L’articolo di Beppe Severgnini, pubblicato con questo titolo il 4 luglio 2015 sul “Corriere della Sera”, ci porta a conoscenza della proposta che verrà discussa proprio oggi dal Parlamento Europeo.
Una monumentale sciocchezza.
Come definire, altrimenti, la proposta di vietare la condivisione delle fotografie di celebri edifici e opere d’arte, in nome della protezione del diritto d’autore?
È difficile crederci, ma di questo discuterà il Parlamento europeo il 9 luglio, in seduta plenaria.
Come si è arrivati a questa delicata follia?
Un’eurodeputata tedesca, Julia Reda, chiedeva che la «libertà di panorama» fosse sancita ufficialmente dalla Ue.
Ma un eurodeputato francese, Jean-Maria Cavada, ha proposto un emendamento che prevede l’autorizzazione del titolare dei diritti d’autore, in caso di utilizzo commerciale della riproduzione.
E i tre gruppi principali (socialisti, popolari, liberali), in commissione, l’hanno sostenuto.
Oggi la «libertà di panorama» esiste in molte parti d’Europa.
Non in Italia, però: il codice Urbani (2004) impone autorizzazioni sui beni culturali storici.
Non in Francia: fotografare la Torre Eiffel di notte pare sia vietato (informare legioni di innamorati e battaglioni di turisti giapponesi).
Ma scattare una foto-ricordo sul decumano di Expo, e caricarla sul profilo Facebook?
Potrebbe violare il diritto d’autore di qualche dozzina d’architetti.
Per pubblicare un’immagine di Buckingham Palace su Instagram dovremo scrivere alla Regina Elisabetta?
L’Europarlamento voterà solo un documento d’indirizzo.
Ma come siamo finiti qui?
Semplice: affrontiamo problemi nuovi con strumenti vecchi.
«Riproduzione di opere d’arte» è un termine che profuma di pellicole, riviste ed enciclopedie; mentre oggi ognuno di noi viaggia con una formidabile fotocamera digitale dentro il telefono.
«Utilizzo commerciale dell’immagine» presuppone qualcuno che vende e qualcuno che compra.
Facebook, Google & C. non vendono e non comprano: fanno soldi su tutti e su tutto (è diverso).
Il Parlamento si appresta a votare, quindi, una misura antistorica, inapplicabile e — diciamolo — ridicola.
Come reagire?
Semplice.
Smettiamo d’andare nelle grandi capitali.
Rinunciamo a visitare le città d’arte.
Basta fotografie davanti ai monumenti e con lo sfondo dei grattacieli.
Tempo una settimana, e verranno a chiedercelo in ginocchio.
Tornate!
Fotografate!
Renzo Piano, Richard Rogers, Norman Foster, siete persone di buon senso: avanti, battete un colpo.
Eiffel, Bernini e Vespasiano non lo possono più fare.