere dell’Opéra Garnier.
Paradossalmente, visto lo spirito del testo, il “progetto” del nuovo RLP manteneva questa possibilità, ma in modo più strettamente controllato, in quanto si limitava a ridurla a 16 mq. ed a non consentire più l’aumento di 7,50 metri al di sopra del suolo.
Secondo Laurence Douvin Consigliere dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP) di Parigi, il grande partito francese di centrodestra dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, “questa possibilità è interessante e può finanziare l’opera di comproprietà, ma è molto limitata“: proprio per questo l’UMP ha poi depositato una modifica per variare la dimensione massima della superficie espositiva in rapporto alla dimensione dell’edificio.
Laurence Douvin
Sono stati alla fine presentati in tutto più di 175 emendamenti, di cui 12 dalla destra e dai centristi, senza che nessuno di loro sia stato alla fine approvato: miravano a trasformare Parigi in una specie di Disneyland con le luci lampeggianti, affissioni e poster variegati guizzanti in ogni angolo.
Jérôme Coumet (partito socialista), che è stato sindaco del 13° arrondissement, si è dimostrato favorevole ad alcune modifiche dei professionisti della pubblicità, ispirate dal Mouvement des entreprises de France (MEDEF), o “Movimento delle imprese di Francia, il più grande sindacato dei datori di lavoro in tutta la Francia.
Con il pretesto di promuovere il dinamismo commerciale e turistico di Parigi, l’approvazione di tali emendamenti avrebbe sconvolto Parigi: le stesse ditte pubblicitarie non hanno mai chiesto così tanto !
Nei giorni del 20 e 21 giugno 2011 il Consiglio Comunale di Parigi ha approvato all’unanimità il nuovo Regolamento di Pubblicità che ha sostituito quello del 1986 e che ha ridotto del 30% la superficie espositiva nella capitale.
La sua misura fondamentale riguarda la disposizione secondo la quale nei prossimi due anni i grandi cartelloni “4 × 3” di 12 mq. saranno completamente scomparsi: la loro dimensione non potrà più superare gli 8 mq., vale a dire che dovrà essere al massimo pari ad impianti di mt. 3,20 x 2,40.
“Questo regolamento non è molto commerciale, ma corrisponde ad una aspettativa dei nostri cittadini che vogliono che la pubblicità sia meno invasiva“, ha spiegato Danièle Pourtaud, Vice Sindaco di Parigi, responsabile del patrimonio.
La soppressione dei “4 × 3” obbligherà le aziende pubblicitarie a modificare i 1.400 grandi pannelli di grande formato della capitale.
“Gli operatori avevano largamente anticipato queste operazioni di rimozione”, ha precisato Jean-Marc Orhan, DG Territori filiale della Geomarketing VivaKi (Publicis Groupe) e quindi “la stragrande maggioranza dei pannelli è già passata al formato di 8 mq.”
Ma sembra che ne siano ancora in piedi ben 920.
Il nuovo Regolamento vieta anche la pubblicità entro un raggio di 50 metri attorno alle scuole, sulla Senna, sui canali, attorno a Montmartre e sulle pareti degli edifici che prospettano su spazi verdi e giardini pubblici, cimiteri e agenzie di pompe funebri.
Il nuovo Regolamento fa anche i seguenti ulteriori passi in avanti:
– l’implementazione della semplificazione e della armonizzazione in tutti i 20 arrondissements;
– la eliminazione delle zone ZPE a pubblicità estesa: Parigi avrà in futuro solo la zona di pubblicità limitata o quella vietata;
– l’arresto dei pannelli a messaggio variabile tra mezzanotte e le ore 7 di mattina;
– la limitazione della pubblicità su autobus e taxi;
– il divieto di qualsiasi dispositivo intrusivo e qualsiasi conteggio dell’apparecchio acustico;
– la limitazione della pubblicità luminosa, in futuro consentita solo sui tetti piani.
Ma successivamente è stata approvata la legge n. 387 del 22 marzo 2012 conosciuta anche come “Warsmann Act” dal nome di Jean Luc Warsmann (UMP) che l’ha presentata per semplificare le procedure di legge, modificando anche alcune misure del Codice dell’Ambiente, fra cui quelle relative alla pubblicità esterna: prevedono ora che la regolamentazione sulle affissioni decise prima dell’entrata in vigore delle recenti normative possa essere mantenuta per un periodo massimo di sei anni a decorrere dall’entrata in vigore degli atti di cui sopra nei confronti di quelli di due anni prima.
“Questa clausola di 6 anni rispetto al Regolamento di Parigi rende inefficaci le regole che ci siamo dati. Questo è davvero sorprendente in quanto gli atti approvati sono stati pubblicati nel gennaio 2012” ha dichiarato la signora Danièle Pourtaud.
Danièle Pourtaud
“È incredibile, non capisco come la signora Nathalie Kosciusko-Morizet (ex Ministro dell’Ecologia) abbia potuto essere d’accordo” si è lamentato anche Bertrand Delanoë, membro del Partito Socialista ed attuale Sindaco di Parigi.
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Ho voluto raccontare nei particolari come il Consiglio Comunale di Parigi sia arrivato ad approvare il nuovo Regolamento della pubblicità e delle insegne perché si presta anche qui ad un accostamento con l’Assemblea Capitolina, quando sarà chiamata ad approvare il PRIP e si ripeterà presumibilmente lo stesso scontro violento che c’é stato a Parigi tra centro-destra e centro-sinistra.
Prima di arrivare però a quel giorno, sarà interessante vedere le scelte che sta per accingersi a fare la Giunta Capitolina, decidendo da qui a breve da quale PRIP vuole ripartire e soprattutto il percorso finale che intenderà fare con il “parco impianti” che si troverà ad avere a disposizione così come individuato nelle rispettive posizioni sul territorio dai Piani di Localizzazione e di cui dovrà affidare in qualche modo la gestione.
L’Assessore Leonori ha più volte dichiarato l’intenzione di affidare la gestione di questo “parco impianti” tramite bandi di gara, di cui non ha specificato però la natura, ma che – se si orienteranno verso la migliore offerta – potranno puntare a due precisi e distinti obiettivi:
– 1) fare cassa, decidendo quindi di aggiudicare le gare a chi avrà offerto di pagare il Canone Iniziative Pubblicitarie (CIP) più alto;
– 2) aumentare il decoro della capitale, decidendo in tal caso di aggiudicare le gare a chi avrà offerto di realizzare in cambio di un certo pacchetto di pubblicità il maggior numero di elementi di arredo urbano, magari fra quelli individuati a monte dal Comune stesso.
Il Comune di Roma, se vuole, si può orientare contemporaneamente verso tutti e due gli obiettivi.
Verso il 2° obiettivo, come si è visto, si è orientato invece da tempo il Comune di Parigi, che negli ultimi tempi ha aumentato il servizio ai cittadini diversificando ulteriormente proprio gli elementi dell’arredo urbano.
Ne sono una dimostrazione il pannello informativo interattivo o la pensilina concettuale o addirittura sistemi interattivi in grado di coinvolgere attivamente il pubblico, una applicazione mobile che permette di fruire altri contenuti rispetto a quelli visibili sul manifesto pubblicitario.
Sull’esempio di Parigi il Comune di Roma potrebbe mettere a gara una serie di arredi pubblicitari che finanziano ad esempio i seguenti servizi di pubblica utilità:
– Arredi pubblicitari all’interno della struttura di servizio (ad es. pensiline)
– Arredi pubblicitari che forniscono un servizio (pannelli informativi, mappe turistiche, distributori, ecc.);
– Arredi pubblicitari autonomi che sostengono finanziariamente il servizio di pubblica utilità (ad es. chioschi di edicole).
Fra gli arredi pubblicitari che finanziano servizi di pubblica utilità ci potranno essere anche i pannelli informativi (installati in particolare nella città storica) con una delle due facciate riservata ad una pubblicità che finanzia l’informazione pubblica.
Il Comune di Roma potrebbe indire ad esempio un certo numero di lotti di appalti pubblici, composti ognuno di 1, 2 o più Municipi di Roma, finalizzati a raggiungere uno o tutti e due gli obiettivi precedentemente detti con l’obiettivo di consentire comunque anche pubblicità che finanzino servizi di pubblica utilità nelle aree a controllo sia standard che minimo comprese nel perimetro geografico di ciascun lotto.
Ma sull’esempio sempre di Parigi fra i servizi di pubblica utilità finanziati dalla pubblicità ci potrà e secondo noi ci dovrà essere anche e soprattutto il servizio di Bike Sharing.
Il Comune di Parigi dal 2007 ha infatti operato anche un’altra ben precisa scelta riguardo ad una parte del suo intero pacchetto pubblicitario, che è stata quella di dare un servizio alla città di Parigi per il quale la capitale francese risulta oggi la prima in Europa in termini di qualità: il servizio di Bike Sharing, noleggio di biciclette conosciuto a Parigi sotto il nome di “Vélib” (abbreviazione di “vélo libre service”, riconducibile intuitivamente ed emotivamente a “vélo liberté”, in italiano “bicicletta libera”).
Il servizio è stato lanciato il 15 luglio del 2007 con 10.000 bici e 750 stazioni automatiche: visto il successo del progetto, finanziato dalla JCDecaux, multinazionale delle affissioni pubbliche che ha quantificato in 10.000.000 di noleggi e 150.000 abbonati al novembre 2007, il numero di biciclette è stato portato a 20.000 ed a 1.451 quello delle stazioni stazioni una ogni 300 mt circa, ospitanti una ventina di bici ciascuna.
È stata prevista l’espansione sia del numero dei mezzi disponibili a 50.000, sia della zona di influenza, allargata anche ad alcune città contigue alla stessa Parigi. L’iniziativa segue di due anni la prima su vasta scala avvenuta in Francia nella città di Lione.
A fronte del deposito di una cauzione, l’utente, purché di età superiore ai 14 anni e di altezza superiore ai 150 cm., può sottoscrivere un abbonamento di durata varia (giornaliera, settimanale o annuale) per usufruire di una bicicletta “unisex” fornita di un cambio a tre marce.
La due ruote è fornita di attrezzature antifurto, di carenature di protezione delle parti meccaniche e di RFID (o Radio Frequency IDentification o Identificazione a radio ferequenzxa) per il riconoscimento della stessa e, così accessoriata, raggiunge un peso di circa 22 chilogrammi.
Se si prendono in considerazione anche i percorsi all’interno del Bois de Vincennes e del Bois de Boulogne, Parigi conta oggi circa 370 Km di piste ciclabili: l’obiettivo finale dell’ambizioso progetto parigino è quello di riuscire a raggiungere 50.000 biciclette con una equilibrata distribuzione su tutto il territorio metropolitano.
A dare un forte contributo allo sviluppo del progetto è stata sicuramente l’entusiastica risposta degli utenti che hanno utilizzato le biciclette con una media di 110.000 trasferimenti giornalieri e punte massime nell’ordine di 135.000 transfer: il tempo medio di utilizzo è di 18 minuti e la maggior parte degli utilizzatori occasionali (55%) usufruisce del servizio durante il week end.
Attualmente il modello parigino sembra inarrivabile, ma altre grandi metropoli si stanno attrezzando: a Londra il Barclays Cycle Hire mette a disposizione 8.300 biciclette ripartite su 570 stazioni, a Barcellona Bicing conta 6.000a bici in 400 stazioni, a Montréal il servizio si chiama Bixi e dispone di 5.050 bici ripartite in 405 stazioni.
In Italia il servizio più articolato è il milanese BikeMi che conta attualmente 2.800 biciclette distribuite in 164 stazioni.
Ci si augura che il Sindaco e l’Assessore Leonori, assieme all’Assessore al Traffico Improta, vogliano prendere ispirazione anche e soprattutto da Parigi, per dare una forte spinta a diminuire il traffico urbano con un servizio di Bike Sharing che si avvalga di una parte della superficie pubblicitaria individuata da PRIP prima e dai Piani di Localizzazione poi, nella quantità voluta e comunque utile a coprire i costi di realizzazione di un servizio di bike sharing che riparta da un numero anche di 400 stazioni.
Pur arrivando per ultima, Roma potrebbe avvalersi di un modello di stazioni da sistemare nelle fermate più importanti dei mezzi pubblici, perché sul fronte opposto sono dotate anche di sedili di attesa.
Per superare i dislivelli dei 7 colli di Roma occorreranno anche biciclette a pedalata assistita, con il rischio di furti delle biciclette elettriche, per evitare i quali ditte ormai “storiche” in tale campo come Camusa, Clear Channel e JC Décaux stanno studiando i più opportuni accorgimenti: l’amministrazione capitolina farebbe bene ad ispirarsi anche a tale modello di stazione tipo.
Dott. arch. Rodolfo Bosi