Articolo di Tommaso Tautonico pubblicato il 15 dicembre 2014 su htpp://www.alternativasostenibile.it.
Tommaso Tautonico
Mai più disastri ambientali impuniti.
Terra dei fuochi, Marghera, Taranto, Gela, Eternit, Valle del Sacco, Quirra: l’Italia non può più attendere.
Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e – ad ora sostanzialmente impunite – attività dell’ecomafia e della criminalità ambientale.
Un cartello di 25 sigle (tra associazioni di cittadini, di studenti, di categoria e comitati), promosso da Legambiente e Libera, lancia l’appello al Senato indirizzato al Presidente Pietro Grasso e ai Presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, per mettere finalmente un freno a un’attività criminale che con 30 mila reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana. Oggi, infatti, chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l”ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno, come capita molto spesso, in prescrizione.
Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento, né tantomeno quello di disastro ambientale.
Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi.
Oggi, finalmente, possiamo dare una svolta a questa situazione: nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo.
Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche.
Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura.
“Serve un ultimo sforzo, perché non c’è più tempo da perdere.
In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese“, hanno dichiarato i primi firmatari dell’appello:
Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente – Luigi Ciotti, presidente Libera – Vincenzo Vizioli, presidente Aiab – Fulvio Aurora, segretario AIEA, Associazione italiana esposti amianto – Francesca Chiavacci, presidente Arci – Dino Scanavino, presidente Cia, Confederazione italiana agricoltori – Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti – Natale Belosi, coordinatore comitato scientifico Ecoistituto di Faenza – Andrea Carandini, presidente Fai, Fondo Ambiente Italia – Filippo Brandolini, presidente Federambiente – Forum italiano dei movimenti per l’acqua – Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma (GCR) – Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia – Gianluca Felicetti, presidente Lav – Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club – Link Coordinamento Universitario – Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu – Roberto Romizi, presidente Medici per l’ambiente, Isde Italia – Piergiorgio Duca, presidente Medicina Democratica – Rete della Conoscenza – Beniamino Ginatempo, presidente Rifiuti Zero Sicilia – Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano – Unione degli Studenti – Donatella Bianchi, presidente WWF Italia – Rossano Ercolini, presidente Zero Waste Italy
L’appello si può firmare su Change.org ai seguenti indirizzi:
www.change.org/legambiente-ecoreati
www.riparteilfuturo.it/delittiambientali