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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

“Pesticidi illegali”: così hanno creato la Xylella

23/12/2015
in Archivi, Aree agricole, Governo del territorio, MATERIE TRATTATE, Natura, News, Piani territoriali
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Olivo secolare sradicato

Olivo secolare sradaicato

Lecce.

Dietro la diffusione della malattia che ha colpito gli ulivi del Salento, secondo la Procura di Lecce, ci sono dieci responsabili.

Tanti quanti sono i nomi delle persone iscritte sul registro degli indagati, tra cui il commissario straordinario per l’emergenza nominato dal governo, il comandante del Corpo Forestale della Puglia, Giuseppe Silletti.

Oltre a lui, ci sono ricercatori di Cnr e Iam e funzionari regionali.

I nomi emergono dal decreto di sequestro preventivo d’urgenza di tutti gli alberi destinati all’eradicazione.

Un blocco ai tagli che si aggiunge a quello già disposto su buona parte delle piante dal Tar Lazio.

Il provvedimento penale è stato firmato dal procuratore capo Cataldo Motta e dai pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci ed è stato notificato ieri da agenti del Corpo forestale dello Stato.

I reati ipotizzati a vario titolo sono di diffusione colposa di una malattia delle piante; violazione dolosa e colposa delle disposizioni in materia ambientale; falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici; getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. 

Oltre al commissario Silletti, sono indagati Antonio Guario, già dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale di Bari, e il suo successore, Silvio Schito; Giuseppe D’Ong hia, dirigente del servizio Agricoltura della Regione; Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale; Vito Nicola Savino, direttore del centro di ricerca Basile Caramia di Locorotondo; Franco Nigro, docente di Patologia vegetale all’Università di Bari; Donato Boscia, responsabile della sede operativa di Bari dell’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante del Cnr; Maria Saponari, ricercatrice dello stesso istituto; Franco Valentini, ricercatore dell’Istituto agronomico mediterraneo di Bari. 

Sotto accusa sono finiti non solo i piani di contenimento del batterio adottati dal commissario, ma anche l’impianto su cui si fondano.

La consulenza allegata al decreto «ha posto in serio dubbio – scrivono i pm – l’attendibilità delle conclusioni scientifiche rappresentate all’Europa e che hanno costituito il presupposto delle determinazioni assunte sia a livello europeo che a livello nazionale».

Non solo, secondo gli inquirenti, il Piano di interventi targato Silletti è «univocamente diretto alla drastica e sistematica distruzione del paesaggio salentino».

E questo nonostante «il ruolo specifico di Xylella fastidiosa nella sindrome del disseccamento degli alberi di ulivo resta ancora da capire». 

Ma come è arrivato il batterio nel Salento?

Per i consulenti tecnici nominati dalla Procura, «ci potrebbero essere state non un’unica introduzione dalla Costa Rica, come qualcuno ha ipotizzato, ma più introduzioni».

Quali?

L’attenzione è concentrata soprattutto su due vicende.

La prima è il convegno su Xylella tenutosi nell’ottobre 2010 presso lo Iam di Bari e durante il quale, come scrivono i pm, «è stato introdotto sul territorio italiano un patogeno da quarantena in violazione della normativa di settore».

Poi, ci sono i campi sperimentali avviati nel Gallipolino, area del primo focolaio, tra il 2010 e il 2012, per testare prodotti fitosanitari contro la lebbra dell’olivo.

In quell’occasione, è stato concesso l’utilizzo in deroga di fitofarmaci. 

Per la Procura, è «altamente probabile l’ipotesi che i prodotti impiegati, unitamente ad altri fattori antropici e ambientali, abbiano causato un abbassamento delle difese immunitarie degli alberi di olivo favorendo la virulenza dell’azione dei funghi e batteri tra i quali Xylella fastidiosa».

Di più, «quel che è dato acquisito è che le due società interessate alle sperimentazioni in campo nel Salento (Monsanto e Basf) sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx (specchio di xylella…) dalla società brasiliana Canavialis e avendo la Basf investito 13,5 milioni di dollari in Allelyx nel marzo 2012».

 

(Articolo di Tiziana Colluto, pubblicato con questo titolo il 19 dicembre 2015 su “Il Fatto Quotidiano”)

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Il Sole 24 Ore 19.12.2015

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