Articolo pubblicato il 7 dicembre 2014 su “Il Fatto Quotidiano”.
Si va allo scontro, dunque.
Le bancarelle di piazza Navona non verranno montate dai vincitori del bando del I Municipio e noi tutti ce ne faremo una ragione, anche senza transitare dal lettino dello strizzacervelli.
Vorrà dire che i portachiavi cinesi, i pupazzi di Peppa Pig e i poster di Elvis che tanta attinenza hanno col Santo Natale, romani e turisti dovranno andarseli affannosamente a cercare altrove.
La riduzione dei banchi da 115 a 72, chiesta dalla Sovrintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per restituire decoro a una delle piazze più straordinarie del mondo e il relativo bando del I Municipio che ne ha recepito le istanze, non è andata giù neanche ai vincitori del bando stesso che non hanno ritirato le licenze e quindi, non monteranno i loro banchi.
Scorrendo i 72 vincitori, che diventano 60 se si escludono gli spettacoli ambulanti che invece hanno montato, non senza essere stati prima ‘consigliati’ di non farlo, si nota facilmente che il cognome dominante è sempre lo stesso: Tredicine.
[Alfiero Tredicine è presidente di Apre-Confesercenti, Mario è vicepresidente dell’UPVD (Unione Provinciale Venditori Ambulanti)- Confcommercio. Dino, l’altro fratello, è vicepresidente della FIVAG (Federazione Italiana Venditori Ambulanti e Giornalai)l, un’associazione che rappresenta un gruppo di operatori ambulanti e che aderisce alla Cisl.
Giordano Tredicine ha cominciato a fare politica con Forza Italia, è stato consigliere all’allora IX municipio nel 2006, consigliere comunale nel 2008 con il Pdl di Alemanno, rieletto nel 2013 sempre nelle file del PdL. “Faccio il politico – ha dichiarato a Repubblica – non so dire quante licenze hanno i miei parenti. È un affare loro“. E però porta la sua firma un emendamento, inserito in extremis durante la maratona notturna dell’agosto 2010 per approvare la manovra, che abbassava i vincoli per le occupazioni di suolo pubblico. “In realtà serviva a snellire la procedura di autorizzazione della soprintendenza in caso di voltura del titolo. E non riguardava solo i camion bar, ma tutti gli esercizi“. Un provvedimento poi cancellato con delibera comunale. Ndr.]
Senza sforzarci particolarmente, viene spontaneo chiedersi quanto la Famiglia pesi in certe decisioni della categoria intera, ma ci permettiamo di dire che questa è davvero una sfida senza senso.
La strategia dello scontro si è rivelata immediatamente un suicidio mediatico.
Da un paio di giorni, infatti, è stata creata una pagina su Facebook in difesa della Befana di Piazza Navona, la cui intestazione recita: “L’amministrazione comunale vuole cancellare 140 anni di storia… Aiutaci anche tu a bloccare questo funerale… Fai sorridere migliaia di bambini…”.
Si è ben presto capito che la gente non ha abboccato all’amo dei bancarellari, né colto la generosità verso l’universo dell’infanzia, ma al contrario, accusato gli ambulanti di aver trasformato la piazza in un suk e un ricettacolo di ignobili cineserie.
I tentativi di dialogo sono naufragati tra accuse e grossolani tentativi di difesa, scritti spesso in un italiano quantomeno approssimativo.
Uno alla volta i contestatori più accaniti sono stati bannati e questo non è un bel segnale per gli ambulanti che danno ai romani l’appuntamento per l’8 mattina in piazza Navona, per raccontare ai bambini che il Sindaco è l’uomo nero.
‘Rumors’ dal municipio parlano di timori per l’ordine pubblico, che ovviamente si cercherà di tenere sotto controllo.
La verità, la drammatica verità è che in questo Paese e in questa città, tutto deve rimanere immutabile, salvo poi dover catalogare le urla dello scontento proprio di chi vuole proseguire sul rettilineo, pur vedendo il burrone davanti a sé e sapendo che frenare e sterzare un po’ sarebbero l’unica via di salvezza.
Non c’è voglia diffusa di legalità, anzi c’è, ma deve riguardare solo ‘gli altri’.
Poveri noi.