Con deliberazione della Giunta Comunale n. 315 del 15.10.2008 (sotto allegata) la Giunta Comunale di Alemanno aveva approvato l’invito pubblico per l’individuazione di nuovi Ambiti di riserva a trasformabilità vincolata con la quale si prospettava l’edificazione di vaste porzioni di Agro romano non edificabili in base al P.R.G. vigente: il Comune ha così invitato chi possedeva terreni agricoli a farsi avanti per realizzare insediamenti in minima parte destinati ad housing sociale (case ad affitto concordato) e per ottenere in cambio concessioni edilizie per tantissima edilizia privata a prezzi di mercato.
In risposta all’invito nel marzo del 2009 erano pervenute all’Amministrazione 334 proposte dai privati, 167 delle quali nel giugno del 2012 sono state ritenute ammissibili in base ai requisiti fissati dal medesimo invito dalla Commissione di valutazione appositamente istituita nel 2009: ciò avrebbe consentito la nuova urbanizzazione di 2.381,5 ettari di suolo non destinato all’edificazione dal P.R.G. vigente e ricadenti nell’Agro Romano per circa 1.700 ettari.
A giudizio della sezione Lazio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) la delibera aveva spalancato le porte alle attese di rendita da parte dei proprietari di aree e avrebbe provocato, secondo i risultati del bando e delle relative graduatorie rese note nel maggio 2012, l’edificazione di oltre 7,2 milioni di mq (pari a 23 milioni di mc.) stravolgendo l’intero impalcato del P.R.G..
Confermando la sua volontà di non cementificare l’Agro Romano, il Sindaco Ignazio Marino il 2 agosto ha riunito la Giunta che ha deciso di revocare la delibera n. n. 315 del 15.10.2008.
Il Sindaco ha subito dopo spiegato questa importante scelta urbanistica nel modo seguente: “Non ho intenzione di fare nessuna polemica ma i requisiti del bando erano molto ampi: la partecipazione di un privato era facilitata dal fatto che l’area poteva essere nell’Agro Romano e avere una fermata o di Ferrovie dello Stato o di un autobus o della metro a 2,5km di distanza. È chiaro che, con un parametro così ampio il limite nella scelta delle aree era molto basso. Di queste 167 proposte che veniva approvate, infatti, 118 avrebbero cancellato l’Agro romano per un equivalente di 1.700 ettari. Noi oggi abbiamo voluto tenere fede a quella promessa che avevamo fatto a chi ci ha votato e cioè di non porre altro cemento nell’Agro romano ma di procedere ad una visione completamente diversa e cioè valorizzare il già edificato che esiste all’interno del G.R.A.: più di cento siti che possono essere sottoposti a rigenerazione e riqualificazione urbana e che riteniamo possano rispondere, sia per nuove edificazioni sia per housing sociale sia per altri scopi molto più appropriatamente alle esigenze dei romani e delle romane. È evidente che se rigeneriamo, facendo ad esempio un tessuto urbano come depositi ATAC che venissero nei prossimi mesi alienati e usati a scopo di rigenerazione e riqualificazione urbana, avremmo delle aree dove esistono scuole e servizi. Dunque l’opposto di occupare nuovo agro romano e non avere le infrastrutture che rendono buona la vita delle persone. Con la delibera di oggi abbiamo ritenuto revocare quel provvedimento. Questo, però, non é contro una politica di sviluppo edilizio nella nostra città ma va nella direzione di tanti, cento, mille cantieri dentro il G.R.A. e di incentivare chi fa impresa edile in questa città”.
Con questa scelta l’Amministrazione comunale sancisce dunque che l’obiettivo di dare una risposta alle richieste di alloggi sociali deve essere perseguita, prioritariamente utilizzando il patrimonio immobiliare esistente, e rendendo edificabili aree in zone già urbanizzate.
Categoria: Governo del territorio, Urbanistica, edilizia