L’Italia è scesa in piazza contro l’art. 35 e la nuova ondata inceneritorista del Governo Renzi.
L’allarme all’interno della società civile ha prodotto nei giorni scorsi proteste e manifestazioni di piazza, promosse dalla rete Zero Waste Italy e supportate da numerosi associazioni, ambientaliste e non solo.
L’8 settembre si è tenuto un presidio davanti alla sede della Regione Lombardia.
Vi ha partecipato anche VAS che con Gilberto Rossi ha curato per la Rete Rifiuti Zero Lombardia un filmato, che riporta i vari interventi di quel giorno (vedi https://www.youtube.com/watch?v=THDFno7yQaY)
Il 9 settembre si è riunita la Conferenza Stato-Regioni per approvare il decreto attuativo dell’articolo 35, parte integrante dello Sblocca Italia: se approvato, l’incenerimento diverrebbe “attività di recupero” (anziché di smaltimento) e si aprirebbe la strada a nuovi impianti di incenerimento, addirittura non previsti dai Piani regionali, insieme a una miriade di “ristrutturazioni” di impianti obsoleti allo scopo di bruciare rifiuti da tutta Italia.
Arrivati al dunque, però, la Conferenza Stato-Regioni ha adottato una scelta sempre più comune in ambito politico: quella di indicare altra data per la decisione definitiva.
Al momento, dunque, ancora nessuna certezza sul provvedimento governativo che, come noto, prevede la realizzazione di 12 nuovi inceneritori, o meglio «impianti di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati».
Ossia termovalorizzatori dedicati al recupero di energia da rifiuti urbani, senza citare alcunché per la gestione dei rifiuti speciali, che in Italia sono 4 volte gli urbani ma sui quali tradizionalmente tutti preferiscono glissare.
Se approvato, l’incenerimento diverrebbe “attività di recupero” (anziché di smaltimento) e si aprirebbe la strada a nuovi impianti di incenerimento, addirittura non previsti dai Piani regionali, insieme a una miriade di “ristrutturazioni” di impianti obsoleti allo scopo di bruciare rifiuti da tutta Italia.
Il Governo, invece di impegnarsi a promuovere un Piano Nazionale del Riciclo e della Riparazione-Riuso (ed anche la reintroduzione del vuoto a rendere), misura che darebbe lavoro a centinaia di migliaia di persone (pensiamo ad esempio a tutte le operazioni di estrazione di metalli preziosi dai Rifiuti elettrici ed elettronici!) ancora una volta con l’accoppiata Renzi-Galletti si sdraia ai piedi della lobby degli inceneritori e delle fameliche multiutilities.
Se questo tentativo passasse si brucerebbe l’opportunità di estendere sempre più le buone pratiche verso Rifiuti Zero, decisive non solo per la tutela sanitaria ed ambientale delle comunità e dei territori, ma addirittura per la nostra intera economia, bisognosa delle materie prime-seconde contenute nei rifiuti.
Insomma, se il tentativo dovesse andare a buon fine significherebbe bruciare in un sistema già di per sé costosissimo ed inquinante (pagato dalle bollette dei cittadini) risorse che rappresentano una ricchezza economica in grado di connettere rispetto ambientale e promozione di impresa locale e posti di lavoro.
L’altro effetto collaterale di tale “incursione piratesca” sarebbe quello di trasformare in carta straccia i Piani regionali, con una deregulation incontrollabile dei conferimenti da fuori Regione. Il paradosso sarebbe quello di Regioni che puntano sulle buone pratiche (e per fortuna ce ne sono) e che già fanno registrare obiettivi superiori al 60%-70% di RD (e che magari prevedono obiettivi superiori al 70-75% oltre a piani di prevenzione dei rifiuti) costrette ad accogliere rifiuti da tutta Italia, magari da Regioni arretrate e impermeabili alle buone pratiche.