(ANSA del 26 luglio 2015, ore 14:56) – BRUXELLES – Nella partita contro i cambiamenti climatici l’Europa delle città ha deciso di rilanciare la posta: per il 2030 punta a tagliare ‘almeno’ il 40% delle emissioni di CO2.
La cerimonia del nuovo ‘Patto dei sindaci’ è prevista per il 15 ottobre a Bruxelles: un’iniziativa europea, ma aperta al resto del mondo.
Perché mentre i governi del Pianeta si arrovellano nei difficili negoziati in vista della conferenza Onu di Parigi, città ed enti locali di 42 Paesi si sono già dati da fare e sono oltre seimila, di cui oltre tremila in Italia, ad aver aderito al primo ‘Patto dei sindaci’, l’iniziativa partita in Europa nel 2008 con l’impegno di andare oltre l’obiettivo di riduzione del 20% della CO2 per il 2020 fissato dall’Ue.
Un record assoluto in termini di firmatari lo conquistano gli italiani (3.550), seguiti a grande distanza da spagnoli (1.455) e belgi (245).
Il risultato di questa maxi-mobilitazione è che 126 milioni di cittadini europei, cioè un quarto della popolazione dell’Ue, vive in centri urbani che hanno messo a punto un piano d’azione per l’energia sostenibile, con interventi che vanno da trasporti più sostenibili ad un maggiore uso di energia verde, fino ad edifici più’ efficienti nei consumi energetici.
Il principio di base dell’iniziativa è quello di coinvolgere più enti locali possibili, senza stilare pagelle di buoni e cattivi.
“Non bisogna fare una classifica fra le città firmatarie del Patto dei sindaci ed è precisamente questo il punto” spiega Frédéric Boyer, a capo dell’ufficio del Patto dei sindaci.
Secondo Boyer “sono tutte dei campioni, a modo loro, perché entrano in campo quando le nazioni falliscono, assumendosi l’impegno di target ambiziosi su base volontaria: questa è la vera forza del Patto dei sindaci“.
Gli sforzi congiunti raccolti finora promettono di incassare un taglio di 189 milioni di tonnellate di CO2 per il 2020, più di quelle prodotte oggi dal Belgio e Lussemburgo, il che equivale ad un target del 28% di riduzione di CO2, ben oltre gli obiettivi fissati dall’Ue.
In campo, almeno sulla carta, figurano grandi capitali a partire da Londra, Berlino e Madrid, seguite da Roma, Parigi e Budapest, oltre a Milano, Napoli e Bologna.
Le pioniere però sono sempre le ‘nordiche’, come Stoccolma e Copenaghen, senza dimenticare Bristol, capitale verde europea per il 2015.
Copenaghen lavora per essere la prima capitale mondiale a emissioni zero nel 2025, 25 anni prima rispetto al target del governo danese.
Il piano di Stoccolma prevede un taglio del 45% della CO2 per il 2020, quello di Bristol del 40%.
In Italia i leader sono miriadi di piccoli comuni, con la Sardegna in pole: Arzana, Seulo e Villanova Tulo nel 2020 saranno verdi al 100%.