Articolo di Paolo Berdini pubblicato con questo titolo il 29 ottobre 2014 su “Il Manifesto”.
Paolo Berdini
La lettura comparata del rapporto della Svimez sulle condizioni del Mezzogiorno d’Italia e l’analisi dei primi dati di dettaglio Istat sulle abitazioni degli italiani svolta da Alberto Ziparo definisce un quadro sconvolgente.
Alberto Ziparo
Viene fuori un paese che versa in una crisi sempre più preoccupante che dovrebbe riempire l’agenda di qualsiasi governo degno di questo nome.
Dice la Svimez che nel 2013 sono emigrati ancora 116 mila lavoratori; che le famiglie povere sono aumentate del 40%; che – ancora una volta – il numero dei decessi supera quello dei nati: un evidente segnale di un inarrestabile declino.
Nella Campania del quarto condono edilizio ci sono 65 mila appartamenti vuoti.
In Calabria ce ne sono 90 mila e dice sempre Ziparo in alcuni paesi dell’Appennino interno ci sono più case vuote che abitanti. Il deserto.
Il quadro si completa in modo ancora più drammatico se si leggono le dinamiche dei valori immobiliari.
A parte alcune città maggiori e i pochi luoghi di turismo di qualità, dall’inizio della crisi del 2008 i valori delle case delle famiglie sono diminuiti nella misura compresa tra il 30 e il 50%.
Ci sono famiglie che si sono indebitate per comprare un alloggio che oggi vale meno di quanto è stato pagato.
Una popolazione che diventa sempre più povera, senza lavoro e sempre più priva della rete del welfare, vede svanire anche il risparmio rappresentato dalla propria abitazione.
Per completare il quadro del declino del paese aggiungiamo le due principali linee di azione con cui il governo Renzi intende dare riposta a questa sconvolgente realtà.
Al primo posto troviamo le politiche di precarizzazione del lavoro dipendente del Jobs act.
Dice la Svimez che gli investimenti produttivi nel sud sono crollati del 53% e il dato va letto insieme alla desertificazione umana.
Chi mai investirebbe nel sud se la manodopera giovane emigra?
Non c’entrano dunque nulla i diritti dei lavoratori: occorrerebbe definire politiche industriali sostenute da risorse pubbliche per realizzare infrastrutture immateriali e servizi alle imprese.
Ma di questo il governo non parla.
È fermo all’articolo 18.
Del resto uno dei più ascoltati consiglieri di Renzi è il piagnucoloso esponente della finanza creativa che si lamentava di aver perduto sei ore per arrivare da Londra alla Leopolda.
Conosco pendolari che ogni giorno perdono 4 ore della propria vita negli spostamenti per recarsi al lavoro, ma la cultura liberista ignora questi dati concreti dipingendo un mondo che non esiste.
Peraltro, la finanza d’assalto non crea posti di lavoro ma solo immense fortune da reinvestire nella roulette finanziaria.
Con le politiche del governo non si creeranno posti di lavoro e continuerà il declino del sud.
Al secondo posto delle priorità del governo Renzi è, come noto, lo Sblocca Italia, che contiene grazie alla strenua azione del ministro Lupi e dei poteri che lo sostengono, una ulteriore facilitazione alla costruzione di nuove case.
Dai dati Istat viene invece fuori anche un altro numero sconvolgente: nel nostro paese ci sono 31 milioni di alloggi di cui 7 milioni vuoti.
Ci sono 24 milioni di famiglie e se anche si considera la quota delle seconde case (pari circa a 4 milioni) esiste una quota invenduta localizzata in tutte le aree urbane italiane pari ad almeno 3 milioni di alloggi.
Anche nel caso dello Sblocca Italia è stata la finanza speculativa a pretendere l’approvazione di alcuni articoli.
Quello per esempio che consente di agevolare l’azione delle Società di investimento immobiliare quotate (Siiq, art 26) e quella che fornisce ampie possibilità di intervento alla Cassa depositi e prestiti di Franco Bassanini nel poter mettere le mani nel prezioso patrimonio immobiliare pubblico (art. 10).
Siamo pieni di alloggi vuoti?
Costruiamone altri. I valori immobiliari sono ai valori minimi?
Svendiamo alla finanza speculativa internazionale il patrimonio pubblico.
Il primo ministro Renzi diverte spesso il volgo con battute fulminanti, come quella sui gettoni telefonici che non possono essere utilizzati per far funzionare le attuali tecnologie.
Divertente.
Provi allora a mettere in fila i dati Svimez e Istat con le politiche che sta portando avanti con tanta determinazione.
Se si impegna capirà che sta assestando l’ultimo decisivo colpo all’intero paese mentre la festa della speculazione finanziaria continua senza fine.
Ritiri allora Jobs act e Sblocca Italia e si concentri nelle azioni ragionevoli proposta dalla Svimez per il sud e, soprattutto avvii la messa in sicurezza del paese con soldi veri.
Non con numeri propagandistici senza coperture reali.