La seduta della Commissione Commercio che si è svolta martedì 6 marzo 2014 ha riguardato esclusivamente la valutazione delle controdeduzioni portate alla proposta unitaria di modifiche ed integrazioni al PRIP originario presentata dalle associazioni VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori il 27 novembre 2013.
Si è arrivati a questo a distanza di un mese esatto dopo che sono state trasmesse le controdeduzioni (con nota di accompagno registrata il 12 febbraio 2014) e sono state tenute 3 sedute (del 17 e 27 febbraio e del 6 marzo del 2014) ed a ben 84 giorni di distanza rispetto ai 10 che la Commissione Commercio si era impegnata a rispettare a partire del 17 dicembre 2014 per scegliere fra tutte le proposte pervenute da quale PRIP proporre all’Assessore Leonori di ripartire.
Già la circostanza porterebbe a definire “storica” questa seduta, che va invece considerata veramente tale per l’importanza che ha assunto e che le hanno dato il fior fiore delle società che operano a Roma nel settore della pubblicità, attirate forse dal clamore suscitato dalle violente “intemperanze” con cui nell’ultima seduta del 6 marzo 2014 ho manifestato tutta la mia arrabbiatura anche contro di loro per il mancato rispetto degli impegni assunti dalla Commissione Commercio.
Addirittura da Milano sono venuti ad assistere e poi anche a partecipare direttamente in un confronto con il sottoscritto su ogni singolo articolo delle Norme Tecniche di Attuazione da noi proposte unitariamente il dott. Franco Meroni ex Presidente della associazione di categoria A.A.P.I. (Associazione Aziende Pubblicitarie Italiane), accompagnato da Alberto Gualerzi, Regionale Development Manager della S.r.l. “Clear Channel Affitalia” che è rappresentata per l’appunto dalla A.A.P.I. assieme fra le altre anche alla IGPDécaux.
Franco Meroni
Il motivo per cui il sig. Franco Meroni si è scomodato a venire a Roma è dovuto anche ad una madornale gaffe in cui è incappato lui e tutta la sua associazione equivocando su un mio contributo portato alla intera Commissione Commercio.
Il 18 febbraio scorso avevo infatti trasmesso a tutti i membri della Commissione Commercio il seguente messaggio di posta elettronica: <<Ritenendo di portare un contributo utile rimetto in allegato le controdeduzioni alle rimanenti 17 proposte elencate nello stesso ordine seguito dalle controdeduzioni (che non è quello strettamente cronologico) per ognuna delle quali viene data una sintesi dei relativi contenuti, per consentire di capire meglio e subito (a guadagno quindi di tempo) la rispettiva controdeduzione, riportata subito dopo in grassetto di colore blu. Su questo tipo di documento ho avuto il preventivo assenso del Presidente Orlando Corsetti, che ne ha apprezzato l’utilità come strumento di lavoro>>.
In allegato ho rimesso il documento con le controdeduzioni di cui non ho specificato la paternità, ma che erano chiaramente riferite a quelle formulate dal dott. Francesco Paciello e dall’avv. Gianluca Giattino di “Aequa Roma”: ho trasmesso il documento fra gli indirizzi nascosti anche alle associazioni di categoria A.I.P.E. ed A.A.P.I., che ha scambiato per “mie” le controdeduzioni e che su questo macrospospico qui pro quo, invece caso mai di ringraziarmi, ha voluto contestare il mio operato arrivando alla ridicola figura di chiedere al Presidente Corsetti a che titolo mi fossi permesso tanto !
Ad assistere e poi a partecipare anch’essi alla seduta sono venuti l’avv. Ettore Corsale, neo direttore generale dell’ A.I.P.E. (Associazione Imprese Pubblicità Esterna) accompagnato dai rappresentanti legali di due delle ditte pubblicitarie rappresentate dall’A.I.P.E. e precisamente Ranieri Randaccio della S.C.I. (Società Concessioni Internazionali) e Paolo Paglia della A.P.A. (Agenzia Pubblicità Affissioni).
Ettore Corsale
Per l’A.P.R. (Associazione Pubblicitari Romani) era presente l’ex Presidente Rodolfo Moretti, responsabile della S.r.l. Moretti Pubblicità.
Ha voluto essere presente per la 1° volta anche l’avv. Giuseppe Scavuzzo, presidente della 4° associazione di categoria che è la confederazione I.R.P.A (Imprese Romane Pubblicitarie Associate), accompagnato da Oberdan Zuccaroli responsabile della S.r.l. Pubbli Roma rappresentata fra le altre dall’I.R.P.A..
Giuseppe Scavuzzo
È mancata all’appello soltanto l’ultima delle 5 associazioni di categoria che è la S.P.A.R. (Società Pubblicitarie Associate Romane): rappresenta le S.r.l. “Cosmo Pubblicità”, “New Poster”, “Ars” e “GBE” che operano a Roma soprattutto con gli impianti pubblicitari “SPQR” di proprietà comunale.
Si può quindi dire che la quasi totalità delle ditte pubblicitarie operanti a Roma ci ha voluto fare l’onore di venire a conoscere la nostra proposta unitaria di modifiche ed integrazioni al PRIP originario.
L’importanza “storica” di questa seduta è dovuta anche al fatto che, proprio nel giorno in cui la Commissione Commercio doveva prendere in esame finalmente la nostra proposta unitaria, che era l’unica da scegliere per proporre all’Assessore Leonori da quale PRIP ripartire, a degnarsi di essere presente – oltre al Presidente Orlando Corsetti – non c’è stato nessun consigliere, dal momento che hanno fatto una fugace apparizione soltanto i due consiglieri d’opposizione Alessandro Onorato (lista Alfio Marchini Sindaco), che si è scusato delle sue pressocché sistematiche assenze per la concomitanza della sua partecipazione anche in altre Commissioni, e Gianni Alemanno (Alleanza Nazionale Popolare) che ha mandato avanti nuovamente il suo consulente arch. Alberto Pietroforte.
Alessandro Onorato
Gianni Alemanno
Non era presente nemmeno il cons. Enrico Stefàno (M5S) che ha fatto però sapere in anticipo di un concomitante sopralluogo sulla Metro C, assicurando peraltro la partecipazione comunque di una sua collaboratrice: paradossalmente era invece presente la consigliera Valentina Grippo, che non è membro della Commissione Commercio, oltre a diversi collaboratori dei gruppi politici di maggioranza, come la sig.ra Anna Maria Violante, mandata per la 2° volta ad assistere alla seduta dal Capogruppo del Centro Democratico Massimo Caprari oppure il sig. Donato Mattei (di SEL dell’ex Municipio XI).
Valentina Grippo
Per Basta Cartelloni-Francesco Fiori erano presenti Lester Salis e Franco Quaranta: era presente anche una rappresentanza di comuni cittadini.
In considerazione della assenza del cons. Enrico Stefàno e della conseguente mancanza di una ripresa in diretta streaming che testimoniasse visivamente l’effettivo svolgimento di una seduta così importante, quella che segue vuole essere intenzionalmente una fedele verbalizzazione di come si è svolta con la descrizione minuziosa di tutti gli interventi nell’ordine in cui si sono succeduti.
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Alle ore 10,15 il Presidente Corsetti dà inizio ai lavori, in assenza a quel momento del dott. Francesco Paciello e dell’avv. Gianluca Giattino, arrivato però poco dopo.
Dopo aver ripercorso sinteticamente le tre sedute precedenti della Commissione e ricordato gli emendamenti presentati fuori tempo massimo dall’A.I.P.E., Orlando Corsetti ha manifestato l’intenzione di esaminare la nostra proposta unitaria assieme agli emendamenti dell’A.I.P.E., ancorché pervenuti in tempi non consentiti: il sig. Paolo Paglia della A.P.A. ha tenuto a dare una giustificazione del ritardo, che spettava invece di dare al dott. Ettore Corsale.
Con un tono chiaramente teso Corsetti ha tenuto anche a far sapere in anticipo che si riservava di prendere delle non meglio precisate “precauzioni” a seconda del clima che si fosse venuto a determinare nel prosieguo dei lavori, affermando che – finché si renderà conto che c’è disponibilità al confronto ed al dialogo – sarebbe andato avanti come ha fatto finora, tenendo a sottolineare che alla fine di questo percorso ci sarà comunque una valutazione “politica”.
A tal ultimo riguardo gli ho chiesto di sapere se la valutazione “politica” sarà fatta nel corso di una seduta sempre aperta al pubblico: Corsetti ha risposto che ci sarà dapprima una riunione ristretta e riservata fra tutti i membri della Commissione Commercio a cui seguirà una seduta pubblica per far conoscere la decisione presa.
A spiegare le controdeduzioni alla nostra proposta unitaria doveva essere in base all’ordine del giorno il dott. Francesco Paciello, che ha fatto sapere però di non poter venire perché impegnato in una concomitante riunione in Dipartimento: ne è scaturita una polemica su questo suo comportamento ritenuto scorretto su cui è voluto intervenire il cons. Alessandro Onorato ed a nulla è servito il mio tentativo di mediazione, proponendo che a spiegare le controdeduzioni alla nostra proposta fosse l’avv. Gianluca Giattino, anche perché è arrivato in questo frattempo proprio il dott. Paciello.
Con tono sempre più teso Orlando Corsetti ha voluto chiedere a tutti i presenti il loro preventivo assenso sul “metodo” fin qui da lui seguito con la dichiarata finalità di evitare che venga contestato in futuro strumentalmente ed ha quindi chiesto di sapere preventivamente se c’erano problemi ad accogliere gli emendamenti presentati in ritardo dall’A.I.P.E.: il sig. Franco Meroni ha chiesto di sapere se ci fosse una pari possibilità anche per l’A.A.P.I. !
Mi sono visto costretto a questo punto ad obiettare che rischiavamo di fare Natale se si riaprivano i giochi per chiunque volesse presentare emendamenti fuori tempo massimo: ho messo in risalto che avrei dovuto rifiutare che la Commissione Commercio valutasse allo stesso modo della nostra proposta unitaria anche gli emendamenti dell’A.I.P.E. che sono stati presentati formalmente, ma che bene o male sono stati controdedotti ed addirittura discussi, per cui mi sono dichiarato disposto ad accoglierli alla solita doppia condizione però che la Commissione Commercio motivi da un lato le ragioni tecniche e giuridiche delle scelte “politiche” che farà senza andare a finire dall’altro lato alle calende greche.
Con tono un po’ più rasserenato il Presidente Corsetti ha concluso che “allora non ci sono problemi” né si deve dare più retta alle chiacchiere di corridoio o a voci critiche.
Ha quindi detto che gli sono pervenute nel frattempo due note, la prima delle quali dall’A.A.P.I. sul titolo con cui mi sarei permesso di fare le “mie” controdeduzioni alle 17 osservazioni diverse dalla proposta unitaria che sono pervenute entro il 17 settembre: dal momento che stava passando oltre come se niente fosse, l’ho dovuto interrompere per fargli presente che venivo direttamente chiamato in causa senza che mi si spiegasse l’esatto contenuto di quella nota.
Dopo che l’ho costretto a confermare che l’oggetto della nota parlava esplicitamente di “mie” controdeduzioni, ho messo in evidenza di non avere mai trasmesso “controdeduzioni” a nessuno e che di fronte a quello che mi sembrava un chiaro discredito della mia persona mi riservavo di tutelarmi nelle forme e nei modi ritenuti da me più opportuni.
La seconda nota fatta conoscere è stata la diffida trasmessa il giorno prima da Basta Cartelloni-Francesco Fiori, di cui Corsetti ha voluto leggere molto dispiaciuto il seguente passo finale: <<questa associazione invita e diffida il Presidente ed i membri della Commissione Commercio dal dilazionare ulteriormente e pretestuosamente l’esame della nostra proposta unitaria, indicando le ragioni tecniche e giuridiche che avranno portato ad accoglierla in tutto o in parte o per niente, così come richiede l’art. 3 della legge n. 241/1990>>.
Ha posto l’accento sul “pretestuosamente” sostenendo che non lo capiva e da cui comunque dissentiva nettamente: gli ha replicato polemicamente Franco Quaranta ricordandogli i tempi e gli impegni non rispettati dalla Commissione.
Orlando Corsetti gli ha allora riconosciuto di avere fatto una forzatura, ma ha ribadito di non essere stato “pretestuoso”, pensando di aver dato ampio spazio a VAS ed a Basta Cartelloni-Francesco Fiori.
Ho dovuto a questo punto ricordargli di avere chiesto ufficialmente di avere una apposita audizione con la Commissione Commercio per ben due volte (il 22 ottobre ed il 27 novembre 2013) senza quindi che mi fosse stato da lui permesso di dare tutti i chiarimenti dovuti sulla nostra proposta unitaria, a differenza del dott. Ettore Corsale a cui è stata invece concessa subito e senza che l’avesse nemmeno richiesta: mi ha risposto che “la polemica è il mio pane quotidiano” !
Il sig. Ranieri Randaccio ha chiesto di avere una copia anche delle Norme Tecniche di Attuazione da noi richieste, che avevo già rimesse in allegato ad un messaggio di posta elettronica trasmesso il 27 ottobre 2013 anche a Daniela Aga Rossi presidente dell’A.I.P.E., a Franco Meroni dell’A.A.P.I., a Rodolfo Moretti dell’A.P.R., ad Alberto Gualerzi di Clear Channel ed a Paolo Paglia dell’A.P.A..
Il Presidente Corsetti mi ha a questo punto invitato a spiegare le Norme Tecniche di Attuazione da noi proposte.
Ho dovuto rifiutare seccamente l’invito, facendogli presente da un lato che dalla scorsa seduta sono stato fatto oggetto di un attacco teso a screditarmi proprio per sviare l’attenzione sui contenuti della nostra proposta, per cui non intendevo nella maniera più assoluta prestare ancora il fianco a questa manovra di “demonizzazione” basata sulla mia presunta “invadenza”: dall’altro lato ho ricordato a Corsetti che all’ordine del giorno c’era la valutazione delle controdeduzioni al testo coordinato dello schema normativo del PRIP trasformato in Norme Tecniche di Attuazione da noi proposto, che spettava pertanto al dott. Paciello che quelle controdeduzioni aveva fatte, riservandomi, se il Presidente me lo concedeva, di fare eventualmente un mio dovuto commento ad ogni articolo, là dove lo ritenessi opportuno, allo stesso modo che era stato concesso nell’ultima seduta non solo all’avv. Ettore Corsale, ma in particolare anche a Ranieri Randaccio ed a Paolo Paglia.
Ho anche aggiunto che, sempre per par condicio con le forme ed i modi dell’ultima seduta della Commissione Commercio, accettavo di aprire il confronto su ogni articolo anche con tutti gli “addetti ai lavori” presenti a condizione che non utilizzassero questo spazio per provocare ancora.
Il Presidente Corsetti ne ha preso atto ed ha dato il diritto di parola al dott. Paciello, che si è sentito in dovere di premettere che in data 24 febbraio 2014 aveva ricevuto una regolare convocazione per oggi di partecipazione ad una riunione di consiglio dipartimentale, a cui si era sovrapposta solo dopo la convocazione di partecipare pure alla seduta della Commissione Commercio dell’11 marzo: ha conseguentemente messo in risalto che non c’è stato da parte sua nessun comportamento scorretto.
Francesco Paciello
È iniziata così finalmente la valutazione delle controdeduzioni che si attendeva dallo sorso 12 febbraio e che descrivo nell’ordine crescente dall’art. 1 all’art. 41, riportando in grassetto di colore rosso i punti più importanti o comunque per noi irrinunciabili.
Articolo 1 – È dedicato ai “Riferimenti legislativi, regolamentari, deliberativi e documentali” riportati nello schema normativo del PRIP, rispetto al quale con la controdeduzione si fa sapere <<che è stato eliminato in quanto ogni successivo aggiornamento normativo richiederebbe la modifica dell’articolato del PRIP>>.
Ho convenuto sulla eliminazione di questo articolo.
Articolo 2 – È dedicato all’ “Ambito di applicazione” per il quale è stato controdedotto che <<le osservazioni di cui all’art. 2 sono state accolte nella riformulazione del riscritto art. 1>>.
Ho convenuto sulla riformulazione del testo.
Articolo 3 – È dedicato agli “Elaborati costitutivi” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste per l’art. 3 risultano già accolte nella riformulazione del testo dell’art. 2>>.
Ho fatto presente al riguardo la genesi del nostro emendamento che si rifà per analogia alla articolazione dei documenti che fanno parte del vigente P.R.G.. del Comune di Roma e che sono per l’appunto distinti in “elaborati prescrittivi” (Norme Tecniche di Attuazione, Tavole di Zonizzazione ed Ambiti a progettazione unitaria), “elaborati descrittivi” (Relazione illustrativa) ed “elaborati gestionali” (le diverse Sintesi relative al PTPR, al PRG ed al PGTU).
Ho rilevato che la normativa tecnica di attuazione così come formulata da Aequa Roma non ha recepito gli “elaborati gestionali” che sono stati fusi con gli “elaborati descrittivi”.
Articolo 4 – È dedicato ai “Criteri generali del piano”, per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art. 4 non possono trovare accoglimento in quanto la riformulazione risulta incompleta>>.
Ho messo in evidenza che non è stato affatto modificato il testo del paragrafo 1.4 dello schema normativo, per cui la controdeduzione è del tutto fuor di luogo e non va presa pertanto nella minima considerazione.
Articolo 5 – È dedicato alle “Definizioni” per il quale è stato controdedotto che <<la modifica proposta per l’art. 5 è tecnicamente ultronea>>.
Il dott. Francesco Paciello ha tenuto a chiarire che, malgrado la qualifica di “ultroneo”, l’emendamento proposto è comunque accoglibile, ed anzi anche condivisibile.
Ho tenuto a ricordare a mia volta che il testo relativo agli “indici di affollamento” è quello proposto nel 2011 dallo stesso dott. Francesco Paciello in accoglimento della richiesta presentata dall’allora Comitato Promotore della proposta di delibera di iniziativa popolare.
Articolo 6 – È dedicato alla “Tutela dei beni culturali e paesaggistici” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art 6 sono tecnicamente ultronee>>.
Ho fatto presente che la modifica proposta richiama semplicemente il procedimento prescritto per i suddetti casi dalla normativa vigente in materia in modo più preciso di quanto previsto nello schema normativo del PRIP, per cui non può essere considerata nella maniera più assoluta “tecnicamente ultronea”.
Al riguardo il dott. Francesco Paciello ha tenuto a fare una sua considerazione secondo cui va bene in linea di massima questa valutazione preventiva, ma ha fatto il caso di installazione di un ennesimo impianto ad esempio di tipo temporaneo.
È intervenuto il sig. Ranieri Randaccio per sapere se siano pianificate anche le aree private: gli ha fatto eco l’avv. Ettore Corsale per estendere il discorso sulla pianificazione dei Piani di Localizzazione e sollevare l’ipotesi di una ulteriore procedura.
Ranieri Randaccio è intervenuto di nuovo per far presente che la superficie pubblica è un asset economico, per cui deve contare maggiormente un impianto pubblicitario in più o in meno installato su di questa: gli ha risposto il dott. Paciello che ciò è previsto.
Articolo 7 – È dedicato agli “Edifici di carattere di carattere archeologico e storico-architettonico” per il è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art 7 implicano una previa modifica regolamentare, soggetta comunque a valutazione politica>>.
Il dott. Paciello ha chiarito che la “modifica regolamentare” riguarda la cancellazione dal 2° comma della possibilità di installare anche paline con orologio (2.B) che sono però previste a carattere generale all’art. 20 del vigente Regolamento, come ho fatto notare io, per cui non c’è bisogno di alcuna modifica.
Articolo 8 – È dedicato alle “Aree a verde pubblico” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art 8 implicano una previa modifica regolamentare, soggetta comunque a valutazione politica>>.
Anche qui il dott. Paciello ha chiarito che la “modifica regolamentare” riguarda i formati massimi installabili del 3° comma che sono pur sempre previsti a carattere generale all’art. 20 del vigente Regolamento, per cui non c’è bisogno di alcuna modifica.
Ho dovuto spiegare allora il testo del 1° comma mettendo in rilievo che i diversi Gruppi di Polizia Locale di Roma Capitale interpretano il divieto di installazione di impianti pubblicitari lungo le strade che delimitano il verde pubblico nel senso di sanzionare solo quelli collocati sul confine e non anche quelli collocati sul lato opposto della strada: ho messo in evidenza a tal riguardo che in molte delle 14 tavole di zonizzazione da me analizzate per 15 giorni di fila in modo certosino ho accertato che nelle strade di confine delle zone A il divieto assoluto di affissione è stato previsto su un solo lato della strada e non anche sull’altro.
Al dott. Paciello che mi ha dato ragione sulla corretta applicazione del divieto lungo entrambi i lati della strada che fa da confine ad ogni area a verde pubblico, ha voluto replicare il sig. Ranieri Randaccio per invitare a valutare bene questo articolo, perché altrimenti si viene a ridurre di brutto tutto il dimensionamento del PRIP.
Articolo 9 – È dedicato ai “Lungotevere” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art 9 implicano una previa modifica regolamentare, soggetta comunque a valutazione politica>>.
Anche qui il dott. Paciello ha chiarito che la “modifica regolamentare” riguarda la riduzione del formato dei cartelli per PP. AA da mt. 140 x 200 a mt. 1,20 x 1,80 (di tipo europeo) per i quali la contestuale “modifica regolamentare” all’art. 20 è stata espressamente prevista proprio per rendere omogenei PRIP e Regolamento, ma che è stata del tutto ignorata perché ad essa non è stato controdedotto.
Ho colto l’occasione per spiegare che la modifica non controdedotta proposta per il 1° comma va incontro alle ditte pubblicitarie nel senso che il vincolo della fascia di rispetto dei 150 metri da entrambe le sponde del fiume Tevere imposto automaticamente non vale per le zone territoriali omogenee di tipo A (centro storico) e B (aree limitrofe), dove quindi vige solo il divieto di installazione sul lato del Tevere che è prescritto dalla lettera d) del 1° comma dell’art. 18 del vigente regolamento.
Articolo 10 – È dedicato ai “tipi stradali” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 2.1 a cui quindi non è stato controdedotto.
Articolo 11 – È dedicato alle “Disposizioni generali relative alle strade” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 2.2 a cui quindi non è stato controdedotto.
Articolo 12 – È dedicato ai “Tipi stradali e indici di affollamento” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 2.3 a cui quindi non è stato controdedotto.
È arrivato nel frattempo il cons. Gianni Alemanno che Corsetti ha chiamato “sindaco”: un cittadino che assisteva alla seduta seduto in disparte glielo ha fatto notare.
Corsetti, dopo un momento di esitazione, ha detto sommessamente che quelli che hanno ricoperto certe cariche, per lui, rimangono con il vecchio titolo e che lui comunque ha combattuto fortemente l’ex sindaco (che nel frattempo se n’era andato via lasciando il posto al suo collaboratore Alberto Pietroforte).
Si è venuta a creare una atmosfera d’ilare attesa, a cui ha fatto seguito la battuta dello stesso cittadino che Alemanno era sindaco emerito come il Papa: la battuta ha provocato delle sonore risate e dopo un sorriso abbozzato anche da Corsetti è ricominciata la discussione.
Articolo 13 – È dedicato alla “Individuazione delle zone e sottozone” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste per l’art. 13 risultano già accolte nella riformulazione del testo>>, quando così non è affatto.
Sono intervenuto per sottolineare che è questo uno dei punti irrinunciabili per VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori perché diverge nettamente dalla zonizzazione del PRIP sia originario che aggiornato, in quanto mantiene l’articolazione del territorio in 3 zone concentriche, dal centro storico alle aree dentro e fuori l’anello ferroviario, mentre la nostra proposta è pienamente conforme all’art. 20 del Regolamento vigente e divide il territorio di Roma in 5 zone omogenee (città storica, città consolidata, città da ristrutturare, città della trasformazione e territorio non urbanizzato).
Ho chiarito soprattutto agli “addetti ai lavori” presenti la differenza che c’è in termini di superficie tra “centro storico” (1.500 ettari circa) e “città storica” (5.000 ettari circa), evidenziando l’attenzione che abbiamo prestato a non danneggiarli enormemente se estendevamo anche alla città storica il divieto di installarvi qualunque impianto di proprietà privata come nel centro storico, per cui abbiamo previsto una sottozona B1 per il centro storico chiusa alle affissioni commerciali private ed una differente sottozona B1 per la città storica, aperta alle affissioni commerciali, dove abbiamo dimensionato a mt. 1,20 x 1,80 il formato massimo degli impianti di proprietà privata.
È di nuovo intervenuto il sig. Ranieri Randaccio per dichiarare che si tratta di un PRIP rigidissimo e che è comunque contrario ad un “centro storico” dove le ditte pubblicitarie non possono installare nessuno dei loro impianti.
Si è accodato a lui l’avv. Giuseppe Scavuzzo per sostenere che <<gli impianti senza scheda hanno tutti i diritti>> perché avrebbero a suo dire le autorizzazioni e per protestare contro di me.
Gli ho risposto duramente che quella seduta era espressamente dedicata a VAS ed a Basta Cartelloni-Francesco Fiori che a differenza sua hanno presentato una proposta unitaria che avevano ora il sacrosanto diritto di spiegare: gli ho messo in evidenza a voce alta che lui si trovava lì in qualità di semplice “uditore” e che ciò nonostante avevo accettato di confrontare e dibattere sulle Norme Tecniche di Attuazione proposte, ma non tolleravo nella maniera più assoluta che questa disponibilità venisse da lui sfruttata per buttarla provocatoriamente in “caciara (come si dice a Roma) solo per far perdere tempo.
Articolo 14 – È dedicato alla “Zona A” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 3.2 a cui quindi non è stato contro dedotto.
Articolo 15 – È dedicato alla “Sottozona B1” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art 15 implicano una previa modifica regolamentare, soggetta comunque a valutazione politica>>.
Il dott. Paciello ha tenuto a chiarire a questo punto che le modifiche dei formati degli impianti da noi proposte sono state coerenti con la zonizzazione prevista al precedente art. 13 e che questa sua considerazione valeva anche per i successivi articolo 16 e 17 che sono stati quindi saltati.
Articolo 16 – È dedicato alla “Sottozona B2” per il quale è stato contro dedotto che <<le modifiche proposte per l’art 16 implicano una previa modifica regolamentare, soggetta comunque a valutazione politica>>.
Come precedentemente detto, è stato saltato.
Articolo 17 – È dedicato alla “Sottozona B3” per il quale è stato contro dedotto che <<le modifiche proposte per l’art 17 il comma 2 è tecnicamente ultroneo>>.
Come precedentemente detto, è stato parimenti saltato.
Ho tenuto solo a far presente che il formato europeo da mt. 1,20 x 1,80 non è previsto dal vigente Regolamento, ma ciò nonostante a Roma risultano installati molti di questi impianti ed in particolare dalla “S.C.I.”, che ha peraltro trasformato in impianti “SPQR” due o più impianti poi accorpati fra di loro.
Al sig. Ranieri Randaccio è stato permesso dal presidente Corsetti di giustificare la legittimità di questi impianti: gli ho ribattuto che avevo fatto presente questo caso perché era stato proprio il sig. Randaccio a sparlare poco prima di questo particolare formato !
Articolo 18 – È dedicato alla “Delimitazione dei centri abitati” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art 18 è tecnicamente ultroneo>>.
Ho messo in risalto al riguardo che la disposizione proposta non fa altro che precisare meglio che va destinato a zona “ A” tutto il territorio ricadente al di fuori del perimetro del centro abitato così come individuato per legge, per cui non lo si può aggiustare a proprio piacimento come ha proposto l’apposito emendamento presentato dall’A.I.P.E. secondo cui invece si potrebbero installare <<impianti pubblicitari sulle strade che conducono alle zone industriali e commerciali>>.
Articolo 19 – È dedicato alla “Individuazione degli ambiti territoriali” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste risultano già accolte nella riformulazione del testo>>.
Ho fatto presente che non corrisponde al vero quanto controdedotto perché il PRIP così come ora aggiornato ha adeguato i confini degli originari 9 ambiti territoriali (rapportati agli allora 19 Municipi) agli attuali 7 corrispondenti all’accorpamento dei nuovi confini dei 15 Municipi, mentre la nostra proposta prevede un numero di 15 ambiti territoriali pari all’attuale numero dei Municipi secondo i loro stessi confini.
Il dott. Paciello mi ha fatto notare che il 1° comma dell’art. 19 del vigente Regolamento prescrive una suddivisione del territorio comunale al massimo in 10 sottozone: gli ho ribattuto che è sufficiente modificare l’articolo in questione del Regolamento per adeguarlo al PRIP.
Articolo 20 – È dedicato al “Dimensionamento delle superfici espositive negli ambiti territoriali” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste per l’art. 20 risultano già accolte nel riformulazione del testo>>.
Il dott. Paciello ha chiarito che la correzione d’ufficio degli errori materiali contenuti nelle 14 tavole di zonizzazione, solo da me scoperti, ha comportato un abbassamento del dimensionamento complessivo della superficie espositiva da 162.500 mq. del PRIP originario ai 138.000 mq. del PRIP aggiornato.
Sono intervenuto per spiegare che la nostra proposta unitaria non prevede nessun tetto massimo, perché il dimensionamento complessivo finale sarà comunque alla fine ancora più basso in quanto a determinarlo definitivamente saranno i 15 Piani di Localizzazione da noi previsti che dovranno pianificare anche quello che non spetta al PRIP al suo livello, vale a dire le distanze minime prescritte dal Codice della Strada e quindi da rispettare. Dare come indicazione del tutto parziale la cifra di 138.000 mq. può essere interpretato da qualche ditta come il tetto massimo e dare adito ad ogni modo a ricorsi strumentali al TAR che è bene evitare a monte.
È di nuovo intervenuto per contestarmi l’avv. Giuseppe Scavuzzo chiedendosi provocatoriamente che era stato convocato a fare se poi non poteva nemmeno parlare.
Non mi risulta che ci sia stata a mia insaputa una convocazione delle associazioni di categoria con l’invito a partecipare a quella seduta e gli ho comunque risposto che non gli permettevo di far scadere il confronto ed il dialogo a pura provocazione: a questo punto l’avv. Scavuzzo si è alzato e se ne è andato bofonchiando.
Ho voluto riprendere la parola per replicare in particolare al sig. Randaccio che a più riprese aveva voluto fare l’allarmista proprio riguardo all’eccessivo abbassamento della superficie espositiva massima, sostenendo che il Comune verrebbe a rimettere una marea di soldi per causa delle minori entrate da Canoni Iniziative Pubblicitarie (CIP).
Ho fatto presente che su una “tesi” strampalata come questa sembra essersi posta anche l’Assessore al Bilancio Daniela Morgante che sarebbe fortemente contraria addirittura allo stesso PRIP di Alemanno perché per quanto di sua stretta competenza – se approvato così come previsto nel suo dimensionamento complessivo originario (con i soli 162.500 mq. del PRIP di Alemanno che sono praticamente poco più della metà dei 242.000 mq. esistenti attualmente a Roma, così come quantificati a gennaio del 2011) verrebbe a comportare una perdita economica che il magro bilancio comunale non si può permettere, per cui per non perdere niente bisognerebbe paradossalmente lasciare tutto così com’è, compresi anche i 5.000 impianti cosiddetti “senza scheda” !
Ho fatto il paragone di Milano che con la metà della popolazione rispetto a Roma ma a parità grosso modo del numero degli stessi impianti guadagna tre volte di più di quello che incassa il Comune di Roma, per cui il problema non è meramente quantitativo, ma qualitativo perché con un indirizzo politico ben definito a monte deve per forza produrre il triplo degli incassi a valle.
Il paragone con Milano mi è stato fortemente contestato da Franco Meroni, che a Milano ci vive e che ha sciorinato cifre che secondo lui smontavano i miei dati.
Il sig. Ranieri Randaccio ne ha approfittato per affermare che <<troppe volte vengono date cifre che non rispondono al vero>>.
Gli ha fatto da sponda il sig. Paolo Paglia per sostenere che anche e soprattutto sui blog vengono pubblicati <<dati fuorvianti>> che alimentano l’odio.
Sono intervenuto a mia volta per fare intanto presente a tutti e tre che il confronto ed il dialogo era uscito dai binari in cui doveva rimanere incanalato: ho a mia volta replicato duramente mettendo in grande risalto la trasparenza e la rispondenza al vero con cui fino a quel momento avevo spiegato le ragioni delle scelte da noi fatte anche con cifre alla mano, che ora invece mi venivano messe in dubbio fino al punto di accusarmi di essere deliberatamente falso.
A chi mi ha voluto fare dimostrazione di essere più informsto, ho dimostrato a mia volta che non mi sono affatto inventato le cifre di massima da me fornite, dal momento che sono certificate dalla “indagine sul settore affissioni e pubblicità a Roma”, che ha divulgato alla fine di gennaio del 2011 l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune di Roma e che ha fatto un impietoso paragone di Roma non solo con Milano, ma anche con Bologna, Genova e Torino per arrivare a “certificare” il più assoluto fallimento dell’amministrazione capitolina.
Ho detto loro senza mezzi termini che se continuavano su quei toni mi riservavo di presentare una querela per diffamazione.
Riguardo alla “gestione” dei fondi il sig. Franco Quaranta ha voluto mettere in evidenza da un lato le rimozioni che ha fatto indebitamente il Comune con i fondi pubblici, anziché con gli incassi delle sanzioni, e dall’altro lato le reinstallazioni puntuali degli impianti rimossi addirittura nello stesso punto.
Sono nuovamente intervenuto per far presente che con quelle provocazioni si stava rovinando il clima sereno di confronto che c’era stato fino a quel punto e si stava oltretutto facendo perdere del tempo prezioso con il rischio di non riuscire ad arrivare entro la fine della seduta agli ultimi articoli che costituiscono il “cuore” delle nostre Norme Tecniche di Attuazione ed ho proposto di esaminare a volo d’uccello i successivi articoli saltando a piè pari quelli che non incidono più di tanto sul territorio.
Si è così arrivati velocemente all’art. 27-bis.
Articolo 21 – È dedicato alla “Disciplina degli impianti da attribuire ai privati” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 4.3 dello schema normativo a cui quindi non è stato controdedotto.
Articolo 22 – È dedicato alla “Disciplina degli impianti per pubbliche affissioni” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 4.4 dello schema normativo a cui quindi non è stato controdedotto.
Articolo 23 – È dedicato alla “Disciplina degli impianti pubblicitari di servizio” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste per l’art. 23 risultano già accolte nel riformulazione del testo>>.
Articolo 24 – È dedicato alla “Disciplina degli impianti su beni di proprietà privata o pubblica non capitolina” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste per l’art. 24 implicano una previa modifica delle disposizioni vigenti, soggetta comunque a valutazione politica>>.
Articolo 25 – È dedicato alla “Disciplina della pubblicità che utilizza edicole dei giornali e banchi del commercio” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art. 25 implicano una previa modifica delle disposizioni vigenti, sono soggette a valutazione di carattere politico, si segnala comunque nella stesura definitiva il rimando ad una normativa di tipo speciale>>.
Al riguardo ho solo fatto presente che abbiamo cancellato la possibilità di installare impianti pubblicitaria sopra le edicole, proponendo una modifica contestuale dell’art. 9 della deliberazione del Consiglio Comunale n. 5 del 18 gennaio 2010.
Articolo 26 – È dedicato alle “Aree di servizio e piazzali di parcheggio” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art. 26 è tecnicamente ultroneo>>.
Articolo 27 – È dedicato alla “Disciplina degli impianti nei mercati rionali” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art. 27 implicano una previa modifica delle disposizioni vigenti, sono soggette a valutazione di carattere politico, si segnala comunque nella stesura definitiva il rimando ad una normativa di tipo speciale>>.
Articolo 27 Bis – È dedicato alla “Entrata in vigore del piano” per il quale è stato controdedotto che <<la proposta di modifica prevista con l’introduzione dell’art. 27 bis risulta ultronea ed in contrasto con le previsioni di cui al D.Lgs. n. 507/1993 e del T.U.E.L. (D. Lgs. n. 267/2000)>>>.
Ho fatto presente che secondo la nostra proposta il PRIP <<entra in vigore il giorno successivo alla data della sua pubblicazione all’Albo Pretorio del Comune>> e non il 1° gennaio dell’anno successivo, come sostenuto dal dott. Francesco Paciello e ribadito nella suddetta controdeduzione, “interpretando” in modo non consentito il D.Lgs. n. 507/1993 che al 4° comma dell’art. 3 stabilisce che soltanto <<il regolamento [e quindi non anche il PRIP, ndr.] entra in vigore dal primo gennaio dell’anno successivo a quello in cui la relativa deliberazione è divenuta esecutiva a norma di legge.>>
Ho messo in grande evidenza che l’art. 80 del Regolamento del Consiglio Comunale, approvato con deliberazione n. 100 del 25 luglio 2002, è dedicato alla “Immediata eseguibilità” e stabilisce testualmente che <<nel caso di urgenza il Consiglio Comunale – su proposta del Sindaco, di un Assessore e di un relatore – può dichiarare immediatamente eseguibile una propria deliberazione con il voto espresso dalla maggioranza assoluta dei componenti>>.
Questo significa che quanto meno la delibera di approvazione del PRIP potrà, se non dovrà, contenere la dichiarazione di immediata eseguibilità, visti i ritardi spaventosi accumulati.
Sono stato stavolta contestato dallo stesso Presidente Corsetti, che si è sentito chiamato in causa dal mio richiamo ai ritardi: l’ho invitato a lasciar perdere e ad andare avanti per evitare sterili polemiche che avrebbero solo che avvelenato l’atmosfera fin lì del tutto accettabile, a parte i pochi screzi registrati.
Di fronte alla sua insistenza gli ho dovuto ricordare che la Commissione Commercio non può pretendere da un lato dai cittadini il rispetto di date e regole che dall’altro lato poi è lei per prima a non rispettare affatto.
Dal momento che Corsetti ha insistito sulla sua presunzione di totale “innocenza” se non altro in buona fede , gli ho allora illustrato la gravità di quanto stava accedendo sotto un altro ben più importante punto di vista che era quello del mancato “coordinamento” più volte sbandierato dall’Assessore Leonori che comportava la dipendenza dalla scelta della Commissione Commercio con il conseguente ritardo complessivo del licenziamento da parte della Giunta Capitolina del PRIP da cui ripartire.
Del mio intervento Corsetti è arrivato a mettermi in bocca quel che non avevo invece detto o comunque lasciato intendere nella maniera più assoluta, vale a dire che era stata la Leonori ad essersi lamentata di lui.
Gli ho ricordato a questo punto che è stato lui rilasciare l’intervista pubblicata su Il Messaggero del 31 ottobre 2013 in cui ha accusato la Leonori di stare <<ritardando l’iter per l’entrata in vigore delle nuove norme>> costringendola a dichiarare a sua volta di aver concordato un percorso <<che porteremo a termine entro i tempo stabiliti>>, mai fatti conoscere ma evidentemente più che dilazionati !
Per renderlo più cosciente e quindi responsabile dell’inevitabile ritardo che si verrà ad accumulare gli ho fatto presente che se venisse ad esempio approvata la nostra zonizzazione bisognerebbe rifare tutte e 14 le tavole di zonizzazione con una operazione che l’avv. Giattino mi ha ipotizzato di poter fare in almeno un mese.
Articolo 28 – È dedicato alle “Modalità di attuazione del piano” per il quale la proposta mantiene lo stesso testo del paragrafo 5.1 dello schema normativo a cui quindi non è stato controdedotto.
Articolo 29 – È dedicato alla “Individuazione delle aree da sottoporre a piani di localizzazione” per il quale la proposta ha aggiunto un 2° comma al paragrafo 5.2 dello schema normativo del PRIP dal seguente testo, a cui non è stato controdedotto:
<< 2. Le aree da sottoporre a piano di localizzazione sono comunque quelle corrispondenti come perimetrazione al territorio di ognuno dei nuovi 15 Municipi di Roma.>>
Articolo 30 – È dedicato a “Finalità e contenuti dei piani di localizzazione” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche richieste per l’art. 30 risultano già accolte nella riformulazione del testo>>.
Articolo 31 – È dedicato alla “Redazione dei piani di localizzazione” per il quale è stato controdedotto che <<la proposta di modifica di cui al comma 1 dell’art. 31 è illegittima nella parte in cui precede la predeterminazione dell’affidamento. Le modifiche di cui ai successivi commi sono ultronee e comunque soggette a valutazione di carattere politico>>.
Ho convenuto sulla illegittimità di preaffidare sempre alla S.p.A. “Aequa Roma” l’incarico di redigere i Piani di Localizzazione, perché in contrasto con il Capo I del Titolo II del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea che è dedicato alle “Regole di concorrenza” e con l’articolo 101 (ex art. 81 del Trattato della Comunità Europea) il quale dispone testualmente che “sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno”.
Il preaffidamento risulta in difformità non consentita anche con la Direttiva 2004.18.CE del 31 marzo 2014 che è “relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi”, nonché con il Decreto Legislativo n. 163 del 12 aprile 2006 che l’ha recepita.
Ho dovuto poi spiegare quali siano i più importanti aspetti da noi proposti che sono da sottoporre a valutazione “politica” e che hanno riguardato in particolare i criteri di redazione, la quota da assegnare al servizio di Bike Sharing e l’introduzione disciplinata degli impianti a messaggio variabile.
Sui criteri di redazione dei Piani di Localizzazione ho elogiato e condiviso il “metodo” che ha portato “Aequa Roma” ad individuare gli indici di affollamento in base ad 8 tipi stradali, che sono stati applicati nel PRIP originario alle strade individuate dal Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU), ma che non sono tutte le strade di Roma, per cui i Piani di Localizzazione dovranno applicare gli stessi indici di affollamento su tutte le strade rimanenti.
Sul servizio di Bike Sharing ho messo in grande risalto l’enorme possibilità che ha il Comune di assicurare alla città a costo zero un servizio di Bike Sharing di almeno 300-400 stazioni finanziate totalmente dalla pubblicità per recarsi al lavoro con tale mezzo ed allentare così la morsa del traffico che attanaglia la capitale: ho spiegato che per ottenere questo si va ad impegnare al massimo solo il 10-15 % ca. dell’intera superficie espositiva che verrà fuori dai Piani di Localizzazione, chiarendo come viene fuori questo calcolo in linea di massima dal paragone del bando fatto ma non riuscito dell’allora Assessore Marco Visconti.
Se per un servizio di 80 stazioni circa veniva concesso a chi avese vinto il bando lo sfruttamento di 1.500 mq., allora per un servizio più grande di 5 volte tanto occorrerebbero 7.500 mq. circa di superficie pubblicitaria da sfruttare, che costituisce pur sempre una percentuale minima rispetto al totale di quella che verrà determinata in modo definitivo dai Piani di Localizzazione.
Ho fatto presente quanto sia ridicola la previsione annunciata dall’Assessore Improta con le linee guida del nuovo PGTU, perché ipotizza che il tetto massimo di Roma sarà di 80 stazioni per 1.000 biciclette che diventeranno la metà a disposizione dei cittadini.
Il Presidente Corsetti ha voluto farmi presente che la previsione di Improta non è comunque quella di far finanziare il servizio dalla pubblicità: gli ho risposto che l’ipotesi iniziale dell’Assessore Improta è stata quella di finanziare con gli incassi del Car Sharing un servizio di Bike Sharing che per 80 stazioni comporta una spesa di 3 milioni di euro e non ho visto mai nella mia vita un Comune così masochista.
Ho fatto alla fine presente che, stando ad alcune voci raccolte ultimamente, l’Assessore Improta avrebbe rinunciato a finanziare in questo modo il servizio di Bike Sharing.
È intervenuto al riguardo il sig. Randaccio per dire che va valutata comunque l’idea da noi proposta di far finanziare dalla pubblicità il Bike Sharing assegnando una quota della superficie espositiva complessiva che scaturirà dai Piani di Localizzazione.
Articolo 32 – È dedicato alla “Approvazione dei piani di localizzazione” per il quale è stato controdedotto che << le modifiche richieste per l’art. 32 risultano già accolte nella riformulazione del testo >>.
Ho fatto presente al riguardo di avere apprezzato l’eliminazione della possibilità di far redigere dal Dirigente del Servizio Affissioni i Piani di Localizzazione relativi superfici inferiori ai 10 ettari.
Articolo 33 – È dedicato alla “Efficacia dei piani di localizzazione” per il quale è stato controdedotto che <<le osservazioni di cui all’art. 33 sono state accolte nella riformulazione del riscritto art. 36>>, il cui testo ha di fatto cancellato il testo del Par. 5.6 dello “schema normativo” del PRIP originario secondo cui <<all’atto della approvazione del piano di localizzazione tutte le autorizzazioni rilasciate per gli impianti ricadenti nell’area oggetto del paino sono revocate>>, perché – come ha ben spiegato il dott. Paciello – rispondeva ad un preciso indirizzo “politico” dato dalla precedente amministrazione, che orsa invece non c’è per cui si è dovuto riformulare un testo che si attenesse ad una stretta neutralità.
Ho allora fatto presente che a maggior ragione le Norme Tecniche di Attuazione da noi proposte hanno una implicita “verifica di fattibilità” per cui una loro accettazione o meno, comunque sempre da motivare, dipende chiaramente dalla valutazione “politica” che ne verrà fatta.
Articolo 34 – È dedicato alle “Aree a progettazione unitaria” per il quale è stato controdedotto che << le modifiche proposte per l’art. 34 risultano già accolte nella riformulazione del testo e comunque sono soggette a valutazione di carattere politico>>.
Articolo 35 – È dedicato alle “Disposizioni generali” relative alle “Tipologie degli impianti pubblicitari ” a cui non è stato contro dedotto.
Articolo 36 – È dedicato alle “Tipologie di impianto ammesse” per il quale è stato controdedotto che <<le modifiche proposte per l’art. 36 implicano una previa modifica regolamentare, soggetta comunque a valutazione di carattere politico>>.
Se ne è già parlato a proposito dell’art. 33.
Arrivati a questo punto il Presidente Corsetti voleva ritenere chiusa la valutazione delle controdeduzioni: mi sono opposto facendogli presente che non era stato controdedotto (presumibilmente per la stessa neutralità obbligata dalla mancanza di un preciso indirizzo politico che a tutt’oggi non sembra essere stato ancora dato) proprio ai due punti essenziali ed irrinunciabili delle Norme Tecniche di Attuazione da noi proposte che riguardano l’entrata in vigore delle “misure di salvaguardia” (o “norme transitorie” che dir si voglia) e le future modalità di gestione degli impianti una volta a regime.
Il Presidente Corsetti mi ha permesso di spiegare che il PRIP, se approvato così come aggiornato, non farebbe scattare un bel niente e quindi non servirebbe a nulla, perché ad esempio non si pone il problema del rapporto con l’impiantistica esistente dal momento che individua le zone “A” con divieto tassativo di affissione senza chiedersi però se dentro attualmente vi risultano illecitamente installati impianti pubblicitari che vanno dunque subito rimossi.
Ho messo in grande risalto che le “misure di salvaguardia” da noi proposte non fanno altro che sancire nelle Norme Tecniche di Attuazione quanto è già obbligatorio rispettare oggi per legge, senza nessun rigidismo, dal momento che prevedono la rimozione comunque obbligatoria per tutti, ma con possibilità di ricollocazione nel rispetto delle previsioni del PRIP per tutti quegli impianti pubblicitari del “riordino” con rilascio delle rispettive concessioni avvenuto prima dell’imposizione di vincoli paesaggistici e/o delle distanze minime prescritte dal Codice della Strada, nonché dei divieti stabiliti dal vigente Regolamento.
Per l’entrata a regime invece le Norme Tecniche di Attuazione da noi proposte prevedono che <<A seguito della approvazione dei Piani di Localizzazione relativi ad ognuno dei quindici Municipi, che dovranno stabilire il numero, la posizione esatta e le dimensioni anche di ogni impianto di proprietà privata da installare su suolo pubblico, il Comune provvede al rilascio delle autorizzazioni per gli impianti individuati dai Piani di Localizzazione approvati, previa gara pubblica per ognuno dei lotti territoriali in cui verrà suddivisa la città e di cui faranno parte
Prevedono inoltre che <<come condizione ineludibile del primo bando di gara va posta la automatica decadenza delle autorizzazioni di tutti gli impianti esistenti, che risultino ancora installati sul territorio, di proprietà delle ditte che non avranno vinto il bando di gara, con la perdita immediata del conseguente “diritto acquisito” e l’obbligo di rimozione di tali impianti a loro cura e spese>> con la precisazione che <<in caso di inerzia, il Comune provvede alla rimozione forzata con la collaborazione della ditta che ha vinto il bando>>
Prevedono infine che <<la ditta singola o associata che si aggiudica ogni specifica gara ha diritto ad installare esclusivamente il numero fisso degli impianti che sono stati individuati nei rispettivi Piani di Localizzazione e che vengono autorizzati per una durata pari a cinque anni, rinnovabili per una sola volta per altri cinque anni, senza obbligo di disdetta da parte del Comune o di altra formalità alla scadenza del secondo quinquennio, trascorsi i quali il Comune provvede ad indire un nuovo bando per la gestione dello stesso identico numero di impianti.>>
La stessa procedura è prevista per gli impianti “SPQR”.
Ho tenuto a far presente che con l’approvazione di tutti i Piani di Localizzazione il Comune di Roma si troverà ad avere un “parco impianti” da utilizzare in base a precisi indirizzi e scelte politiche che potranno orientarsi su tutte e tre le seguenti possibilità di cui si sono servite contemporaneamente le maggiori città europee:
1) far finanziare dalla pubblicità e quindi a costo zero per lui un opportuno servizio di Bike Sharing utilizzando una quota di questo pacchetto di impianti;
2) far finanziare dalla pubblicità e quindi sempre a costo zero per lui un certo numero di elementi di arredo urbano a servizio della città utilizzando una ulteriore quota di questo pacchetto di impianti, con possibilità in tal modo di prevedere della pubblicità anche nel centro storico di Roma;
3) ricavare il massimo l’incasso dalla rimanente quota del pacchetto di impianti tramite bandi con l’offerta maggiore sul canone.
Ho voluto alla fine toccare il nodo principale del problema senza girarvi intorno e che riguarda la paura folle che hanno dei bandi in particolare le piccole ditte che operano su Roma e sono a conduzione per lo più familiare e che hanno il terrore di dover inevitabilmente fallire se non riusciranno in futuro a vincere nessun bando, perché non saranno in grado di aspettare 10 anni per sperare di vincere i futuri bandi che si terranno di nuovo.
Si tratta di un enorme problema di tipo socio-economico a cui bisogna trovare soluzioni che non spettano a me, ma che ho cercato ugualmente di trovare senza riuscirvi per poterle dare come contributo utile alla “politica” nel rispetto della legalità, vale a dire nell’incastro da un lato della obbligatorietà dei bandi e dall’altro lato nella inevitabile scadenza prima o poi di tutte le autorizzazioni senza possibilità di alcun monopolio per il rispetto anche della libera concorrenza.
Mi è arrivata voce che si stia pensando di predisporre un certo numero di bandi che possa consentire di far rientrare tutti.
A questo punto ha chiesto di poter parlare da buon ultimo il sig. Franco Quaranta che a nome di Basta Cartelloni-Francesco Fiori ha voluto fare un intervento di stampo “politico”, incentrato sullo “scempio” multiforme del “PETROLIO” di Roma, che è dato dalla sua bellezza, dalla sua storia, dalla sua luce, dai suoi monumenti: ha esaltato la grande bellezza di Roma tanto di moda in questo momento grazie ad un oscar vinto!
Parlando con un plurale maiestatis ha detto che noi ci riteniamo “romanisti” non nel senso calcistico ovviamente, ma nel senso di APPASSIONATI di Roma ed ha sottolineato con forza, calcando il tono di voce, che non abbiamo alcun interesse privato in questa battaglia se non quello della difesa e della valorizzazione della nostra città.
Ha ricordato i milioni di euro gettati al vento per le rimozioni farlocche e per la ripulitura dei treni e dei muri vandalizzati dai writer: ha ricordato i monumenti assediati dai venditori abusivi, ed ha affermato che la città chiede LEGALITÀ e trasparenza, mettendo alla fine in risalto che questa è un’occasione STORICA da non perdere.
Ho a quel punto ripreso la parola per stigmatizzare che in una occasione così importante, peraltro sentita e capita da ben 4 associazioni di categoria e da 5 ditte pubblicitarie che hanno ritenuto opportuno non perdere questa occasione, si debba assistere alla squallida assenza di tutti i membri della Commissione Commercio ed ho chiesto di sapere come potranno “giudicare” una proposta unitaria che non conoscono compiutamente se non addirittura per niente, nonché gli emendamenti presentati dall’A.I.P.E..
Scherzando Corsetti ha detto che caso mai non prenderà in considerazione entrambe le proposte: ha invece voluto far sapere, stavolta in modo serio, che ogni consigliere potrebbe presentare delle proprie proposte personali, come peraltro sembra aver già fatto Gianni Alemanno formalizzando una proposta che gli ha predisposto l’arch. Alberto Pietroforte.
Non ha saputo rispondere quando gli ho chiesto come si comporterà la Commissione se succedesse che vengano presentate per ipotesi 13 proposte (una a testa) e per giunta una diversa dall’altra.
Il sig. Randaccio ha detto che ci sarebbe bisogno di una agenda: gli si è affiancato il sig. Franco Meroni per dire che secondo lui c’è bisogno di disciplinare gli interventi in sede regolamentare e che in allegato al PRIP ci vorrebbe un documento che faccia presenti anche queste modifiche.
Riguardo al PRIP ed al suo rapporto con le aree ferroviarie il dott. Paciello ha fatto presente che non c’è bisogno di un altro PRIP, perché basta stabilire le regole in deroga.
La seduta si è chiusa senza che il Presidente Corsetti facesse sapere quando la Commissione Commercio si riunirà di nuovo per cercare di arrivare a prendere una decisione.
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Nel pomeriggio di quello stesso giorno sul sito del Comune sono state pubblicate le Convocazioni delle riunioni della Commissione Commercio che fino al prossimo 21 marzo non prevedono il PRIP all’ordine del giorno.
Ma nella mattina di mercoledì 12 marzo il Presidente Corsetti mi ha telefonato di persona per chiedermi di formalizzare ai sensi della legge n. 241/1990 la richiesta di accesso agli atti che avevo fatto per posta elettronica al fine di avere una copia della nota dell’A.A.P.I. che mi riguardava: ho colto l’occasione per lamentare la totale assenza del PRIP all’ordine del giorno dei lavori della Commissione Commercio previsti per i prossimi 9 giorni.
Mi ha assicurato che in una delle 4 sedute già programmate infilerà la discussione sul PRIP: speriamo bene !