Da una fonte che ha voluto mantenere l’anonimato è stata trasmessa al Circolo Territoriale di Roma di VAS una lettera che il 22 luglio 2013 le ditte pubblicitarie APA, GREGOR, MORETTI, PATEO, PUBLIROMA e SCI hanno trasmesso al Sindaco On. Ignazio Marino, all’Assessore a Roma Produttiva On. Marta Leonori ed al Presidente della IX Commissione Commercio On. Orlando Corsetti, per presentare un loro progetto di bike sharing a titolo gratuito per l’amministrazione comunale.
Si rimette in allegato per opportuna conoscenza.
Progetto di bike sharing a titolo gratuito per l’Amministrazione
Si deve far presente che una richiesta analoga sembra essere stata presentata a dicembre del 2012, forse dalle stesse 6 ditte, alla precedente Giunta Capitolina che la stava per accogliere con apposita deliberazione: l’operazione è poi sfumata a seguito di un comunicato stampa di denuncia (rimesso di seguito in allegato) emanato dall’allora consigliere d’opposizione Athos De Luca il 17 dicembre 2012, vale a dire un giorno prima della programmata approvazione della delibera.
Comunicato Stampa di Athos De Luca
Se fosse stato veramente approvato dalla Giunta Capitolina, un atto del genere avrebbe dovuto annullare contestualmente la precedente delibera n. 284 del 3 agosto 2011 con cui la stessa Giunta aveva deciso di affidare alla “Agenzia Roma Servizi per la Mobilità” un servizio di gestione del Bike Sharing limitato a 70 stazioni, da mettere in atto con il bando pubblicato il 21 novembre del 2011, consentendo a chi se lo fosse aggiudicato di sfruttare 1.500 mq. di spazi pubblicitari.
Quel bando si è arenato dopo che è stato impugnato al TAR del Lazio che ha dato parzialmente ragione alla ditta “SCI” che aveva presentato il ricorso.
La Giunta Capitolina intendeva quindi permettere alle ditte pubblicitarie di gestire lo stesso servizio di Bike Sharing gratuitamente per l’Amministrazione in cambio del rinnovo di tutti i loro impianti pubblicitari per altri 15-20 anni ed addirittura la regolarizzazione per lo stesso periodo di quelli installati abusivamente.
Una delibera del genere avrebbe presentato i seguenti vizi di legittimità.
1 – Avrebbe anzitutto legittimato un metodo secondo cui per assicurare da una parte un servizio di evidente anche se limitata pubblica utilità con solo 70 stazioni (di cui vantare i meriti per le prossime elezioni) non importa più di tanto se dall’altra parte si consentono proroghe e sanatorie non consentite affatto dalla normativa vigente in materia.
2 – Avrebbe favorito soltanto un numero ristretto di ditte pubblicitarie con una evidente disparità di trattamento nei confronti di tutte le altre, escluse anche dalla possibilità di partecipare ad un regolare bando.
3 – Avrebbe costituito un inaccettabile eccesso di potere del tutto indifferente al fatto che il rinnovo già consentito ed ulteriormente prorogato per ben oltre i 5 anni costituisce una violazione del vigente Regolamento che spetta caso mai di modificare esclusivamente al Consiglio Comunale.
4 – Prorogando per un tempo così lungo la permanenza sul territorio di una enorme quantità di impianti pubblicitari che avrebbero dovuto essere per lo più rimossi comunque molto prima, anche se non abusivi, oltre a permettere che la città di Roma rimanga per lunghissimo tempo nel totale degrado in cui già si trova, la Giunta avrebbe condizionato fortemente il Piano Regolatore degli Impianti e dei Mezzi Pubblicitari (PRIP) in modo comunque inammissibile perché avrebbe dato a tutti gli impianti pubblicitari di un numero ristretto di ditte dei presunti “diritti acquisiti” che avrebbero ostacolato in termini giuridici la possibilità di prescriverne invece la rimozione con le stesse norme transitorie di salvaguardia del PRIP.
Le suddette censure valgono a maggior ragione anche e soprattutto ora che si ha la possibilità di avere a riscontro il testo con i termini esatti della proposta, a cui si aggiungono i seguenti ulteriori rilievi.
1 – Rapporti con il PRIP – Appare risibile la motivazione che il “progetto” non costituirebbe un ostacolo al PRIP per il semplice fatto che le ditte che lo propongono non hanno intenzione di installare ulteriori impianti oltre a quelli esistenti. C’è da mettere in evidenza che da un lato il PRIP dovrebbe comunque diminuire e di molto il numero dei cartellini esistenti a Roma e che dall’altro lato spetta a questo strumento di stabilire la posizione esatta sul territorio di ogni futuro impianto pubblicitario: sotto quest’ultimo aspetto basti dire che quasi tutti gli impianti pubblicitari che fanno parte del “riordino” sono stati concessi o autorizzati prima del 1992, prima cioè della entrata in vigore del Codice della Strada e del suo Regolamento di attuazione, rispetto ai quali si sono trovati quasi tutti in violazione delle prescrizioni dettate da entrambi, per cui vengono spesso “spostati” e ricollocati in posizioni non sempre regolari.
2 – La 1° fase del progetto ed il finanziamento delle prime 20 stazioni di Bike Sharing – Si propone il finanziamento da parte delle ditte pubblicitarie in cambio della pubblicità di un numero imprecisato di impianti facenti parte del “riordino”: il bando dell’allora Assessore Visconti prevedeva 1.500 mq. di spazi pubblicitari in cambio del finanziamento di 70 stazioni.
3 – Il ritorno per le aziende pubblicitarie – Viene proposta una durata delle autorizzazioni “proporzionata alla permanenza di tale servizio“, che tradotto in termini pratici significa un illecito rinnovo perpetuo sine die del servizio da un lato e delle autorizzazioni dall’altro lato.
Questi impianti debbono per di più diventare “parte integrante dei piani di localizzazione“, scavalcando il PRIP a cui gli stessi piani debbono essere conformi: viene scopiazzata a tal riguardo la deliberazione n. 116 del 5 aprile 2013 della Giunta di Alemanno.
Vengono citate in modo sempre risibile quanto ignorante della materia “le prescrizioni sempre più incisive che la Soprintendenza [evidentemente comunale] detta a tutela del decoro della città“, trascurando del tutto le Soprintendenze statali competenti per territorio chiamate a garantire la tutela dei vincoli paesaggistici e storico-archeologici e non certo la tutela del decoro di Roma.
4 – Le fasi successive alle prime 20 postazioni – Negli stessi modi suddetti si propone l’aumento delle stazioni di Bike Sharing in proporzione agli impianti pubblicitari da sfruttare come “impianti di servizio-arredo urbano di pubblica utilità“, senza tener conto che dopo l’approvazione dei Piani di Localizzazione si dovrebbe mettere a gara la gestione dei rimanenti impianti pubblicitari (eccezion fatta per quelli concessi in cambio del servizio di Bike Sharing delle prime 20 stazioni) che non potranno quindi essere stornati per concederli in cambio di un servizio di Bike Sharing di stazioni ulteriori oltre le prime 20.
5 – Ulteriore prescrizione a tutela del decoro urbano – Appare ancor più risibile l’area di pertinenza da assegnare ad ogni impianto pubblicitario concesso per il Bike Sharing, perché si ignora del tutto non solo la distanza minima di 25 metri tra un impianto e l’altro prescritta dal Regolamento di attuazione del Codice della Strada, ma anche e soprattutto che PRIP e Piani di Localizzazione debbono stabilire la posizione esatta di ogni impianto sul territorio, per cui non c’è alcun bisogno delle “aree di pertinenza”.
In considerazione di tutto quanto rilevato in precedenza, con nota VAS prot. n. 13 del 17 settembre 2013 che si rimette di seguito in allegato il dott. Rodolfo Bosi ha chiesto di non prendere nella benché minima considerazione la proposta che è stata trasmessa il 22 luglio 2013 per i diversi vizi di legittimità che comporterebbe la sua approvazione.
Nota VAS prot. n. 13 del 17 settembre 2013