Si è svolta ieri mattina l’audizione della IX Commissione Commercio con le associazioni di categoria degli impianti pubblicitari, che aveva per oggetto “Studio e approfondimento delle tematiche relative agli impianti pubblicitari”.
Dei 13 membri della Commissione Commercio erano presenti il Presidente Orlando Corsetti (Partito Democratico), i Vicepresidenti Davide Bordoni (Popolo della Libertà) ed Immacolata Battaglia (Sinistra Ecologia e Libertà) ed i consiglieri Giovanni Alemanno (Cittadini per Roma-Alemanno), Michela Di Biase (Partito Democratico), Franco Marino (Lista Civica Marino Sindaco) ed Enrico Stefàno (Movimento 5 Stelle), che ha ripreso l’audizione, messa poi su youtube ed immediatamente pubblicata e commentata nello stesso pomeriggio di ieri sia su www.cartellopoli.net che su www.bastacarteloni.it.
Alla audizione ha partecipato anche il cons. Athos De Luca (Partito Democratico), Presidente della IV Commissione Ambiente.
Per le associazioni di categoria – stando a quanto mi è stato riferito per telefono – erano presenti:
l’ex Presidente della “Associazione Aziende Pubblicitarie Italiane” (A.A.P.I.), dott. Franco Meroni, assieme al nuovo Presidente nominato il 20 giugno scorso dott. Sergio Verrecchia, che è anche Contracts Manager and Development Director di Clear Channel Italia e che rappresenta fra le altre – oltre che la Clear Channel – le ditte IGP Décaux, SCI ed IOPAS (subentrata alla Ettore Sibilia Pubblicità);
– la sig.ra Daniela Aga Rossi Presidente della Associazione Imprese Pubblicità Esterna (A.I.P.E.) in rappresentanza fra le altre delle ditte A.P. Italia e Stunt Pubblicity;
– l’avv. Giuseppe Scavuzzo Presidente della confederazione Imprese Romane Pubblicitarie Associate (I.R.P.A.), in rappresentanza fra le altre delle ditte D.D.N. e D.N.D. Project & Service;
– il dott. Rodolfo Moretti ex Presidente della Associazione Pubblicitari Romani (A.P.R.), in rappresentanza fra le altre delle ditte Moretti Pubblicità (di cui è responsabile) e De Renzis Pubblicità di De Renzis Maurizio”.
Erano inoltre presenti per le singole ditte pubblicitarie:
– la sig.ra Patrizia Douglas responsabile della Direzione Patrimonio della IGP Décaux;
– il sig. Daniele Randaccio responsabile della S.C.I. (Società Concessioni Internazionali);
– il sig. Oberdan Zuccaroli responsabile della Pubbli Roma;
– il sig. Paolo Paglia amministratore unico della A.P.A. (Agenzia Pubblicità Affissioni);
– il responsabile della Stunt Pubblicity.
Sempre stando a quanto mi é stato riferito per telefono ed ai messaggi pubblicati su twitter, nel corso della audizione é stata registrata una quasi totale convergenza sulla ferma opposizione ai bandi di gara con cui assegnare la gestione degli impianti pubblicitari che verranno individuati dal Piano Regolatore degli Impianti e dei Mezzi Pubblicitari (PRIP) prima e dai Piani di Localizzazione poi.
L’avv. Giuseppe Scavuzzo avrebbe detto che <<é scorretto dire che siamo in 400 ditte pubblicitarie a Roma>>, precisando che <<noi siamo solo 90 massimo 100>> e che sarebbe già stato sottoscritto un non meglio precisato protocollo d’intesa tra molte di queste ditte.
Ha poi rilasciato la seguente dichiarazione: <<Combatteremo con ogni mezzo contro le gare d’appalto perché siamo troppo piccoli per vincerle>>, ignorando forse volutamente che ai bandi di gara si può partecipare anche in Associazione Temporanea di Impresa (A.T.I.) assieme a ditte di livello sia nazionale che internazionale.
Va messo in evidenza al riguardo che i bandi che dovrebbero essere indetti per macroaree, in modo da essere economicamente convenienti per le ditte che vi gareggerano, portano a far gestire per 10 anni (5 + 5, come prevede l’art. 10 del Regolamento vigente) gli impianti messi a gara da parte di chi si aggiudica la gara medesima, per cui le ditte pubblicitarie che non vinceranno i bandi sarano costrette non solo a smantellare i propri impianti attualmente installati sul territorio di Roma, ma non potranno soprattutto esercitare la loro attività commercile sulla capitale per 10 anni: ne deriva come logica conseguenza che tutte le ditte che operano attualmente su Roma e che non dovessero vincere nessun bando dovranno sperare di vincere i bandi futuri che si terranno solo dopo 10 anni, interroopendo la loro attività per un decennio e rischiando con molta probabilità il fallimento.
Per dare peso a questa sua affermazione, l’avv. Giuseppe Scavuzzo ha messo in risalto che i bandi di gara avrebbero delle gravi ripercussioni sul piano occupazionale, perché causerebbero il licenziamento di molti degli addetti ai lavori: per dare il senso delle proporzzioni di ciò di cui si sta discutendo, va messo in risalto a tal riguardo che da un lato le ditte “troppo piccole” sono per lo più a carattere familiare, senza quasi nessun dipendente fisso, che non si possono pernettere, e non hanno quindi la necessità di licenziare nessuno, mentre dall’altro lato – tanto per fare un esempio comparativo – le sole ditte IGP Dècaux e Clear Channel impiegano direttamente e indirettamete solo su Roma circa 80 dipendenti, che sono da soli superiori alla somma dei dipendenti di tutte le “piccole ditte” operanti solo a Roma.
Per dare un peso ancora maggiore alla sua affermazione, l’avv. Giuseppe Scavuzzo é arrivato a dire che i bandi farebbero la fine di quello dell’ATAC vinto dalla IGP Dècaux che stando a quanto riportato da un non meglio da lui precisato giornale on line dovrebbe dare ancora dei soldi all’ATC: é stata costretta a replicargli seccamente la sig.ra Patrizia Douglas, che da un lato ha dimostrato quanto fosse priva di fondamento, oltre che diffamante, l’affermazione dell’avv. Scavuzzo e che dall’altro ha difeso i bandi di gara, se non altro perché previsti dalla normativa vigente in materia, da cui si vorrebbe invece derogare.
Sulla stessa posizione di Scavuzzo si é dimostrato l’ex Sindaco Giovanni Alemanno, che ha lasciato capire che vanno bene almeno per l’immediato tanto il PRIP così come congedato dalla sua Giunta il 2 febbraio del 2011, che non fa scattare nessuna norma tecnica di attuazione e lascia quindi la situazione così com’é ora, quanto gli impianti registrati nella Nuova Banca Dati (compresi quindi quelli installati abusivamente, ma autodenunciati) che in base alla deliberazione n. 116 del 5 aprile 2013 approvata dalla sua Giunta Capitolina dovrebbero addirittura far parte integrante dei Piani di Localizzazione: non so se il cons. Giovanni Alemanno si sia reso conto che se vale come metodo una “pianificazione” che scatusirce dalla legittimazione di tutte le posizioni degli impianti pubblicitari attualmente installati a Roma (peraltro in misura quasi doppia alla superficie complessiva di 162.500 mq. prevista dal “suo” stesso PRIP) non c’é allora nessun bisogno di redigere ed approvare i Piani di Localizzazione, che a loro volta dovrebbero rispettare un PRIP che a sua volta non avrebbe a questo punto alcun motivo di essere approvato.
L’intervento del cons. Giovanni Alemanno é stato duramente contestato dal cons. Athos De Luca che gli ha ribattutto che il PRIP deve pianificacare senza essere minimamente condizionato dagli impianti pubblicitari esistenti, di cui vanno a suo dire azzerate tutte le autorizzazioni.
Per rendere percorribile la sua “strada”, il cons. Giovanni Alemanno dovrebbe ad agni modo avere la coerenza di proporre alla Commissione Commercio la deroga dall’art. 10 del vigente Regolamento, che prevede una durata per tutte le autorizzazioni di 5 anni + 5, e dovrebbe precisare se vuole allungare la vita di tutti gli impianti pubblicitari installalti a Roma, le cui autorizzazioni scadono il 31 dicembre del 2014, concedendo a tutti indistintamente altri cinque anni o dieci o venti o addirittura una autorizzazione generalizzata sine die.
Sulla stessa lunghezza d’onda é stato l’intervento fatto in precedenza da Daniele Randaccio della S.C.I., che assieme ad altre 5 ditte il 22 luglio scorso ha presentato un progetto di Bike Sharing a titolo gratuito per l’Amministrazionbe in cambio della possibilità di mantenere sul territorio di Roma i loro impianti per un indeterminato arco di tempo, sicuramente ben maggiore della scadenza del 31 dicembre 2014.
Stando a quanto mi é stato riferito per telefono, il sig. Randaccio avrebbe fatto presente che nell’ipotesi che PRIP e Piani di Localizzazione possano prevedere 200 impianti in meno di 1.000 impianti di sua proprietà accetterebbe di smantellare questo 20%: ha inoltre precisato che, se le posizioni di molti di questi suoi rimanenti 800 impianti non collimassero con le posizioni definitive stabilite dai Piani di Localizzazione, sarebbe sufficiente spostare i propri impianti ricollocandoli nei luoghi giusti.
La “strada” che si vorrebbe percorrere secondo il “metodo” proposto dalla S.C.I. (forse anche in forza del protocollo d’intesa siglato fra non si sa quali e quante ditte) non tiene conto di una serie di aspetti che dovrebbe invece tenere nella debita considerazione il Presidenete Orlando Corsetti e tutti i membri della IX Commissione.
Sono i seguenti.
1 – Il PRIP così come proposto dalla Giunta di Alemanno dimezza quasi del tutto la superficie complessiva espositiva di ca. 320.000 mq. installata a Roma e lo fa da solo, senza cioé ancora i Piani di Localizzazione che nell’affinamento della loro pianificazione (specie nel rispetto delle distanze minime prescritte dal Codice della Strada e dal suo Regolamento di attuazione) porterà ad una ulteriore riduzione della superficie complessiva espositiva.
Ne deriva che si tratterà in tal caso di “tagliare” forse più del 50% degli impianti attualmente installati a Roma (e non il 20% ipotizzato), senza che sia stato ben chiarito sul piano operativo in base a quali criteri si deciderà quali impianti e di quali ditte dovranno essere smantellati del tutto, come ha fatto notare anche Patrizia Douglas.
2 – Per rendere il concetto con un esempio per tutti, ipotizziamo che ci sia una posizione della città in cui il rispettivo Piano di Localizzazione abbia stabilito che debba essere installato un impianto pubblicitario di dimensioni e bifaccialità ben definte e che in quella precisa posizione non ci sia nessun impianto già installato: ne deriva che con il “metodo” proposto dalla S.C.I. vi dovrà essere spostato materialmente uno degli impianti pubblicitari già installati in altro luogo da far comunque salvi, senza però che si sappia bene in base a quale criterio che eviti disparità di trattamento e comuqnue favoritismi a vantaggio maggiore di una certa ditta anziché di tutte le altre.
3 – I bandi costituiscono soltanto la terza fase che é quella finale che si rende assolutamente necessaria per affidare per 10 anni a chi vince ogni volta la gestione degli impianti individuati in modo certo e definitivo sul territorio a seguito della approvazione prima del PRIP e poi dei Piani di Localizzazione, senza i quali non ha alcun senso che vengano indetti, a maggior ragione se per una gestione nemmeno definita come arco di tempo.
Appare al momento più che evidente in conclusione che l’unica strada percorribile é quella che VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori hanno individuato con la loro proposta di modifiche ed integrazioni al PRIP, presentata in Conferenza Stampa il 3 maggio scorso: va redatto ed approvato un PRIP come se su Roma non ci sia nemmeno un impianto, in modo da non essere condizionato da niente, decidendo solo dopo delle Norme Tecniche di Attuazione che prevedano le necessarie “misure di salvaguardia” riguardanti tutti gli impianti pubblicitari esistenti, che vengono così disciplnati in modo preciso, lasciando in vita solo quelli compatibili con il PRIP, che possono rimanere ancora installati sul territorio ma solo fino all’espletamento dei bandi per macroaree.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi