Articolo pubblicato il 2 febbraio 2015 su “La Repubblica.it”.
Impiegare i nomadi nella raccolta differenziata dei rifiuti e dei materiali in disuso abbandonati in città.
È la proposta dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Francesca Danese, idea nata con lo scopo di favorire l’integrazione.
Francesca Danese
Danese ne ha parlato con l’agenzia di stampa Dire al termine di una visita, qualche giorno fa, alla struttura “Best House rom”, il centro d’accoglienza in via Visso che ospita 288 rom di cui circa 150 minori, in una struttura senza finestre.
Danese ha spiegato che “c’è un problema di riconciliazione con la città” perché “li accusano di essere quelli che vanno rubare“: di fronte a questa situazione “dobbiamo fare un lavoro diverso, ridisegnare le politiche dell’accoglienza, parlare con le persone, vedere quali sono i loro bisogni“.
Ciò detto, “sto facendo un lavoro che riguarda le loro competenze e abilità: loro sono molto bravi nel recuperare nei quartieri i rifiuti e i materiali in disuso – ha detto l’assessore – sarebbe importante, e questa cosa era già passata in commissione politiche sociali, riuscire a dare la possibilità di fare un lavoro per la comunità e per la città di Roma, prendendo questi rifiuti e selezionandoli“. In questo modo, ha precisato l’assessore Danese, “diamo una possibilità di inserimento lavorativo diverso. In alcune zone si parla di roghi tossici, e allora troviamo un modo per far sì che i rifiuti che loro riescono a raccogliere e differenziare possano far nascere soluzioni che diano la possibilità di trovare anche un lavoro“.
Una proposta, però, che ha suscitato la polemica dell’opposizione.
“L’assessore Danese si improvvisa talent scout e vorrebbe legalizzare il rovistaggio – attacca Pietro Di Paolo, capogruppo NCD della Regione Lazio – Non sapremmo in quale altro modo intendere la bizzarra idea di utilizzare i rom per la raccolta differenziata: come è noto la capacità di selezionare i rifiuti da parte dei nomadi deriva proprio dall’arte di rovistare nei cassonetti, attività venuta meno solo con la graduale eliminazione dei cassonetti nei quartieri in cui è partita la raccolta dei rifiuti porta a porta“.
Ironico il commento di Alfio Marchini: “Siamo su scherzi a parte?“
Polemiche che hanno costretto l’assessore Danese a chiarire meglio le sue parole.
“Le mie dichiarazion i– spiega Danese – risalgono a una settimana fa quando ho visitato la Best House Rom.
Sono dichiarazioni che non alludono ad alcuna delibera, ma è doveroso che l’Assessorato alle Politiche sociali immagini percorsi di integrazione che passino per l’inserimento al lavoro e l’emersione di quante più persone dalla marginalità e da quelle zone d’ombra dove è più forte la contaminazione con i circuiti criminali.
Ciascun percorso di integrazione deve valorizzare le competenze, le abilità, i saperi e deve pretendere legalità da ciascuno degli attori.
Per questo, tra mille altre azioni, ho immaginato che si potessero combattere rovistaggio e roghi tossici anche costruendo filiere di recupero, riuso e riciclaggio che possano allontanare quante più persone, ad esempio, dai circuiti della ricettazione. Purtroppo, per alcuni esponenti politici, l’avversione alle politiche di accoglienza, il razzismo e l’attaccamento a costosi ghetti sono più forti della solidarietà e dell’amore per questa città“.
Intanto, Opera Nomadi fa sapere che “quello di usare i rom per la raccolta dei rifiuti un nostro progetto storico, che è stato già portato a Roma nel 2006 dopo la prima proposta nel 1990 con la prima cooperativa dei rom, concretamente attuato solo otto anni dopo nel XII municipio.
Non solo siamo favorevoli, ma rivendichiamo la primogenitura della proposta“.