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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

Regioni in rivolta: “Non costruiremo altri inceneritori”

27/08/2015
in Archivi, Governo del territorio, News, Piani territoriali
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Su questo stesso sito il 25 agosto 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Rassegna stampa delle ultime due settimane sugli inceneritori” (https://www.rodolfobosi.it/rassegna-stampa-delle-ultime-due-settimane-sugli-inceneritori/#more-23232)

Completiamo la rassegna stampa con il seguente articolo di Tommaso Rodano, pubblicato con questo titolo il 12 agosto 2015 su “Il Fatto Quotidiano”.

I governatori non lo sanno.

Se lo sanno, fanno finta di non saperlo.

In ogni caso: gli inceneritori del governo non li vogliono.

Un rapido riassunto delle puntate precedenti: come scritto ieri dal Fatto, lo scorso 29 luglio le Regioni hanno ricevuto la bozza di decreto legislativo che attua una delle previsioni dello “Sblocca Italia” di Renzi (approvato a novembre 2014). (vedi proposta di Decreto attuativo della legge 133-2014 ex SbloccaItalia) 

Il testo stabilisce la realizzazione di 12 nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti in 10 Regioni: uno in Piemonte,Veneto, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo,Campania e Puglia, due in Toscana e Sicilia.  

 Immagine.Pianta nuovi inceneritori

Gli inceneritori sono sostanzialmente anti-economici, alternativi alla raccolta differenziata e hanno un impatto ambientale che puntualmente scatena le proteste furiose delle comunità a cui toccherebbe farsene carico.

Infatti – governo Renzi a parte – non li vuole davvero nessuno.   

LA MAGGIOR parte dei presidenti di Regione sostiene di non aver ricevuto o preso visione del documento del 29 luglio. 

Nemmeno i governatori del Partito democratico.   

Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, fa sapere di “non aver ricevuto alcuna comunicazione al riguardo”, ma garantisce che sul suo territorio non sarà costruito nessun inceneritore: “È uno degli impegni che abbiamo preso in campagna elettorale: abbiamo costruito il nostro programma dal basso e gli elettori si sono espressi chiaramente contro la costruzione di impianti di incenerimento”.   

Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, è altrettanto risoluto: “Di inceneritori ne abbiamo uno e ci basta: il termovalorizzatore del Gerbido, alle porte di Torino, brucia quasi 416mila tonnellate di rifiuti l’anno. Non ne sono previsti altri”.   

Rosario Crocetta, governatore siciliano: “Io i termo-valorizzatori non li farò mai. Li vuole Renzi? Il piano sui rifiuti ce lo facciamo da soli”.  

Per Luca Ceriscioli, eletto a fine maggio nelle Marche, un nuovo impianto sarebbe inconcepibile: “Quello di Macerata – spiegano i suoi collaboratori – è stato spento un anno fa proprio perché non ce n’è alcun bisogno. La raccolta differenziata è già al 63 per cento e si avvicina a rapidi passi al 70. Mancherebbero proprio i rifiuti con cui alimentare il termovalorizzatore: non abbiamo spazzatura da bruciare”.   

Anche Enrico Rossi, come i governatori precedenti, è stato eletto nel Pd. 

E nemmeno lui conosce il frutto avvelenato dello Sblocca Italia: “Non sapevo che il decreto prevedesse inceneritori in Toscana, né che da noi debbano essere addirittura due. Non è prevista la costruzione di alcun impianto”.  

Catiuscia Marini (sempre Pd), governatrice dell’Umbria, conosce i piani del governo per la sua Regione, ma non ha nessuna intenzione di autorizzarli: “Non avrebbe senso. Abbiamo una differenziata, in crescita, al 50 per cento, con picchi del 70 a Perugia. Restano solo 100 mila tonnellate da smaltire: troppo poche per giustificare un termovalorizzatore. Il governo lo sa. Magari un impianto in Umbria può servire a smaltire i rifiuti di altre Regioni, ma noi non ci stiamo”. 

L’area individuata, quella di Terni, “ha già seri problemi di inquinamento”, aggiunge il direttore dell’Arpa umbra, Walter Ganapini. (vedi https://www.rodolfobosi.it/inceneritori-morte/#more-23312)

Pure la Campania di Vincenzo De Luca dice no. 

Dal suo staff arriva una risposta netta: per costruire un termovalorizzatore a trazione secca servono almeno quattro anni. 

Tra quattro anni, secondo le stime, ci saranno 700mila tonnellate di rifiuti da smaltire. 

Per questa cifra basta l’impianto di Acerra: non ce ne vuole un altro. 

La previsione del governo è basata su dati superati, numeri vecchi.

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