(ANSA del 7 luglio 2015, ore 10:50) – Robotici, senza autista e elettrici: ‘basterebbe’ una flotta di taxi così fatta per avere, nel 2030, una riduzione delle emissioni di gas serra pari al 94% per ogni 1,5 chilometri, per ogni veicolo.
È quanto prevede lo scenario ipotizzato, per gli Stati Uniti, dai ricercatori guidati da Jeffery Greenblatt, del Lawrence Berkeley National Laboratory della California.
Uno scenario che si fa sempre più reale, dal momento che sempre più aziende stanno esplorando nuove soluzioni per realizzare veicoli auto-guidati e Google ha annunciato per il 2017 la presentazione di un veicolo senza autista.
Il modello ipotizzato, descritto sulla rivista Nature Climate Change, mette insieme il potenziale impatto di queste flotte sulle emissioni dei trasporti Usa, sulla base dell’intensità dei gas serra della benzina ed elettricità avuti nel 2014, facendo una previsione per il 2030.
Si è così stimato che passando ai taxi senza autista si risparmierebbero, per ogni veicolo, dall’87% al 94% delle emissioni, e dal 63% all’82% per quelli ibridi.
Il che porterebbe meno emissioni dalla produzione di elettricità, veicoli di taglie più piccole (si sta lavorando su macchine anche per un singolo passeggero), distanze maggiori percorse e un minor consumo di olio.
I ricercatori hanno fatto anche un’analisi economica di questa flotta di taxi: sulle distanze più brevi queste auto nel 2030 sarebbero ancora più costose di quelle a benzina, ma con una media compresa fra 65.000 e 112.000 chilometri l’anno, quante ne percorre in media un taxi negli Usa, allora i taxi elettrici diventano i più convenienti.
”L’opzione più ‘verde’ – commenta Greenblatt – in questo caso è anche quella più economica”, non solo per la maggior efficienza energetica, ma anche perché non necessita di autista.
Si è inoltre calcolato che se nel 2030 il 5% dei veicoli venduti (800.000) fossero taxi autoguidati, si risparmierebbero 7 milioni di barili di petrolio l’anno e verrebbero emesse 2,4 tonnellate in meno di anidride carbonica.